Those Lies and Deceits

Harry Potter
Personaggi: ,
Rating: Giallo
Genere: Commedia
Numero Capitoli: 4 / ?
Introduzione: Quando un temporale la vede costretta a rimanere in una casa da cui Ginevra vorrebbe solo fuggire, l'amore per i figli diverrà la sua unica certezza.
05, Tregue


L'avrebbe schiantato all'istante se solo avesse avuto una bacchetta a portata di mano. Unicamente per il sadico gusto di vedere quel ghigno molto stile-Malfoy scomparire da quei lineamenti così assurdamente angelici. Da quando l'aveva conosciuto, si era sempre domandata se una persona potesse essere davvero così diversa da come appariva ad un primo sguardo. Draco Malfoy ne era sicuramente un esempio lampante.

Quando giunse nel grande salone, Ellie ed Adrian sollevarono gli sguardi nella sua direzione: la bambina, sorridente, continuava a tenere tra le mani il regalo del padre, mentre il bambino mantenne un'espressione corrucciata e di sfida fino a quando non intravide il volto della madre.

“Mamma,” Prese a dire Ellie, puntellando le mani contro lo schienale del divano. “Sei arrabbiata.”

Nel sentire il tono preoccupato della bambina, Ginevra tentò di addolcire la propria espressione. “No, tesoro. O forse sì, ma non con voi.” Disse, accarezzandole la testa con una mano. Visibilmente sollevato, Adrian tornò a rilassarsi contro il divano.

“Il regalo di papà non ti è piaciuto?” Domandò Ellie con uno sguardo talmente innocente che Ginevra le cedette un sorriso.

“Beh. I gusti di papà sono un po' cambiati dall'ultima volta che mi ha fatto un regalo.” E quello – pensò – era maledettamente vero.

“Il mio mi piace moltissimo!” Esclamò la bambina, mostrando il libro alla madre che – arresasi – sedette sul divano di fianco a lei. Ginevra si voltò infine a guardare il figlio, che – notato lo sguardo di lei – assunse un'aria imbronciata.

“Adrian.” Sospirò Ginevra. “Non ho detto che non puoi tenere quella scopa. Vorrei solo che tu aspettassi un po' prima di usarla.”

“Io sono in grado di usarla.” Sbottò il bambino.

“No, non lo sei.” Disse posando una mano sul divano per richiamare il figlio accanto a sé. Adrian sospirò, ma andò ad accucciarsi accanto a lei. “Devi sapere che anche tuo padre cadde la prima volta che montò su una scopa.”

Gli occhi del bambino si ingrandirono. “Davvero?”

“Davvero.” Asserì la donna, sorridendo soddisfatta. “Mentre per quanto tu lo reputi impossibile, a me non successe.”

L'espressione di Adrian divenne ancora più meravigliata.

“Tua madre era la miglior cacciatrice di tutta Hogwarts.” La voce di Draco catturò i loro sguardi, mentre l'uomo fece il proprio ingresso nella sala. Il volto di Ginevra si rabbuiò, mentre i figli sembrarono deliziati dall'attenzione che – quel giorno – il padre dedicava loro.

“Mamma una cacciatrice?”

“Perché quel tono sorpreso?” Domandò la donna, dando un leggero strizzotto al fianco del bambino. Adrian rise, parandosi dalle mani della madre. “Hai mai giocato contro la mamma?” Domandò, rivolto al padre.

Draco fece un cenno d'assenso con il capo. “Certo,” Sbuffò. “I tornei di Quidditch che vedevano i Serpeverde contro i Griffondoro erano i più seguiti in assoluto. Vostra madre era un osso duro da battere.”

“E lo zio Har-ry?” Domandò Ellie, mettendo tutta se stessa nella pronuncia del nome.

“Era un pappamo-”

“Vostro zio era in gamba. Ha soffiato spesso il Boccino d'Oro da sotto il naso di vostro padre.” Lo precedette Ginevra, mentre Draco sbuffò irritato.

Il volto di Adrian si illuminò. “Mamma! Potrebbe insegnarmi lo zio Harry ad andare su una scopa!”

Colta alla sprovvista da quella possibilità, Ginevra tentò di parlare “Ecco, non-”

“No, figliolo.” La risposta risoluta di Draco attrasse tutti gli sguardi su di lui. “Non puoi- non puoi sempre disturbare Potter.” Disse infine, allontanandosi.

Adrian si agitò sul divano, voltandosi a guardare la madre con un'espressione di puro dolore. “Papà si è arrabbiato.”

“No, tesoro. Credo che – ecco, credo che papà voglia insegnarti senza che lo faccia qualcun'altro.” Notando lo sguardo del figlio, Ginevra gli pizzicò una guancia. “Faremo così. Quando sarai con papà imparerai da lui. A Londra, chiederemo allo zio Harry di darti lezioni. Non dobbiamo dirlo a tuo padre, sennò il suo orgoglio non potrebbe reggere più di tanto.”

“Questo vuol dire che posso tenere la scopa?” Domandò il bambino con tono speranzoso.

Combattuta, Ginevra si arrese. “Suppongo di sì.” Con un balzo, Adrian abbracciò la madre. “Posso dirlo a papà?”

Ginevra arruffò la capigliatura del figlio. “Forse è bene che lo lasciate un po' riposare. Stasera a cena sono sicura che sarà di umore migliore.”

**


Per quanto fosse ingannevole il suo aspetto, il carattere di Draco era rimasto piuttosto prevedibile agli occhi di Ginevra. Difatti, come aveva ipotizzato lei stessa, quella sera il mago fu visibilmente di buon umore; per un motivo – pensò la donna – che lei non condivideva.

“Papà,” Prese a dire Ellie, pasticciando con la torta al cioccolato di fronte a lei. “Non ti senti solo a cenare in un tavolo così grande?” Il tavolo a cui si riferiva la piccola Malfoy era lungo poco più di una quindicina di metri, ad un lato del quale avevano preso posto Malfoy, Ginevra ed i due bambini.

“A volte,” Le rispose il padre. “Ma il più delle occasioni sono in compagnia.”

Lo sguardo che gli rivolse Ginevra fu sufficientemente eloquente. “Generalmente, i miei patner in affari amano venire a stipulare accordi in campagna.”

“Cosa sono gli affari, papà?” Domandò la bambina, osservando il padre con forte interesse. Adrian sbuffò, puntando la forchetta contro la sorella dal lato opposto del tavolo.

“Smettila di fare domande stupide, Ellie. È chiaro che non puoi capire certe cose.”

“Non puoi capirle nemmeno tu.” Senteziò Ginevra, mentre il bambino tornò ad afferrare una fetta di dolce dal carrello al suo fianco, borbottando tra sé e sé.

“Vostra madre ha ragione,” Disse Draco. “Non sono cose che bambini come voi devono sapere.”

Ellie osservò il padre ed infine la madre. “Anche tu e mamma avete avuto degli affari?” A quelle parole, Ginevra tossì, sentendo il dolce raschiarle il profondo della gola. Draco, da parte sua, rimase con la forchetta a metà strada tra il piatto e la bocca.

“Beh, Ellie, non-” Tentò di dire la donna.

“Adrian mi ha detto che mamma e papà hanno avuto un affare quando sono nata. Ed anche quando è nato lui.” Spiegò la bambina, puntando il fratello. Adrian sbottò un taci a denti stretti, cercando di eludere lo sguardo inquisitore dei genitori.

“No, ecco,” Si giustificò. “A noi l'ha detto lo zio Ron.”

“Lo zio RON?” Domandò Ginevra, rossa in volto.

“E cosa vi avrebbe detto nell'esattezza, sentiamo.” Disse Draco, incuriosito. Notando il tono conciliante del padre, Adrian spiegò. “Beh, lo zio Ron ha sempre detto che papà aveva fiuto per gli affari e che uno dei suoi più grandi affari è stata la mamma.”

“Ah, sì?” Esclamò Ginny, molto più interessata a quella versione dei fatti. Il bambino annuì e continuò. “Ha detto che gli affari tra mamma e papà sono andati a buon fine perché siamo nati noi e lui ci considera tra i suoi nipoti preferiti.”

“Non mi dire.” Fischiò Draco, guadagnando uno sguardo truce dalla maga. “Così abbiamo chiesto allo zio Ron che tipo di affari avete fatto per farci nascere, ma-”

“Ma?” Incalzò Ginevra con un vago terrore.

“Ma ha detto che non possiamo saperlo.” Concluse Adrian.

Draco scrollò le spalle, ridendo. “Tipico del Re Weasley dare queste risposte evasive.”

“E meno male le ha date.” Sbottò Ginevra.

“Come avete fatto, mamma?” La voce della piccola Malfoy suonò come un campanello di allarme agli orecchi della madre.

“Beh, ecco, tesoro, non-”

“Abbiamo fatto un accordo.” Proferì Draco, guardando la bambina. “A tavolino, esattamente come noi adesso, abbiamo deciso di avere tuo fratello e poi te.”

Adrian osservò il padre scettico, poiché la sua versione dei fatti era senza dubbio differente, sempre soffrendo di lacune che non era in grado di colmare; Ellie – invece – osservò il padre soddisfatta. “Io vorrei tanto una sorellina,” Disse la bambina spiazzando il trio. “Pensi che si possa fare qualcosa, adesso, a questo tavolo?”

Draco scoppiò a ridere, mentre Ginevra assunse un colorito violaceo. “Tesoro,” Incalzò. “Ecco, non è così facile come può sembrare. Ci vuole il momento giusto e tante altre cose.” La bambina apparve delusa.

Adrian sbuffò. “Sei proprio sciocca, Ellie. Mamma e papà non stanno più insieme.” Quell'affermazione gelò l'aria della stanza, mentre gli occhi della sorella si annacquarono di lacrime. Sospirando, Ginevra prese a massaggiare la schiena della figlia con movimenti concentrici, mentre quest'ultima prese a singhiozzare. “Adrian.” Tuonò, severa.

“Ma è vero!” Si difese il bambino, rivolgendo lo sguardo al padre.

“Non del tutto.” Disse Draco, posando il tovagliolo sul tavolo. “Presto verrete a vivere qua.”

Ginevra gli rivolse uno sguardo infuocato. “Draco, ne abbiamo già parlato. Non è ancora deciso niente.”

“Davvero, mamma?” La bambina sollevò il volto in direzione della madre, sgranando uno sguardo luccicante ed un po' appannato.

Adrian si portò in piedi, scostando la sedia dal tavolino. “Sul serio?” Esclamò entusiasta. Ginevra aprì bocca, senza tuttavia proferire parola. Non aveva visto quell'espressione sul volto di Adrian per molto tempo.

“Io non-”

“Vostra madre sta ponderando la decisione.” Le venne in aiuto Draco. “Avremmo voluto dirvi tutto una volta che la decisione era stata presa, ma non è stato possibile evitare l'argomento.”

Ginevra fumò mentalmente di rabbia. Aveva ben compreso che quella rivelazione a ciel sereno era stata tutta una tattica escogitata da Draco per mettere i loro figli in mezzo alla sua decisione, usandoli come arma a proprio vantaggio. Se avesse rifiutato, non solo Draco avrebbe sguinzagliato i migliori avvocati, ma avrebbe avuto anche il benestare di Adrian. C'erano elevate possibilità – invece – che Ellie fosse rimasta a lei, in quanto sempre piccola e bisognosa di una madre a tempo pieno, ma Ginevra non aveva intenzione di far vivere i due fratelli l'uno lontano dall'altra.

Per quanto detestasse ammetterlo, si sentiva messa in un angolo. A dimostrazione che il suo ragionamento era più che corretto, Draco le rivolse un sorriso obliquo, quasi di sfida. Sapeva perfettamente della sua incapacità di resistere ai figli, del dolore che avrebbe recato loro nel deluderli.

Bastardo, sbottò alla fine dei suoi pensieri.

“Bene, bambini.” Disse Draco, fingendo un colpo di tosse. “E' ora che andiate a dormire.”

Sia Adrian che Ellie protestarono vivacemente a quella notizia, ma il padre fu irremovibile. “Domani sarà una giornata estremamente impegnativa.”

I bambini si azzittirono, mentre Ginevra aggrottò la fronte. “E perché?” Domandò. “Non vedo cosa ci sia di impegnativo nel trascorrere delle giornate con questa pioggia.”

Draco le sorrise, compassionevole. “Domani sarà indetto un grande ricevimento. Sono invitati gran parte dei patner europei della Malfoy Corporation con le rispettive famiglie. Vorrei presentare i miei figli,” Disse, osservando il sorriso di Ellie divenire gigante. “Nonché la mia incantevole moglie.”

Ginevra si ritrasse, sbalordita. “Perché hai parlato di questo evento solo stasera?”

“Papà, papà!” Esclamò Ellie, raggiungendo la sedia del padre, chiedendo platealmente di essere presa in braccio. Draco la sollevò, facendola accomodare sulle proprie ginocchia. “Papà, davvero possiamo venire anche noi alla festa?”

Draco annuì, accarezzando i capelli della figlia. “Ho fatto prendere da Miss DuPois i migliori vestiti; potrai sceglierli tu stessa assieme alla mamma. E lo stesso farà Adrian. Voglio che siate perfetti, educati, degni Malfoy. È per questo che dovete andare subito a letto. Miss DuPois!” La donna si avvicinò alla tavola, prendendo la bambina tra le braccia. Adrian scese dalla sedia e seguì la governante al piano superiore.

Rimasti soli, Ginevra attirò l'attenzione del marito con un colpo secco di tosse. “Cos'è questa storia? Se non ti conoscessi direi che questo brutto tempo è tutta una tua macchinazione per rilegarci nello Yorkshire e guarda caso, adesso sappiamo di questo ricevimento. Ho come l'impressione che tu abbia programmato tutto dall'inizio.”

“Ginevra,” Esordì Draco, brandendo un bicchiere di vino. “Non potrei arrivare a tanto.”

“No, hai ragione. Diciamo che il maltempo è stato un punto a tuo favore. Adesso, sto iniziando a capire l'insistenza di ospitare i bambini, hai perfino fatto in modo che anche io rimanessi bloccata in questa casa fino al giorno del ricevimento. E questo perché? Per dare il senso di una famiglia unita che non esiste più. I tuoi partner conoscono questo tuo lato meschino?”

L'uomo posò il calice, lasciando oscillare il vino al suo interno. “Non una parola di più, Ginevra.”

“Non è forse vero? Hai intenzione di servirti dei tuoi figli per migliorare i tuoi affari? Beh, sappi che non ho nessuna intenzione di lasciartelo fare.”

Draco colpì il tavolo con un pugno chiuso; Ginevra si trattenne dal sobbalzare di fronte a quel gesto violento. Non aveva mai ceduto ai capricci del consorte e non intendeva farlo in quel momento. Tuttavia, comprese che le sue parole avevano toccato un fondo di verità.

“Domani ci saranno sia uomini d'affari che politici di un certo rilievo. I bambini prenderanno parte al buffet e tu sarai con loro.”

“Vuoi scherzare?” Una smorfia si dipinse sul volto di Ginevra. “Non ho nessuna inten- e soprattutto non ho il vestito adatto.”

“Ce l'hai,” Disse Draco, posando le mani sui braccioli della sedia e portandosi in piedi. Con un gesto fluido porse la propria mano alla donna. “L'ho scelto personalmente.” Disse, sorridendo malevolo. Ginevra osservò dapprima l'arto propeso dell'uomo ed infine spostò il suo sguardo sul volto di lui. Immaginando i pensieri della donna, Draco le afferrò un polso senza alcuna cerimonia. “Domani avrò tutto il tempo per mostrartelo.” Rise. “Adesso, credo che sia tempo anche per noi di dormire.”

Ginevra spalancò lo sguardo, realizzando ciò che inizialmente aveva sospettato. Fece per strapparsi dalla presa dell'uomo, ma non vi riuscì. “Allora, buonanotte. Conosco la strada per la mia cam-”

“Non la conosci.” Sorrise Draco, compiaciuto nel notare tale reazione della donna. “Credimi.”

“Non-non ho intenzione di dividere la camera con te.” Balbettò Ginevra. “Non finché non avrò preso una decisione.”

“Mi dispiace, ma non credo che sarà possibile. La stanza per gli ospiti è stata preparata in vista di domani ed ormai Miss DuPois avrà spostato i tuoi bagagli già da molto tempo. Credo che per stasera ti convenga rinunciare.”

Ginevra strattonò il braccio con violenza, diretta verso la porta della sala. Quando Draco le passò accanto compiaciuto, la donna gli rivolse uno sguardo colmo di disprezzo. Senza proferire parola lo seguì su per la tromba delle scale e lungo il corridoio sulla quale si affacciavano numerose stanze. Si mordicchiò il labbro, pensando alle diverse possibilità che le venivano precluse. Quando l'uomo si bloccò, Ginevra fece altrettanto, trattenendo a stento il proprio respiro. Con uno scatto metallico la porta si aprì e l'oscurità inondò la sua visuale; di fronte a lei, Draco sussurrò poche parole, sufficienti per illuminare l'intera stanza. Il letto a baldacchino, la tappezzeria, ogni singolo particolare che era visibile di quella camera era stato frutto di lunghe e meticolose ricerche; si meravigliò di come tutto fosse rimasto intatto, come Draco non avesse apportato modifiche all'arredamento della camera. Trovò divertente l'idea di fargli notare quel particolare, ma la situazione che doveva affrontare richiedeva tutta la sua attenzione. Quando notò il primo bottone della camicia di Draco venir meno, sbiancò in volto.

Notando l'agitazione della moglie, Draco ghignò. “Qualcosa non va?”

“Qualcos-? Tutto non va! A partire da questa situazione! Dovrei avere una camera ed un letto tutto mio.”

“Te l'ho già detto.” Disse, avvicinandosi a lei. Ginevrà fissò la base del suo collo, laddove il primo bottone lasciava intravedere un lembo di petto. Non voleva dargli la soddisfazione di leggere il suo sguardo. “E poi, potrebbe essere una buona occasione per ricordare ciò che andresti perdendo.”

A quelle parole, Ginevra sollevò gli occhi, incontrando l'espressione soddisfatta di lui. “Inoltre, non dovresti vergognarti.” Riprese a dire l'uomo, accostandosi alla sponda del letto. “Ho già visto tutto.” Concluse, facendo scivolare lo sguardo lungo il corpo di Ginevra. Stizzita, la maga attraversò a grandi falcate la camera, afferrò quella che doveva essere la sua vestaglia da camera e si rinchiuse nel bagno. Rimasta sola, aprì l'acqua del lavandino e si sciacquò il viso, lasciando le gocce libere di scenderle nell'incavo del collo. La stava provocando come se a lei interessasse essere provocata. Conosceva Draco, sapeva quanto divertimento si nascondesse dietro i suoi comportamenti. Sospirò, sedendo a bordo vasca. La rabbia le aveva fatto dimenticare tutti gli eventi che l'avevano travolta, a partire dal ricatto che senza mezze parole Draco le aveva fatto. Che centrasse il prestigio della famiglia? Che quel ricevimento fosse un modo per dimostrare al mondo che il grande Draco Malfoy non poteva essere lasciato, semmai poteva lasciare? Era certa che – come padre – non avrebbe mai fatto un torto ai propri figli, ma alla propria moglie sì. Vendetta, rivendicazione. Non lo sapeva, ma era evidente che Draco stava solo giocando. A cosa – sinceramente – non lo sapeva. Si spogliò ed indossò la propria veste da camera, stringendo saldamente la cintura di seta alla vita. Un sorriso le incurvò le labbra: se Draco aveva intenzione di divertirsi, lei avrebbe fatto altrettanto. Di lì a poco, Draco Malfoy si sarebbe pentito del guanto di sfida che le aveva lanciato.

**


Quando si sedette sul bordo del letto, quest'ultimo si inclinò sotto al suo peso. Dopo di lei, Draco si era chiuso la porta del bagno alle spalle, non prima di averle lanciato uno sguardo colmo di provocazione. Sentendosi improvvisamente denudata, Ginevra si strinse le braccia al petto, domandandosi se il suo piano non avrebbe contribuito a peggiorare la situazione. Senza attendere il ritorno dell'uomo, la giovane Weasley afferrò i lembi delle coperte e lasciò che queste le scivolassero fin sopra le spalle. Pressando la propria tempia contro al cuscino, finse disinteresse di fronte alla porta del bagno che tornava nuovamente ad aprirsi ed il leggero spostamento del letto - segno che Draco si era appena seduto sul bordo opposto. E di nuovo, impiegò tutto il suo coraggio nel rimanere immobile quando Draco fu palesemente disteso di fianco a lei.

“Non sei stata mai granché brava nel fingere.” Affermò l'uomo, mentre con il gomito puntellato contro al cuscino aveva preso a guardare la donna.

“Non sto dormendo, se è questo che vai alludendo.” Sbottò Ginevra, assestandosi le coperte ben sotto al mento.

“Non credo ci riusciresti.” Draco sorrise, scostandole il lenzuolo da sopra le spalle. Per tutta risposta, Ginevra afferrò nuovamente la coperta, portandosela nuovamente all'altezza del mento. Deluso da quella reazione, Draco si portò supino, incrociando le braccia dietro alla nuca.

“Non credevo di farti ancora tutto questo effetto.” Sorrise, osservando con la coda dell'occhio uno spostamento delle coperte di fianco a lui. Ginevra si era voltata nella sua direzione, tenendo le coperte strette a sé, guardandolo con uno sguardo inquisitore. “Nessun effetto. Anzi-” Con un gesto veloce, la donna si portò a sedere ed infine si sporse sulla figura distesa di lui, puntellando le mani ai lati della testa di Draco ed avvicinando pericolosamente le sue labbra a quelle dell'uomo. “Anche a questa distanza, non sento niente.”

“O fai finta di non sentirlo.” Aggiunse Draco, tentando di non mostrare in alcun modo la sorpresa che stava vivendo.

Sbuffando, Ginevra tentò di tornare tra le coperte, ma la mano di Draco si serrò attorno al suo polso, impedendole qualsiasi tipo di movimento. Senza chiederle alcun permesso, l'attirò a sé, lasciandola esterrefatta, premuta contro al suo petto. “Una volta non era così.” Disse Draco. “Una volta non dovevo forzarti a fare niente.”

Cacciando il senso di colpa insensato che provò, Ginevra serrò lo sguardo. “Una volta era diverso. Era diverso perché non ero stata tradita.”

“Ancora con questa storia?” Domandò Draco, lasciandola andare. “Credevo di averti spiegato come andarono realmente le cose.”

Rimanendo seduta sul letto, Ginevra gli rivolse uno sguardo sprezzante. “Ti ho visto nel nostro letto, anzi, in questo letto assieme ad un'altra donna. Cosa devo capire? Sotto allo stesso tetto dei tuoi figli. Mi domando come ancora tu riesca a non vergognarti.”

“Non è qualcosa di cui vado fiero, ma non è nemmeno qualcosa che ho fatto per mio volere.”

Ginevra si voltò, stringendo le lenzuola sul suo grembo fino a farsi del male. “E' inutile che tu continui a difenderti in questo modo. Non ho più alcun interesse nel sapere la verità. E' un treno che ho perso, ormai.” Detto ciò, tornò nuovamente a sdraiarsi, dando le spalle all'uomo. Draco osservò i capelli della moglie, alcuni dei quali rimasero appesi alle sue spalle, altri che spiccavano vermigli contro il bianco della federa. Senza pensare alle problematiche di fondo, senza alcun tipo di spiegazione logica, Draco si mosse verso di lei, facendo passare un braccio sotto alle coperte, cingendole la vita. La reazione della donna non tardò ad arrivare, tanto che il corpo di Ginevra si fece improvvisamente rigido. “Cosa-?”

“Ascolta. Domani vorrei che almeno per un giorno tu dimenticassi i nostri conflitti. E' un evento molto importante, ci sono in gioco diversi affari legati alla società e vorrei che andassero a buon fine. Vorrei che tu mi fossi vicina con i tuoi consigli. Esattamente come un tempo. Mi conosci e sai quanto mi stia costando tutto questo discorso. Non lo direi mai, se non ci credessi davvero.”

Ginevra rimase in silenzio, percependo il soffio caldo del respiro di Draco tra i suoi capelli, senza contare quella mano che se ne stava là, attorno alla sua vita. Stava combattendo una lotta interna senza esclusione di colpi: una parte di lei avrebbe voluto respingerlo, prendersi le sue rivincite ed abbandonare quella casa assieme ad i suoi figli; l'altra se stessa era rimasta sorpresa della confessione di Draco, così a cuore aperto, così apparentemente sincera. Sospirando, prese la sua decisione.

“E va bene.” Disse, inclinando la testa all'indietro. “Ma solo in via del tutto eccezionale.”

Draco ghignò, soddisfatto. La sua espressione mutò pochi secondi dopo, quando Ginevra pizzicò la mano che la teneva stretta a lui. “Per questo è sempre un po' presto.”

Sventolando la mano in alto, Draco tornò nel suo lato del letto, bisbigliando un donna crudele sommesso. Sorridendo, Ginevra chiuse gli occhi e lasciò che il sonno prendesse il sopravvento su tutti i timori che le popolavano la mente.
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