Those Lies and Deceits
Personaggi: hp: draco malfoy, hp: ginny weasley
Rating: Giallo
Genere: Commedia
Numero Capitoli: 4 / ?
Introduzione: Quando un temporale la vede costretta a rimanere in una casa da cui Ginevra vorrebbe solo fuggire, l'amore per i figli diverrà la sua unica certezza.
04, Accuse e Ricatti
Ginevra osservò Miss DuPois mentre faceva uscire i due bambini con fretta dallo studio di Draco. Udì i gemiti di protesta di Ellie, ma non riuscì a sorridere al comportamento della propria figlia; in quel momento, la sua mente era impegnata in tutt'altro tipo di pensieri... tutti decisamente poco gradevoli. Tornò a fissare Draco, adesso seduto dietro alla propria scrivania, con un paio di occhiali che gli inforcavano il naso leggermente aquilino. Aveva un atteggiamento talmente tranquillo che contribuì a renderla tremendamente arrabbiata. Sentì il flusso del proprio sangue aumentare di velocità nelle proprie vene, mentre il suo cuore aveva preso a battere a un ritmo sostenuto.
Come poteva anche solo osare di annullare il loro divorzio? Con quale logica poteva concepire un fatto del genere? Lui e solo lui era stato il fautore di tutto ciò che non era andato per il verso giusto, tutto ciò che aveva portato il loro matrimonio in frantumi, che aveva portato lei a dubitare del suo amore. Quell'istanza di divorzio era un suo diritto. Lui non poteva venirsene fuori con quei maledetti fogli e portare di nuovo in superficie ciò che lei aveva con fatica represso. Non poteva.
“Voglio una spiegazione.” Ribattè secca, fissandolo con ostinazione.
Draco sollevò lo sguardo su di lei, guardandola come se fosse un oggetto superfluo che adornava il proprio studio, e abbandonò il volto su una mano.
“Quale parte di quest'annullamento non ti è chiaro?” Domandò, con sarcasmo, indicando i fogli, nuovamente raccolti.
“Perché hai richiesto l'annullamento? Se non erro eri d'accordo anche tu quando-”
Draco la interruppe bruscamente. “Quando tu hai deciso di richiedere l'istanza di divorzio?”
“Tu hai acconsentito.” Risposta debole, giudicò Ginevra.
“Ciò non implica che io fossi d'accordo. Avevi già preparato tutto, mettendomi di fronte al fatto compiuto. ”
“Non hai risposto alla mia domanda.” Proruppe Ginevra, conoscendo l'abilità del consorte di circuire i suoi interrogativi.
“Hai mai pensato, Ginevra, che non sempre esistono delle risposte alle tue domande?”
Ginevra lo fissò con sguardo torvo, mentre una risata strozzata provenne dalla sua gola. “Sì, ma non quando questa risposta deve venire da te.”
“Non ho intenzione di giocare con te, Ginevra. Ho del lavoro.”
“Anch'io ho un lavoro!” Ginevra sbattè le mani contro il mogano della scrivania. “Invece sono bloccata in un luogo dove preferirei non mettere piede per il resto della mia vita; sono costretta ad averti sotto il naso per gran parte delle giornate che sarò segregata in questa casa con la consapevolezza che non potrò mai mandarti a quel paese perché tu, da perfetto egoista che sei, hai deciso di portare avanti un matrimonio che è molto più simile ad una pagliacciata!”
Ginevra prese fiato, sentendo le proprie guance infiammate.
“Hai finito?”
“No!” Esclamò Ginevra con un moto di stizza falsamente repressa.
“Perché?! Si tratta di Adrian ed Ellie? Non c'è motivo che tu ti debba preoccupare per loro. So badare economicamente ai miei figli anche senza i tuoi stupidi soldi!” Tentò di colmare il suo sguardo con quanto più odio possibile, ma dall'altro lato della scrivania, Draco mantenne un'espressione impassibile come se al posto della donna vi fosse solo aria.
“Credevo di meritarmi molto di più di tutto questo.” Sbottò Ginevra, incrociando le braccia al petto. “Non ho mai dato la possibilità ai tabloid di costruire un castello di menzogne sulla nostra relazione, non ho concesso interviste e non ho mai venduto informazioni a giornali scandalistici. L'ho fatto per Adrian ed Ellie. L'ho fatto per proteggere la tua reputazione, ma non la reputazione che hai con il mondo, ma quella che hai con i tuoi figli. Adrian ti adora, Ellie ti vuole molto più bene di quanto tu meriti realmente.”
“E tu?” Domandò Draco, senza sollevare lo sguardo, mentre la donna si trattenne dal respirare. “Tu mi ami, Ginevra Weasley?”
“No.”
“Bugiarda.” Draco lasciò sfuggire un sorriso, portandosi una mano alle labbra per mascherare il suo divertimento. Ginevra strinse le mani in pugni, tanto che le nocche impallidirono da lì a poco.
“Forse hai ragione; hai davvero tanto lavoro da fare.” Disse in un soffio, arretrando di un passo dalla scrivania.
Accortosi del movimento della donna, Draco sollevò lo sguardo puntandolo in quello di lei. “Non sono stato io a tradirti.” Disse con una tale semplicità da fare irritare Ginevra più di quanto desiderasse realmente.
“Non-”
“Lo hanno fatto per rovinarmi, Ginevra. Non capisci? È stato tutto un complotto.”
Ginevra sollevò il mento, trattenendosi dal dare libero sfogo alla propria umiliazione. “Quella notte, in quel letto, non sembravi pensarla allo stesso modo.”
“Ero sotto la maledizione Imperius. Possibile che tu non te ne sia resa conto?”
Ginevra si trattenne dall'urlare. “Non credo,” prese a dire a denti stretti. “Di aver avuto granché voglia di riflettere sul perché o sul come di ciò che ho visto. Non meritavi così tanto.”
“Quella donna fu pagata da un'azienda diretta rivale della Malfoy Corporation.” Il volto di Malfoy osservava la donna impassibile, come a volerne scrutare la minima reazione.
“Non mi interessa.”
“Cristo, Ginny.” Lo sguardo della donna si spalancò per un attimo nell'udire quel vezzeggiativo così a lungo dimenticato, ma soprattutto così sconosciuto alla voce di Malfoy.
“Tentare di-” Disse Ginevra, tentando di rimanere insensibile a ciò che aveva udito. “Tentare di ricostruire un rapporto che è andato in mille pezzi è impossibile. La fiducia. Quella non sarebbe più la stessa. Tu non-”
“Mettimi alla prova.” Per la prima volta, Ginevra osservò uno scintillio sinistro negli occhi grigi dell'uomo. “Mettimi alla prova.” Ripeté lui. “Potrei sorprenderti.”
“Tu non capisci!” Sbottò, lasciando cadere le mani lungo ai fianchi in un gesto di esasperazione. “Non voglio che tu mi stupisca! Lo hai fatto fin troppo bene-”
“Era il passato.” Precisò Draco.
“No. L'unica cosa che desidero è che Adrian ed Ellie continuino ad avere un padre. Il resto non mi interessa.”
“A me interessa avere i miei figli. E mia moglie.”
Ginevra sentì le lacrime salirle agli occhi. Semplicemente, non capiva. Non capiva Draco, non capiva l'intera situazione; non avrebbe mai e poi mai potuto dimenticare il passato, l'uomo che amava mentre stringeva tra le proprie braccia una perfetta sconosciuta. Non sarebbe mai stata in grado di dormire assieme a lui, al suo fianco, pensando a delle lenzuola macchiate di menzogne e bugie. Non avrebbe resistito dal piangere e aveva smesso di farlo già da molto tempo.
“La questione è chiusa, Draco.” Sospirò, emettendo un rantolo disconnesso. Ginevrà si torturò il labbro inferiore. “Non rendere complicato qualcosa che è già complicato di per sé.”
L'uomo si sollevò dalla sedia, seguito in ogni movimento dallo sguardo della donna. Conoscendo Draco, Ginevra non seppe giudicare quanto di ciò che aveva detto era stato realmente percepito dal mago.
“Non solo l'istanza verrà annullata,” Disse Draco, sfiorando con le dita i bordi di un libro adagiato casualmente sulla propria scrivania. “Ma tu, Adrian ed Ellie verrete a vivere qui.”
Gli occhi color nocciola di Ginevra si sgranarono in un moto di meraviglia, mentre le efelidi tornarono a pronunciarsi prepotentemente sul volto della donna.
“Cos-”
“Hai capito bene,” Le rispose Draco, sollevando gli angoli della bocca in un sorriso divertito. “Ti consiglio di prenderti qualche giorno di riposo per svolgere al meglio la burocrazia di Londra. Al termine di questa tempesta, ti metterò a tuo servizio una macchina che ti possa portare nuovamente in città. Per Adrian ed Eleanor non dovrai preoccuparti. Rimarranno qui ad attendenderti.”
“Tu- tu stai scherzando.” Ginevra emise una mezza risata, mentre l'altra metà le morì in gola. “Tu non puoi. Tu non- Ho un lavoro a Londra! Come credi che potrei giustificare un licenziamento? O meglio, cosa ti porta a pensare che io faccia tutto questo? Non ho nessunissima intenzione di vivere con te, men che mai di tornare ad essere tua moglie!”
“Per la Legge Magica lo sei, Ginevra. Tu sei mia moglie.” Senteziò Draco, affonando le mani nelle tasche dei pantaloni ed osservando divertito la donna di fronte a lui.
“Non credere ti potermi comandare così facilmente. Non ho nessuna intenzione di sottostare ai tuoi giochetti!”
“So di non esserne in grado; è per questo che ho fatto in modo da darti un ulteriore incentivo.” Disse con un tono per metà annoiato. Sfoderò la propria bacchetta e dopo un leggero giro di polso, un foglio apparve di fronte a Ginevra. La donna lo afferrò con poca grazia, quasi a voler bruciare qualsiasi cosa le capitasse a tiro.
“No. NO.” Esclamò Ginevra, boccheggiando. “Assolutamente-”
“Sì.” Concluse Draco, tornando a sedere nella propria poltrona. “Se non troveremo un accordo, sarò costretto a trascinarti nel Tribunale del Ministero per chiedere l'affidamento dei nostri, anzi miei, figli.”
“Non lo otterresti mai!” Sbottò Ginevra, livida di rabbia, mentre il foglio fu pressoché ridotto in un cumulo di cenere.
“E perché no?” Domandò Draco, prendendo a massaggiarsi una tempia. “I titoli della Malfoy Corporation sono da tempo molto alti, indubbiamente non avrei problemi a dimostrare quanto tu sia molto meno in grado di sobbarcarti la loro situazione economica. Inoltre, avendo dei sottoposti non avrei problemi nel trascorrere gran parte del mio tempo con i nostri figli, mentre tu è evidente che devi sottoporti ad orari di lavoro più restrittivi. Senza contare che potrò avvalermi dei migliori avvocati sulla piazza.”
Tutto il corpo di Ginevra fremette, tanto che ogni singolo poro della pelle della donna sembrò colare di rabbia a stento repressa. La testa di Ginevra prese a pulsare così violentemente che persino il cuore sembrò un muto dissenso in quella sinfonia di vibrazioni. Sentii un'ondata violenta di vertigini scuoterla da cima a fondo, ma riuscì a mantenere ben salda la propria postura. Non riuscì a trovare alcuna parola che potesse esprimere quanta repulsione stava provando nei confronti di quell'uomo; si sentì sconfitta in un modo che non aveva mai sperimentato. Si maledì mentalmente quando sentì una sensazione di calore ed umido scenderle lungo una guancia. Si trattenne da eliminare qualsiasi traccia di quella lacrima, poiché qualsiasi gesto avrebbe denudato la debolezza che provò in quel momento.
“Non vorrei arrivare così a tanto.” La voce di Draco le sembrò un brusio di api lontane. “Vorrei davvero che tu mi credessi, Ginevra.” Nel suo stato, quasi non si accorse che Draco aveva preso posto di fronte a lei, mentre con un dito aveva preso a tracciare la scia luminosa lungo la sua guancia. Ginevra si ritrasse quel poco che le riuscì, con quel poco di raziocinio che le era rimasto.
"Non mi ricordo se ti ho mai detto chiaramente quanto ti detesto." Disse Ginevra, strozzando un singhiozzo sul nascere, mentre con lo sguardo andò a cercare l'espressione dell'uomo.
Sorridendo appena, Draco le sfiorò un ciuffo di capelli appena sotto il lobo dell'orecchio.
“Molte volte. Forse, fin troppe.” Draco abbassò il braccio, tornando alla propria scrivania. “Puoi rifletterci per tutto il tempo che ti occorre. Nel mentre, farò trasferire i tuoi bagagli.”
Ginevra sollevò un sopracciglio, ignorando a stento il nodo che le si era bloccato in gola. “I miei bagagli stanno molto bene lì dove sono.”
Draco rise, urtando i nervi già provati della donna. “Non credo. È buona regola che mamma e papà dormino assieme.” Ginevra sentì i muscoli del proprio volto contrarsi, doveva aver assunto un'espressione terribile. Le parole di Malfoy suonarono innocenti, quasi coerenti, ma il tono malizioso con cui furono accompagnate distrusse quel disincanto.
“Devo prendere sempre una decisione, Draco.” Ginevra fremette. “Non penso proprio che tu possa concederti certe libertà di decisione.”
Draco scrollò le spalle, mentre la donna si voltò con rabbia in direzione della porta. Ne afferrò la maniglia, così forte da sentire chiaramente il dolore della presa sulla propria pelle. Senza tornare con lo sguardo alla scrivania uscì, chiudendo con un sonoro tonfo la porta alle proprie spalle. Percorse il corridoio con passo affrettato, senza badare alla pioggia che continuava ad imperversare all'esterno.