Those Lies and Deceits

Harry Potter
Personaggi: ,
Rating: Giallo
Genere: Commedia
Numero Capitoli: 4 / ?
Introduzione: Quando un temporale la vede costretta a rimanere in una casa da cui Ginevra vorrebbe solo fuggire, l'amore per i figli diverrà la sua unica certezza.
03, L'Annullamento


“No, no e ancora no! Non se ne parla nemmeno!”

Ginevra Weasley sedeva sul divano nero, evitando lo sguardo ferito della bambina che stava in piedi accanto a lei. Ellie aveva tutta l’intenzione di lasciarsi andare ad un pianto dirotto e lo si poteva intuire dagli occhi grigi che stavano iniziando a diventare sempre più lucidi.

“Non posso stare qui! Devo tornare a Londra, ho una montagna di lavoro arretrato!” Disse, gesticolando nella vana speranza di ricorrere ad una soluzione.

“Esistono altri Medimaghi al St. Mungo, dov’è il problema?” Domandò incurante Draco, servendosi un brandy in un bicchiere di cristallo. Ginevra lo fulminò con lo sguardo, abbassando sorpresa la mandibola. Soffocò una mezza risata isterica e puntellò un gomito nello schienale del divano. Ellie guardò il fratello in cerca d’aiuto, ma quest’ultimo era intento ad osservare la figura del padre.

“Spero tu voglia scherzare Draco! Esistono dei turni che vanno rispettati! Non posso assentarmi senza almeno avvertire due… tre giorni in anticipo. Inoltre ho delle operazioni urgenti che attendono già da una settimana. No, non posso assolutamente!” Sbottò sul baratro di una crisi isterica. Era impensabile prendersi due giorni d’aspettativa, soprattutto in quel periodo del mese. Era riuscita a portare i suoi figli nel West Yorkshire solo perché gli erano stati concessi due giorni di riposo a cavallo di quel fine settimana. Non osò pensare ai guai che la sua assenza avrebbe generato.

“E’ così divertente passare le tue giornate dietro a delle persone moribonde?” Domandò l’ex Serpeverde, senza mostrare la minima emozione nel tono della propria voce. Ginevra lo guardò doppiamente sorpresa, infine, un sorriso malevole le illuminò il volto.

“Se non fosse che sei un Malfoy, Draco, direi che vuoi che rimanga.”

L’uomo, minimamente sorpreso da quelle parole ricambiò lo sguardo. “Difatti, sono un Malfoy. Non è nelle mie intenzioni trattenerti oltre.”

Ginevra sbuffò, alzandosi all’improvviso. “E allora trova un modo per farmi tornare indietro! Posso sempre smaterializzarmi!”

Draco arricciò il naso, soffocando una mezza risata. “Scherzi? E’ contro la Legge. Qui non siamo nel mondo magico.”

“Ma se fino a poco fai hai smaterializzato una macchina intera?”

“Ginevra,” prese a dire con tono neutro, “devo forse ricordarti che io lavoro al Ministero?”

“E questo cosa vorrebbe dire? Che dei funzionari possono agire come gli pare?”

“Esattamente.” Disse Draco, posando il proprio bicchiere su un tavolino adiacente al divano.

Ginevra incrociò le braccia al petto. “Non farmi ridere! Mio padre lavorava al Ministero eppure non ha mai trasgredito!”

Draco scrollò noncurante le spalle. “Questo perché era tuo padre e non aveva certo il potere che detengo io.” Concluse semplicemente.

“Te lo ripeto per l’ultima volta, Malfoy.” Sibilò Ginevra. “Trova un modo per farmi tornare a Londra o giuro che–“

“Giuri cosa, Ginevra?” La interruppe l’uomo. “A me non interessa affatto quale giustificazione inventerai per il tuo lavoro, ma sappi che fino a quando la tempesta non finirà, non ho nessuna intenzione di lasciar andar via qualcuno da questa casa. Anche se si tratta di mia moglie.”

“Ex. ” Sbottò Ginevra.

“Non ancora. ” Ribatté pronto Draco.

L'uomo si portò in piedi. “Miss DuPois, prepari una stanza per la Signora.”

“Sì, come desidera Signore.” La domestica fece un leggero inchino.

“Ho intenzione di trascorrere il pomeriggio con i miei figli, quindi non intendo essere disturbato.”

“Nemmeno dalla mamma?” Domandò innocentemente Ellie, mentre raggiungeva il padre e il fratello. Draco sorrise, guardando Ginevra che aveva rivolto la sua attenzione sul trio.

“No, mamma può raggiungerci quando desidera.”

Senza essere vista, Ginevra fece una piccola linguaccia alla figura di spalle di Draco, seguita da una smorfia che aveva tutta l’aria di voler imitare l’espressione facciale dell’uomo. Rimasta sola, la donna rivolse la sua attenzione alla domestica.

“Miss DuPois, lei è sicura che non esista ALCUN modo per tirarmi fuori da questo impiccio?”

“Sono desolata Signora, ma la passapo–”

“Ho sentito!” Sbuffò Ginevra, tornando a sedersi. La donna, per niente contrariata, fece un leggero inchino.

“Le devo mostrare la sua stanza.” Disse umile.

Dopo un attimo di silenzio, Ginevra sbottò. “E’ quella per gli ospiti?”

“Sì.”

“Allora so dov’è, grazie. Piuttosto, sarebbe così gentile da farmi una tazza di tè?” Domandò, toccandosi di nuovo una tempia con la mano. Miss DuPois scomparve dal salone, tornando con una tazza di tè fumante.

“Perché non si può usare la Magia in questa casa?” Domandò, mescolando lo zucchero con un cucchiaino. 

La domestica sorrise. “Questa residenza è stata comperata da una Babbano, Signora, pertanto non è registrata nel catasto Magico.”

Ginevra roteò gli occhi. Già, dimenticava che le residenze non magiche rientravano nelle restrizioni imposte dal Ministero.

“Niente elfi domestici, quindi?”

“Niente elfi domestici.”

La donna dai capelli vermigli fece una laggera smorfia, indecisa se piangere o mettersi a gridare. Era partita con l’intento di rimanere al massimo cinque minuti in quella casa, salutare i suoi figli e tornare a Londra dove aveva del lavoro da portare avanti. Ma era veramente il lavoro la causa principale del voler tornare a tutti i costi a Londra? Ci pensò un attimo. Forse no. Forse il motivo era tutt’altro, ma Ginevra tentò di tenerlo bloccato fuori dalla propria mente. Non avrebbe mai ammesso niente di tutto ciò che, con terrore, temeva. Fece scorrere lo sguardo su Miss DuPois, emettendo un piccolo sospiro. Doveva avere una pazienza fuori dal comune per servire Draco Malfoy. Ginevra conosceva bene, suo malgrado, i capricci dell’ex marito e a stento li tollerava. Lei era stata forse l’unica a tenere ben salde le redini del suo pessimo carattere.

“E’ raro un temporale di questa portata in questo periodo dell’anno.” Disse Miss DuPois, osservando a braccia conserte la grande vetrata del salotto.

“Ed è altrettanto raro che io sia così sfortunata!” Sbottò Ginevra, afferrandosi la testa con le mani.

“Può sempre mandare un Gufo.” Propose ad un tratto la domestica. Ginevra sollevò gli occhi scettica, lanciando uno sguardo oltre i vetri della finestra. Le fronde degli alberi che adornavano la residenza erano travolte dal vento furioso e dall’acqua violenta e benché fosse giorno, sembrava più notte.

“Lei pensa davvero che un gufo possa resistere a questo tempo? Non dica fesserie.” Stavolta, Miss DuPois divenne di un acceso color rosso, mentre aveva iniziato ad inchinarsi in segno di scuse. Ginevra, notando di essersi comportata in modo rude, si scusò con la donna dando la colpa all’ansia e alla stanchezza.

“La comprendo Signora. Le suggerisco di andare a riposare. Dopo potrà risolvere il suo problema più facilmente.”

Ginevra si diede una piccola pacca sulle ginocchia, portandosi in piedi e sfilandosi il lungo cappotto nero. “Ho deciso che seguirò il suo consiglio, Miss DuPois.”

La domestica prese reverente il cappotto della donna e scomparì dal salone, congedandosi.

“Ma esiste davvero una soluzione al mio problema?” Sospirò Ginevra, prendendo a salire la rampa delle scale.

**


Ellie si bloccò all’entrata del corridoio, al secondo piano della residenza. Le tende pesanti e tutt’altro che estive erano scostate dalle finestre, permettendo alla luce dei lampi di abbagliare il pavimento di marmo nero. La bambina spalancò gli occhi, prendendo a tremare per la paura. Draco, non sentendo più la stretta di Ellie attorno alla sua mano, si voltò a guardare la figlia, visibilmente terrorizzata da ciò che stava accadendo fuori.

“Eleanor, perché ti sei fermata?”

La bambina non rispose, ma si avvicinò ad una colonna di marmo che adornava l’entrata.

“Ellie ha paura dei tuoni, è una fifona.” Cantilenò Adrian, con una mano ben salda a quella del padre. La bambina, indispettita dalla presa in giro del fratello, gli rivolse una smorfia, rimanendo tuttavia attaccata alla colonna.

“Voglio la mamma!” Piagnucolò la bambina, mordendosi le piccole labbra nel disperato tentativo di non piangere di fronte a suo padre. Draco, da parte sua, respirò profondamente.

“Eleanor Malfoy non può aver paura dei tuoni.” Sbottò con tono autoritario, cercando di non ferire la figlia con le sue parole. Adrian, al suo fianco, fece un sorriso compiaciuto. Adorava suo padre e questo era quanto mai evidente. Lui ed Ellie erano le facce di una stessa medaglia, esattamente come lo erano i loro genitori. Differenza che era messa ancor più in evidenza dalle loro fattezze somatiche.

“Voglio la mamma!” Continuò Ellie, senza prestare molta attenzione alle parole del padre.

“A Ginevra non piacciono le bambine viziate.” Replicò asciutto Draco. O meglio, non le piacevano i bambini viziati, esattamente come era lui un tempo. Ellie, sentendo il nome della madre, tirò su col naso e si staccò dalla colonna, muovendo passi incerti nella direzione di suo padre. Adrian si voltò nuovamente a guardare la sorella, ostentando un sorriso compiaciuto.

“Se piangi, mamma smetterà di volerti bene. Stupida.”

Ellie si bloccò, guardando sorpresa e ferita il fratello, mentre Draco si era fermato con l'intenzione di riprendere il figlio; ma il suo rimprovero fu coperto da una voce femminile.

“Cos'è questo modo di rivolgerti a tua sorella?”

Ginevra avanzò decisa verso il trio, camminando elegantemente nel mezzo del corridoio. Il suono dei suoi tacchi si spense non appena giunse accanto a Ellie, visibilmente felice di vedere sua madre. Dopo aver riconosciuto la voce di Ginevra, dietro a quel rimprovero, il volto di Adrian si rabbuiò. La donna sollevò un sopracciglio, posando entrambe le mani sui suoi fianchi; gesto che ad Adrian ricordò vagamente sua nonna Molly.

“Avanti, chiedi subito scusa.” Continuò con tono autoritario.

Adrian si morse il labbro inferiore e sollevò lo sguardo verso il padre, aumentando la stretta attorno alla mano del genitore.

“E quando ti parlo, pregherei che tu mi guardassi.”

“Avanti,” Disse Draco, lasciando andare la mano del figlio. “Ubbidisci a tua madre.”

Il bambino si irrigidì con la schiena e guardò la sorella, mormorando uno scusa pacato. Ginevra aggrottò la fronte. Da quando aveva chiesto il divorzio da Draco, la madre aveva notato il cambiamento radicale che era avvenuto nel figlio. Adrian era diventato terribilmente attaccato alla figura del padre ed in presenza di Draco faceva di tutto per attirarne l'attenzione, arrivando a comportarsi male perfino nei confronti della sorella. A Londra era scontroso, taciturno ed ascoltava indifferente i rimproveri che gli rivolgeva. Al contrario, l'ubbidienza che mostrava con Draco era spaventosa.

Si sentì stupida, ma provò una punta di gelosia.

“Mamma?” Ellie strattonò la gonna della madre, costringendo Ginevra a guardare verso il basso.

“Posso dedurre, ” disse Draco sorridendo beffardo. “Che rimarrai qui? ”

Ginevra incurvò le labbra verso il basso. “Non credo di avere altre alternative. ”

Alle parole della madre, Ellie emise un gridolino di gioia e lo stesso Adrian distese leggermente le labbra.

“Vieni a giocare con noi? ” Domandò speranzosa la bambina.

Ginevra scosse la chioma rossa. “No, tesoro. Vorrei riposare. ”

Il volto di Ellie si rabbuiò e Ginevra le accarezzò il capo con una mano, gesto, tuttavia, che non sollevò il morale della bambina.

“Suvvia, Ginevra. ” La donna guardò Draco con sguardo gelido. “Potresti accontentare i tuoi figli... almeno una volta. ”

Ginevra aprì la bocca, pronta a ribattere Almeno una volta? ma Ellie le strattonò le vesti con maggior vigore. “Mamma. ”

La donna sollevò le braccia in aria, lasciandole ricadere lungo i fianchi. Sapendo che quel gesto rappresentava un assenso, Ellie sorrise ed entrambe presero a seguire Draco ed Adrian lungo il corridoio. Ginevra puntò la figura del marito, che le dava la schiena, mentre camminava elegantemente da degno Malfoy quale era. Si mordicchiò il labbro inferiore, rafforzando, inconsciamente, la stretta attorno alla mano di Ellie. Cosa aveva voluto insinuare? Era merito suo se sia Adrian che Ellie potevano permettersi una vita di agi, non erano i soldi di Draco, a fine mese, che facevano la differenza. A loro dedicava il proprio tempo libero, si faceva in quattro per esserci quando la sua presenza era richiesta, benché i turni al St. Mungo fossero massacranti. Donava loro amore, costantemente, con ogni fibra del suo essere perché erano i suoi bambini, il senso della sua vita. Non aveva mai offeso, sdegnato Draco in loro presenza, al contrario, aveva fatto crescere in loro un rispetto enorme per il padre; rispetto che, forse, Draco non meritava. E se Adrian gli voleva così bene era solo merito suo. Perché era LEI che difendeva l'ex marito, quando altri lo additavano con ingiurie ben peggiori. Draco Malfoy era certamente l'uomo più rispettato di tutta quanta la Gran Bretagna, ma allo stesso era colui verso cui non si nutriva la minima fiducia. Non dopo quel giorno, quando la sua fiducia, il suo amore per quell'uomo che aveva imparato ad amare con tutta se stessa, erano indicibilmente crollati come uno specchio infranto.

Ginevra fu strappata dai suoi pensieri, mentre riluttante entrò nello studio di Draco.

“Papà, che ne dici di giocare a Scacchi Magici? ” Domandò Adrian, staccandosi dal padre e tuffandosi su uno dei due divani che adornavano la stanza.

“Certo, figliolo. ” disse Draco, sedendo accanto al figlio e facendo segno a Ginevra di fare altrettanto. La donna sollevò un sopracciglio, fissando il posto vuoto di fianco all'ex marito. Scostandosi una ciocca di capelli dietro alle spalle, si voltò, sedendosi sul divano di fronte. Gli occhi grigi di Draco tornarono ad essere nuovamente freddi, mentre seguivano ogni gesto di Ginevra. La donna finse indifferenza e non protestò nel vedere Ellie accoccolarsi accanto al padre.

“Prima, volevo darvi i vostri regali. ”

A quelle parole, gli sguardi dei due fratelli si illuminarono, mentre l'espressione di Ginevra si tinse di disgusto. Aveva la sensazione che Draco comprasse l'amore dei suoi figli con futili regali.

Con grande sorpresa di madre e figli, Draco fece comparire dal niente un pacchetto, che attirò subito le bramosie dei due bambini. Ginevra, al contratio, aggrottò la fronte. “Credevo che la magia non fosse praticata in questa casa. ”

Draco sorrise enigmatico. “Si tratta di magia babbana, tesoro. ”

Sorvolando sul modo in cui si era rivolto a lei, Ginevra sgranò lo sguardo. “Magia babbana? Chi? Tu? ”

Draco non le prestò attenzione e diede il regalo ad Ellie che squittì dalla gioia. Ginevra notò l'espressione delusa di Adrian.

“Il tuo regalo, figliolo, è accanto al camino. ” Adrian si alzò all'istante, sentite le parole del padre, e corse nella direzione del camino. Ginevra seguì il figlio, voltandosi leggermente, capace di udire unicamente un secondo squittio proveniente, stavolta, da Adrian. Il bambino corse di nuovo dal padre, le sue guance rosse che contrastavano con il biondo dei capelli, portando in mano un oggetto che Ginevra riconobbe come una scopa.

“Grazie, papà! ” Esclamò il bambino.

“Assolutamente no.” La voce di Ginevra interruppe quell'idillio e sia padre che figlio si voltarono a guardarla. “Una scopa? Adrian è ancora troppo piccolo per cavalcare una scopa! ”

L'espressione di Adrian si oscurò. “Ma mamma- ”

“No, Adrian. Non ti do il permesso di tenerla. ”

“E' un regalo che IO ho fatto a mio figlio, Ginevra. ” Rispose duro Draco.

“Per quanto mi riguarda può anche essere un regalo di Silente, Draco, ma Adrian non terrà quella scopa. ”

“Ma io la VOGLIO!” Gridò Adrian, diventando sempre più rosso.

“Ho detto di no. ” Disse gelida Ginevra, rivolgendo uno sguardo di rimprovero al figlio.

“E io invece io la tengo! ”

“ADRIAN. ” Ginevra si alzò di scatto, sovrastando il figlio, con le braccia incrociate al petto e lo sguardo duro e tagliente. Il bambino si ritrasse tentando di non apparire intimorito, ma dai suoi occhi si leggeva perfettamente la voglia che aveva di piangere.

“Adesso basta. ” Proferì Draco. Ginevra spostò lo sguardo sull'uomo, arricciando il naso.

“Non credo proprio. IO sono sua madre, pertanto farà come dico io. ” Tornando con gli occhi puntati sul figlio, Ginevra continuò. “Quella scopa rimarrà qui e potrai usarla solo quando verrai a far visita a tuo padre. NON la voglio a casa, sono stata chiara? ”

Adrian annuì mesto, mentre Ellie emise un gridolino nel vedere il proprio regalo. In grembo, la bambina stringeva un libro animato. Ginevra sospirò. Almeno quel regalo non era pericoloso. Tornò a sedersi, controllando l'espressione torva del figlio.

“Ho anche un regalo per te, Ginevra. ”

Nel sentire quelle parole, Ginevra tentò di nascondere la propria sorpresa. Un regalo per lei? Credeva forse di riuscire ad abbindolare anche lei? Intuendo i suoi pensieri Draco sorrise, dirigendosi verso la propria scrivania. La donna l'osservò estrarre un plico di fogli da un cassetto laterale e tornare ai divani con l'unico scopo di porgerglieli.

Ginevra li afferrò e prese a sfogliarli con attenzione, fino a quando i suoi occhi nocciola non fissarono sorpresi quelli grigi del consorte.

“Cosa significa? ” Serrò la mandibola e il tono della sua voce non passò inosservato ai figli che presero a fissarla.

“Esattamente quello che c'è scritto. ” Ribattè Draco, mentre un sorriso gli increspò le labbra.

Ginevra tornò a scorrere lo sguardo sul plico. “Non puoi. ” Asserì.

Draco scrollò le spalle, divertito. Ginevra si alzò di scatto, scaraventando i fogli a terra.

“Mai. ” Ribattè, serrando i pugni con tutta la forza di cui era capace. I suoi occhi vagarono nuovamente alla carta riversa sul pregiato Persiano, catturati dalla scritta in grassetto.

Istanza di divorzio annullata.

Il suo corpo fremette.

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