Those Lies and Deceits

Harry Potter
Personaggi: ,
Rating: Giallo
Genere: Commedia
Numero Capitoli: 4 / ?
Introduzione: Quando un temporale la vede costretta a rimanere in una casa da cui Ginevra vorrebbe solo fuggire, l'amore per i figli diverrà la sua unica certezza.
02, Draco, Urlò Lei


Il viaggio in auto non fu esattamente identico a quello sul treno. Ginevra preferiva di gran lunga quest’ultimo. Benché suo padre amasse tutto ciò che era di produzione Babbana, non poteva fare a meno di pensare che certi marchingegni erano quanto mai pericolosi. La pioggia non aveva accennato a smettere, i finestrini appannati venivano molto spesso illuminati dalla luce dei fulmini, mentre le loro orecchie assordate dal rumore dei tuoni. Ellie stava in braccio a sua madre, raggomitolata come un gatto, mentre premeva le piccole mani ai lati della testa e sobbalzava ad ogni tuono che udiva. Ginevra le aveva posato le mani dietro la piccola schiena, sommersa da una cascata di capelli rossi e ricci. Sentiva Ellie tremare sotto al suo tocco. Spesso, la Mercedes Benz su cui stavano viaggiando, sobbalzava violentemente tanto che dopo aver urtato per l’ennesima volta il tettuccio, Ginevra aprì la vetrata scura che separava l’anteriore dal posteriore della vettura.

“Senta, potrebbe guidare più piano?” Domandò, apparendo più bianca del normale.

“Miss, ho la situazione sotto controllo.” Rispose neutro l’autista.

“Avrà anche tutto sotto controllo,” Sibilò Ginevra, “Ma sta spaventando i miei figli.” E con quelle parole, chiuse seccata i vetri scuri del divisorio. Tornò di nuovo a posare la schiena contro il sedile, tenendo ben salda Ellie in braccio. Adrian accanto a lei, appariva estasiato.

Ginevra aggrottò la fronte all’espressione divertita del piccolo.

“Oh, bè,” Sbuffò Ginevra, “Almeno io ed Ellie siamo spaventate.”

Ginevra scostò lo sguardo dal figlio, puntandolo sulla tappezzeria grigia dell’auto. Adrian si stava comportando esattamente come Draco Malfoy avrebbe fatto. Sospirò, d’altra parte era più che normale che suo figlio non avesse ereditato da lui solo l’aspetto. Immersa nei suoi pensieri, la voce dell’autista la portò ad aprire nuovamente il divisorio.

“Avevo dimenticato di dirle che può usare la sua bacchetta.”

Ginevra sollevò un sopracciglio. “Credevo che fosse vietato… e che lei fosse Babbano.”

La donna vide il volto dell’autista riflesso nello specchietto retrovisore. “Questa macchina è stata ideata come isolante magico. Ogni magia che viene praticata al suo interno non può essere percepita e non viene ritenuta come una violazione alla Legge. Comunque, io non sono Babbano, non posso esserlo dal momento che lavoro per il signor Malfoy.”

“Oh.” Fu la semplice reazione di Ginevra. “Grazie per avermelo fatto sapere.”

Che stupida. Era naturale che non fosse un Babbano. Benché la guerra fosse terminata, le ideologie rimanevano comunque radicate. Specialmente se erano le ideologie della Famiglia Malfoy. Con quel pensiero, estrasse la propria bacchetta da sotto la giacca del suo tailleur. Adrian si voltò a guardarla, soddisfatto dalla scelta della madre. Il bambino adorava veder usare la Magia.

“ASCIUGA!”

Di lì a pochi secondi, Ginevra sentì le proprie vesti asciutte, mentre i capelli dei suoi figli erano tornati ad essere vaporosi. Adrian si portò le mani alla testa, lamentandosi della sua acconciatura e facendo una smorfia molto simile a quelle di suo padre. “Reparo.” Pronunciò Ginevra, rassegnata di fronte alla vanità di suo figlio. Con un leggero gesto del polso, il divisorio tornò ad aprirsi.

“Quanto manca a destinazione?” Domandò Ginevra, fissando l’immagine riflessa dell’autista.

“Circa un’ora.”

Ginevra sollevò gli occhi al cielo. Non ricordava affatto di esser stata presente quando suo marito… il suo ex-marito aveva deciso di comprare la residenza estiva nel West Yorkshire. Se lo avesse saputo, l’avrebbe intimato a renderla più vicina alla stazione ferroviaria. Ginevra fece un mezzo sorriso. Doppiamente stupida. Al tempo non si supponeva che dovessero utilizzare una comune rete ferroviaria Babbana per viaggiare. Questo perché la Residenza dei Malfoy era dotata di numerose Passaporte per andare in gran parte delle residenze che la famiglia Malfoy deteneva in tutta quanta la Gran Bretagna. Inoltre, non aveva mai messo naso nei capricci di Draco Malfoy.

Non sentendo più il rumore del motore dell’auto, Ginevra sollevò preoccupata lo sguardo nella direzione dell’autista. “Perché si è fermato?” Domandò, senza tentare di nascondere un certo allarmismo.

“Piove troppo forte. Non posso guidare.”

“Magnifico!” Sbottò Ginevra. Ellie scivolò accanto alla madre, lasciando scorrere lo sguardo prima sull’uomo e poi sul volto lentigginoso di Ginevra. La bambina prese a piangere in pochi secondi. Adrian guardò la sorella con uno sguardo perplesso.

“Perché piangi, scema?”

“Adrian!” Ginevra si voltò verso il bambino, lanciandogli uno sguardo di rimprovero. Adrian la fissò con pari intensità ed infine distolse lo sguardo. Ginevra sbuffò per la sfrontataggine del figlio e rivolse la sua attenzione ad Ellie.

“Non piangere tesoro, non ce n’è motivo.”

“Probabilmente rimarremo bloccati fino a quando non cesserà questo diluvio.” La voce dell’autista cercò di sormontare il frastuono creato dalla pioggia. Ginevra aprì bocca per parlare, ma un suono squillante riempì l’abitacolo della vettura. La donna osservò l’autista armeggiare nel cruscotto della Mercedes estraendone un curioso oggetto rettangolare. Se non fosse stato per suo padre filobbabbano, non avrebbe mai saputo che si trattava di un semplice telefonino. Lo sguardo di Ginevra si accigliò. Quando mai Draco utilizzava oggetti o cose babbane?

“Sì, Signore. Siamo fermi al bordo di una strada.”

Ginevra si protese verso il vetro divisorio per ascoltare attentamente la telefonata che probabilmente l’uomo stava avendo con Draco.

“Sono desolato, ma la pioggia è trop–”

“Mi passi quel benedetto affare!” Gracchiò Ginevra, protendendo una mano verso l’autista. Quando sentì l’oggetto sul palmo della propria mano, Ginevra ritrasse il braccio, portandosi il telefonino ad un orecchio.

“DRACO! Che aspetti a tirarci fuori da questo affare? … Io sono calmissima! No, che non sono arrabbiata, sono furiosa! Potevamo benissimo teletrasportarci dalla Tana invece, no!, dobbiamo sempre fare come sua Signoria vuole!... Da quando in qua utilizzi aggeggi babbani, eh? Ellie è terrorizzata, lo sai che detesta i temporali! … fa come vuoi, basta che tu trovi il mondo di tirarci fuori di qui!”

Detto ciò, premette con forza sul tasto di spegnimento. Adrian osservò divertito il volto paonazzo della madre. Dallo specchietto, l’uomo osservava sbalordito il temperamento della donna. Non avrebbe mai creduto che esistesse qualcuno capace di rivolgersi a quel modo al suo datore di lavoro.

“E lei cos’ha da guardare? Ho avuto due figli da lui! E’ naturale che sia così aperta al dialogo con quella faccia tosta!” Sbraitò, incrociando le braccia al petto. Ellie, sentita la sfuriata della madre, aveva smesso di piangere. Calò un minuto di silenzio, interrotto solamente da uno strano cigolio metallico. Ginevra sgranò gli occhi.

“E adesso che succede?” Domandò, terrorizzata. L’autista fece un cenno di diniego; era spaventato quanto la donna. Ginevra si portò vicino sia Adrian che Ellie, stringendoli a sé con un gesto protettivo.

“Se non mi dice COSA sta accadendo, GIURO che la faccio licenziare!” Sbottò Ginevra, trattenendo un strillo al secondo cigolio.

“Non lo so, davvero io–”

L’autista non ebbe il tempo di parlare che un forte scossone fece tremare l’abitacolo della macchina. Ginevra scivolò lungo i sedili, trascinando con sé anche i figli, saldamente aggrappati a lei. Mentre Ellie riprese a piangere, Ginevra disse ad Adrian di aprire il finestrino dell’auto. La donna inclinò leggermente il capo, abbastanza per vedere l’asfalto della strada a più di due metri di distanza dalla macchina.

“PER MERLINO!” Gridò, mentre l’auto continuava a salire verso l’alto.

“Figata!” Strillò Adrian eccitato, tentando di sporgersi oltre la madre e la sorella per vedere la scena. Un terzo cigolio, più forte dei precedenti, portò la macchina ad inclinarsi pericolosamente verso un lato. Ginevra fece in tempo a chiudere il finestrino, evitando che i suoi figli scivolassero fuori dalla vettura.

“Giuro che io lo AMMAZZO!” Gridò Ginevra, rivolta ad un Draco immaginario.

“E’ papà che fa tutto questo?” Domandò entusiasta Adrian.

“Sì, quello scemo di tuo padre! Appena l’ho davanti giuro che lo sistemo!” Urlò Ginevra, cercando di non badare alle risate del figlio. Improvvisamente la giovane Weasley sgranò lo sguardo, mentre una considerazione le attraversò la mente. “Un momento,” farfugliò guardandosi attorno. “Non vorrà mica usare la Smaterializzazione? Voi siete troppo piccoli non–”

Ginevra udì un sonoro crack infine, il buio più totale.



“… vra?”

“Uh?” Ginevra sbattè le palpebre divenute improvvisamente pesanti.

“Mamma?”

Ginevra mise a fuoco il volto che la stava fissando. Riusciva a distinguere solo due ciocche di capelli biondi. “Adrian?” Farfugliò, cercando di mettersi a sedere.

“No.” Il volto si ritrasse, lasciando che i suoi occhi venissero feriti dalla luce. Ginevra si toccò una tempia con la mano, cercando di non badare al dolore lancinante che stava provando alla sua testa. Infine, sentì una stretta alla propria mano.

“Mamma?” Adrian sedeva accanto a lei e la stava guardando con occhi fissi.

“S-to bene, tesoro… almeno credo.” Disse, dando una pacca sulla spalla del figlio.

“Finalmente sveglia.” Ginevra sollevò lo sguardo, vedendo per la prima volta il proprietario di quella voce strascicata. Quando Ginevra si accorse di chi aveva di fronte, il dolore alla testa scomparve tutto d’un colpo. Quasi travolgendo suo figlio, la donna si portò in piedi puntando l’indice contro a Draco Malfoy.

“TU… TU essere spregevole! Cosa ti è saltato in me di–”

“Anch’io sono lieto di vederti Ginevra.” Sbuffò Malfoy con un ghigno stampato sul volto pallido.

“NON cercare di cambiare discorso Signor Draco Lucius Malfoy!” Sbraitò Ginevra minacciosa. Al suo fianco Adrian ridacchiò. Draco emise nuovamente un ghigno soddisfatto, diminuendo la distanza tra lui e la ex-moglie. Ginevra si ritrasse notando la vicinanza, ma Draco fu più lesto, sfiorandole la guancia con un bacio.

“Sempre la stessa testa calda.” Bisbigliò, facendo un cenno d’intesa al figlio.

Ginevra si toccò una guancia, dopodiché il rossore tornò ad accenderle il viso.

“Draco! Avevamo già deciso di non fare questo genere di cose davanti a bambini!”

Draco le rivolse uno sguardo divertito e falsamente innocente. “Quale genere di cose, tesoro? Stavo solamente dando il bentornato a mia moglie.”

“Ex-moglie.” Borbottò Ginevra. Malfoy scrollò le spalle.

“Come preferisci.” Disse, sedendosi sui divani di stoffa nera.

“Dov’è Ellie?” Domandò Ginevra, osservando l’ampio salone della residenza.

“Insieme a Miss DuPois, nella sua camera.”

Il voltò di Ginevra si rilassò nuovamente. La donna andò a sedersi sul divano nero, esattamente opposto a quello su cui sedeva Draco. Ad un gesto dell’uomo, Adrian corse a sedere a fianco al padre. La giovane Weasley notò lo sguardo sorridente del figlio, mentre spiegava al padre quanto fosse stato divertente il viaggio per giungere alla residenza.

“Non è stato affatto divertente.” Tenne a precisare Ginevra. “Che ti è saltato in mente di Smaterializzare una macchina in mezzo ad una strada!”
“Sei tu che mi hai dato carta bianca.”

Ginevra si morse la lingua al ricordo della telefonata. “Sì, ma per Adrian ed Ellie è pericoloso!”

“A quanto pare stanno entrambi bene; come vedi non devi preoccuparti, cara.” Disse a denti stretti.

“Bene,” disse Ginevra portandosi in piedi. “Te li ho portati per due settimane, esattamente come hai richiesto.” Guardò l’orologio che teneva al polso. “Adesso posso anche tornare a Londra.”

Draco sollevò un sopracciglio, mentre Miss DuPois entrò nel salotto accompagnata da Ellie. “Mamma!”

Ellie corse incontro alla madre, aggrappandosi al cappotto di quest’ultima. Vedendo sua madre in piedi e suo padre seduto, la piccola le rivolse uno sguardo rabbuiato. Ginevra si abbassò all’altezza della bambina, scostandole qualche cioccia vermiglia dal piccolo volto.

“La mamma torna a casa. Mi raccomando, fa la brava con papà.”

La bambina fece un cenno mesto col capo. Ginevra si sollevò, avvicinandosi al camino. Guardò attentamente gli oggetti riposti sul cornicione del camino e quando realizzò, si voltò verso Draco. “Dov’è?”

“Cosa?” Domandò lui senza guardarla.

“Il fermacarte a forma di Serpente! Ero sicura che fosse qui!”

“Ah, intendi la Passaporta.”

“Certo che intendo quella, stupido. Avanti, dov’è?”

Miss DuPois tossicchiò, attirando su di sé l’attenzione. “Sono desolata, ma la Passaporta non funziona più.”

“Come non funziona più?!” Strillò Ginevra.

“Si è rotta esattamente un anno fa. E’ per questo che adesso uso le macchine babbane.” Le fece notare Draco.

“E non potevi comprarne una nuova?” Sbottò Ginevra, esasperata.

“E credi che si trovino così facilmente? Mi sorprendi Ginevra.”

Ginevra sbuffò rumorosamente. “Allora fammi usare della Polvere Volante.”

“Ehm, dato l'imminenza di un temporale, il Ministero ha fatto richiesta che i camini fossero chiusi e ha bloccato il Metropolvere.” Disse, timidamente, Miss DuPois.

Il volto di Ginevra si contorse in una smorfia. “Allora datemi un telefono! Prenderò un taxi per andare di nuovo alla stazione.”

“S-spiacente,” Si intromise di nuovo Miss DuPois. “Ma le linee telefoniche sono isolate, inoltre è stato dato lo stato d’allarme in tutta la regione dello West Yorkshire.”

Ginevra aprì la bocca per parlare, ma la chiuse all’istante. Tornò a sedersi sul divano, raggiunta da Ellie.

“Volete dire che–”

Draco piegò leggermente le labbra verso l’alto. “Bentornata nella Dependence estiva dei Malfoy, Ginevra.”

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