Parenthood
Personaggi: hp: blaise zabini, hp: draco malfoy, hp: ginny weasley, hp: harry potter, hp: hermione granger
Rating: Giallo
Genere: Commedia
Numero parole: 22123
Numero Capitoli: 7
Introduzione: Badare ad un bambino, si sa, non è affatto semplice. Specialmente se è figlio del tuo peggior nemico.
Fourth Day, Ovvero, come nascono i bambini secondo James Potter
Draco Malfoy, elegantemente vestito in giacca e cravatta, con una ventiquatt'ore di pelle nera saldamente premuta contro una gamba, fissava impaziente l'enorme orologio a pendolo che adornava l'atrio della Manor. Il maniero era avvolto dal completo silenzio mattutino, interrotto unicamente dai rintocchi dei secondi e dai rumori esterni. Aveva un'espressione lievemente corrucciata, mentre alzava e abbassava il polso per constatare di quanto fosse in anticipo.
La quiete mattutina fu spezzata dalle risate di un bambino e Draco impiegò qualche secondo per ricordarsi che James Potter era il bambino in questione. Fece un profondo sospiro. Dopo la notte trascorsa con Ginevra niente e nessuno avrebbe intaccato la sua quiete interiore. Nemmeno l'ultimo dei Potter.
Dalla sua postazione, osservò Ginevra entrare nel salone, tenendo per mano un James molto vivace. Notando che sua moglie era sempre in vestaglia, non poté non lasciarsi andare ad un sorriso malizioso. Quando Ginevra lo raggiunse, si chinò leggermente, premendo un fazzoletto contro la bocca del bambino. James terminò di pulirsi le labbra dal latte, strofinandosi con la manica del mantello.
Draco sollevò un sopracciglio a quel gesto poco raffinato, ma essendo un Potter lo giudicò normale, quasi doveroso.
"Draco, mi raccomando."
"Tranquilla."
"Non vorrei spiegare ad Harry ed a Herm perché loro figlio ha cambiato connotati."
"Non ti fidi di me?" Draco suonò offeso.
Ginevra si morse il labbro inferiore. "In casi normali sì, ma con James... no."
Draco arricciò il naso, indignato. Donna di poca fede, pensò, afferrando la mano di James.
"E per l'amor di Merlino, sta attento. James non è abituato alle Apparizioni." Draco asserì meccanicamente.
"E non ti venisse in mente di dirgli strane cose!" Disse, facendosi leggermente rosa. A quella reazione, Draco aggrottò la fronte.
"Che genere di cose?"
Ginevra tossì. "Ni-niente di particolare. Era per dire."
"Va bene," Sospirò. Si avvicinò a Ginevra e la baciò delicatamente su una guancia. "A stasera."
"Ciao zia Ginny!" Esclamò James, stranamente euforico.
"Ciao, piccolo." Rispose Ginevra, accarezzando la testa del bambino.
Quando li vide scomparire dalla Manor, Ginevra si lasciò andare ad un sospiro. Incrociò le braccia al petto e si votò ad ogni Santo che conosceva.
Babbano o mago che fosse.
Mentre attendeva James all'entrata della Manor, Draco aveva avuto la mezza idea di Apparire direttamente nel suo ufficio.
Idea impossibile, purtroppo.
La Malfoy Corporation era una delle imprese più potenti, più famose di tutto il Regno Unito e nessuno si meravigliava se a capo di essa vi fosse proprio lui, Draco Malfoy, erede diretto di Lucius Malfoy. Non solo l'azienda di suo padre aveva inglobato la maggior parte delle imprese inglesi minori, ma si difendeva molto bene anche sul Mercato Mondiale. E gestirla, ovviamente, richiedeva grandi doti economiche e finanziarie, che, altrettanto ovviamente, lui possedeva, quasi come dono naturale. E Ginevra, benché non partecipasse direttamente agli affari della Malfoy Corporation, soleva fornire consigli molti utili per la direzione dell'azienda e, prima della gravidanza, intratteneva le Relazioni Pubbliche con altre corporazioni straniere.
D'altronde, Ginny Weasley, fin dai tempi di Hogwarts, era da sempre stata un'affarista nata. Era solita gestire ogni tipo di scommesse, naturalmente, all'insaputa dei professori e dello stesso preside. Dal Quidditch alle relazioni amorose tra gli studenti. Gli faceva decisamente paura, dato che si trasformava in una ragazza maledettamente cinica e senza scrupoli. L'ultima scommessa che la portò alla ribalta fu altrettanto ecclatante.
Chi, tra Harry Potter e Ron Weasley, l'avrebbe avuta vinta su Hermione Granger?
Perfino lui, un Malfoy, aveva versato una somma di denaro, partecipando alla scommessa. Niente di meno che cinquanta Galeoni suonanti. Aveva puntato tutto su di Harry Potter con la vaga speranza che, almeno una volta nella vita, lo Sfregiato gli portasse fortuna.
Draco abbassò lo sguardo su James. Quel bambino era la testimonianza lampante che lui, quella scommessa, l'aveva vinta in pieno.
L'uomo sollevò nuovamente gli occhi, fissando l'atrio del grattacielo che ospitava la sua impresa. Non si stupì dei primi sguardi che, sorpresi, lo fissavano dalle loro postazioni di lavoro.
Con estrema eleganza, Draco si avvicinò al bancone centrale, dove una donna corpulenta sedeva tra una marea di scartoffie. Vedendo sopraggiungere il Presidente, si rassettò alla meglio i capelli, sfoderando un sorriso con le labbra pesantemente marcate da un rossetto violaceo.
"Buongiorno Signorina Purple." Disse, senza tralasciare una punta di ironia all'associazione nome-rossetto.
"Buongiorno a lei, Presidente." Rispose, con una voce talmente stridula che lo stesso James la osservò esterrefatto.
Lo sguardo indagatore della donna, cadde subito su James, in parte nascosto dal bancone di legno.
Giudicando quell'espressione curiosa come un'offesa alla sua persona, Draco simulò un colpo di tosse, richiamando all'ordine la Signorina Purple. Se, dapprima, aveva avuto l'intenzione di lasciare James a quella donna, l'uomo dovette astenersi da quella idea. Neanche un Potter meritava una punizione simile. Inoltre, se James avesse sofferto di disturbi mentali in futuro, Ginevra avrebbe incolpato lui e non certo Miss Purple. Mentre camminava oltre la Reception, diretto al punto di Smaterializzazione, Draco si appuntò mentalmente di scegliere con cura i propri impiegati la volta in cui ce ne fosse stato di bisogno.
Il grattacielo della Malfoy Corporation contava di venti piani: l'Amministrazione, l'Editoria per i Comunicati Stampa, gli uffici degli impiegati e dei segretari. L'ultimo piano era il luogo dove Draco Malfoy deteneva il potere.
Alla sua Apparizione, numerosi impiegati in quel piano lo salutarono cordialmente, chinando leggermente il capo al suo passaggio e non potendo fare a meno di abbassare lo sguardo per notare James aggrappato alla mano del loro Presidente. Di volta in volta, Draco veniva fermato da persone che richiedevano la sua firma per contratti, concessioni e documenti varie. Solo in quell'occasione, l'uomo lasciava andare la mano del piccolo James, in parte tramortito da quel trambusto affollato.
Dopo un quarto d'ora abbondante, Draco raggiunse la porta del suo ufficio e senza fermarsi, richiamò l'attenzione della propria segretaria.
"Parkinson. Nel mio ufficio. Subito."
Senza attendere un attimo, una donna si portò in piedi da dietro una scrivania e seguì il Presidente all'interno dell'enorme stanza che funzionava da ufficio. Aveva un'espressione visibilmente sorpresa.
Una volta entrato, Draco lasciò andare la mano di James, e si diresse a grandi passi verso la sua scrivania di mogano.
"Siediti." Disse al bambino, indicando una delle poltrone di fronte a lui. James, in silenzio, andò a sedersi come gli era stato ordinato, sprofondando nella pelle nera della poltrona.
Nel mentre, Pansy Parkinson, fece irruzione nella stanza, trasportando una serie di fascicoli rilegati. Giunta alla scrivania di Draco, abbassò perplessa lo sguardo su James.
"E' James Potter." La precedette Draco, che, senza guardarla, prese ad estrarre dei plichi dal cassetto della scrivania.
"Potter? Il figlio di Harry Potter?"
"Quanti Potter conosci nella tua vita, Pansy?"
La donna sussultò. "Scusa."
Draco si afferrò il capo tra le mani, puntellando i gomiti sul tavolo. "Ok, novità?"
Fissando sempre James, Pansy allungò i fascicoli a Draco che li afferrò senza badare troppo alla donna.
"La Nott Import-Export ha aumentato il prezzo di vendita."
A quella notizia, Draco sbuffò. "Che diamine ha in mente quello scemo?" Sibilò, riferito all'ex compagno Serpeverde.
"A quanto ho capito vuole metterti i bastoni tra le ruote."
Draco sbatté i fascicoli sulla scrivania, fissando per la prima volta Pansy.
"Non puoi fare niente?"
Pansy arcuò un sopracciglio, finemente truccato. "Fare cosa?"
"Andare a cena con Teo. Da lì poi nasce cosa e tu cerchi di convincerlo ad abbassare il prezzo."
"Draco!" Esclamò, indignata Pansy.
"Era solo un'idea."
"Bene. Scordatelo." Ringhiò la donna.
Draco sferrò un sorriso emblematico. "Pansy. Devo forse ricordarti che sei la mia segretaria?"
"Appunto. La mia vita privata non ha niente a che fare con il mio lavoro."
"Anche Ginevra pensa che sareste una bella coppia."
Pansy fissò Draco, trattenendosi. Quando c'era in gioco Ginevra, doveva stare decisamente attenta. "Grazie. Ma preferisco tutt'altro tipo."
Draco fissò James ed infine ghignò. "Andiamo, non sei curiosa di sapere perché il figlio di San Potter si trova qui?"
Colta di sorpresa dal repentino cambio di argomento, Pansy si morse le labbra, indecisa su come rispondere. Certo che era curiosa, terribilmente curiosa, ma con Draco Malfoy bisognava stare estremamente attenti.
"Può darsi." Divagò la donna.
"O lo sei o no." Disse Draco.
"Sì."
"Te lo dico se ceni con Teo."
"Neanche per sogno!"
"Ti aumento lo stipendio."
"Ho detto di no."
"Ti regalo un guardaroba di Valentino."
"N-no." Tentennò Pansy. Valentino!
"Una collana di Swarowski."
"Draco..."
"Un viaggio alle Maldive. Tutto pagato ovviamente."
Il silenzio della donna fece arricciare verso l'alto le labbra di Draco.
"Allora?"
"Se- se è solo per una cena..."
"Ovvio." Disse, trionfante, Draco.
Pansy roteò gli occhi. "E va bene!"
"Molto bene. Ah, Pansy?" La richiamò Draco, guardando l'agenda degli appuntamenti.
La donna si voltò una seconda volta. "Sì?"
"Potresti darmi un'occhiata a James mentre tratto con Zabini?"
"IO?"
"Sì."
"Draco, mi stai chiedendo di fare da baby-sitter al figlio dei Potter?" Domandò, allibita, Pansy.
"Esattamente."
"Per Merlino!... NO."
"E' un ordine."
"Ma-"
Draco sfoderò il suo infallibile sorriso, della serie Dì-di-no-e-ti-licenzio che convinse Pansy.
"Torna qui tra dieci minuti."
Pansy annuì e scomparì dalla stanza. Draco rivolse nuovamente l'attenzione sui suoi fascicoli.
"Chi è Teo, zio Draco?" Domandò James, la prima volta in quel giorno.
"Un'amico stupido." Gli rispose Draco, senza sollevare lo sguardo dai suoi fogli.
"Perché?"
"Perché cosa?"
"Perché stupido!" Sbottò, James.
"Perché è scemo." A quella risposta, James incrociò comicamente gli occhi.
Draco godette del silenzio del bambino solo per cinque minuti, dopo i quali James tornò alla carica.
"Zio Draco, posso farti una domanda?"
"See." Biascicò Draco, senza dedicare molta attenzione al bambino.
"E' vero che i bambini nascono quando mamma e papà si annusano?"
A quella parole, i fogli scivolarono dalle mani di Draco, che, a bocca aperta, aveva alzato lo sguardo sul bambino.
"C-c-come scusa?"
James guardò Draco con uno sguardo di sufficienza che ricordò, all'uomo, molto suo padre. Gli stava dando dello stupido.
Ricomponendosi dalla sorpresa, Draco tossì. "Cough."
"Allora?" Insistette James.
"Ehm, moccioso... queste cose dovresti domandarle a tuo padre."
James arricciò il naso. "Papà mi ha detto che mamma lo ha annusato ed io sono nato!"
Draco spalancò gli occhi. Potter era idiota o cosa?
"Ehm-dunque-"
"Non lo sai?" Domandò petulante James. "Papà sa molte più cose di te!"
A quella frase, Draco si incendiò di rabbia.
"Tzè! IO so molte più cose di POTTER! Semmai!"
"Ma non mi sai rispondere!" Sbottò il bambino ostinato.
Draco si accasciò contro lo schienale della poltrona, passandosi una mano tra i capelli.
"Dunque-" Prese a dire, mettendo in moto la sua scarsa fantasia. "L'annusarsi, come lo chiama tuo padre, è solo una parte della- della cosa... lì."
Santo Merlino! Cosa si era ridotto ad inventare!
James sollevò un sopracciglio, perplesso. "Perché?"
"Ci sono altre cose..."
"Cosa?"
"Oh, bhè."
"Zia Ginny aspetta un bambino. Vuol dire che vi siete annusati?"
Draco arrossì di colpo. "Cioè. No. Sì. Un po'... ma NON CI SI ANNUSA SOLO."
"Ah, no?"
"No."
"E cosa si fa?"
"Ci... ci si stringe la mano!" Draco si diede del deficiente per l'uscita. James non gli avrebbe mai creduto.
"Oh. Anche zia Ginny mi ha detto così.
"Da-davvero?" Draco ricordò l'imbarazzo della moglie quel mattino.
"Zio Draco?"
"Sì?"
"Vuol dire che se prendo per mano una bambina... la metto incinta?"
Draco sussultò. Ma che razza di mente contorta e precoce aveva James Potter? "No. No, certo."
"Io non tocco le bambine. Mi fanno schifo."
"Vedrai che da grande avrai tutt'altro opinione." Disse Draco, riavendosi.
"Quando?"
"Hum. Verso i tredici anni."
"Le toccherò?" Disse, ripugnato James.
"Eccome." Draco sorrise divertito.
Dopo un attimo di silenzio, James continuò. "Ci si annusa, ci si stringe la mano e poi?"
"E poi lo scoprirai da solo." Concluse Draco.
"Ma io lo voglio sapere ora! Come faccio se metto incinta una bambina?"
Draco si trattenne dal ridere. "Oh, non succederà, vedrai."
James non parve convinto, ma rimase in silenzio. E con grande sollievo di Draco non riprese più l'argomento.