Neverending Milky Way
Personaggi: am: inuyasha, am: kaede, am: kagome, am: miroku, am: sango
Rating: Giallo
Genere: Avventura, Azione, Romantico
Numero Capitoli: 17
Introduzione: Sequel di Ritorno al Passato. Quindici anni, quasi sedici, sono trascorsi dalle vicessitudini di Inuyasha e Kagome. Kaeru è cresciuta e custodisce dentro di sè due entità distinte: quella umana e quella demoniaca. A quale delle due rivolgerà il proprio cuore?
07, Gioco scoperto
Si infilò la parte superiore della sua veste, facendo attenzione alle ferite non del tutto cicatrizzate. Affondò la lama della propria arma nell'acqua, tingendola lievemente di un colore rosato. Infine, allacciata alla vita, lanciò un ultimo sguardo alla carcassa del demone che aveva ucciso. E con quello il numero delle sue vittime aveva raggiunto un valore elevato, mentre lui era sempre vivo e vegeto. Fortuna e abilità nel maneggiare un'arma gli avevano spesso salvato la pelle da scontri molto più pericolosi. Andava fiero delle proprie vittorie, perché esse contribuivano a sanare la vendetta che pretendeva da quegli esseri immondi. Sua madre e suo padre affermavano che non tutti i demoni uccidevano per piacere. Ma le loro parole gli erano del tutto indifferenti, perché lui credeva solo a ciò che vedeva e ciò che vedeva erano esseri demoniaci che ammazzavano, godendo del sangue delle loro vittime.
Fissò infastidito l'armatura che avvolgeva il proprio braccio. Sì, il suo era un odio profondo e difficilmente cancellabile.
Con quei pensieri tornò all'entrata della caverna, ma non si sorprese di trovarla vuota. Quella ragazza aveva agito in modo molto strano, facendo crescere in lui uno strano sospetto. Non sapeva nemmeno cosa sospettasse di lei e questo, l'aveva parecchio infastidito.
Si lasciò cadere a terra; l'esterno appariva tetro e scuro come quando erano entrati nell'antro. Se lei era davvero là fuori, avrebbe incontrato un destino molto amaro. Ma non gli importò, in fondo gli aveva salvato la vita per ben tre volte, senza ottenere dei ringraziamenti decenti. Inoltre, l'aveva avvertita sui pericoli che si celavano in quelle profondità selvagge, quindi tanto peggio per lei.
Smise di pensare, sentendo un rumore esterno. Si alzò in piedi, mentre le catene che legavano l'arma al suo fianco presero a tentennare ritmicamente. Probabilmente si trattava di un demone in cerca di un rifugio. Ghignò, non era disposto a condividere quella caverna con nessuno. Si appoggiò alla parete rocciosa, adagiandovi con cura la propria schiena e attese l'entrata del demone, per coglierlo alle spalle.
"Vuoi uccidere anche me?" Kaeru osservò la punta della lama a pochi centimetri dal suo collo.
Aki si riscosse completamente, lasciando cadere a terra la falce e si ritrasse di un passo. Si lasciò cadere all'indietro, scivolando a terra con la schiena premuta contro la roccia. Kaeru osservò i suoi occhi grigi, atoni e sorpresi. Infine spostò lo sguardo sulla mano che aveva impugnato l'arma: tremava leggermente.
La s-stavo per-
"Tieni." Kaeru si era chinata verso di lui, porgendole l'arma. Aki la guardò maggiormente sorpreso... stava per essere uccisa per mano sua, nonostante tutto aveva mantenuto un'aria di assoluta freddezza.
"Io-"
"Non fa niente, dopo oggi non mi sorprendo più di niente." Kaeru sorrise al ragazzo.
"Mi dispiace." Cazzo, mi dispiace? La stavo per ammazzare!
"Spogliati."
Aki sollevò imbarazzato lo sguardo su Kaeru, ma non notò lo stesso rossore nel viso.
"C-che... se ti vuoi vendicare sappi che-"
Solo allora Aki notò che la ragazza stringeva un fascio di erbe in una mano. Alzò un sorpracciglio perplesso.
"Queste sono erbe curative," disse Kaeru adagiandole a terra ," se messe a contatto con le tue ferite, possono rimarginarle."
"Guarda che-"
"Sono esperta in queste cose." Lo precedette Kaeru. "E se ti dico che funzionano... puoi crederci."
"E' per questo che sei uscita?" Domandò stralunato Aki.
"No, per prendere una boccata d'aria. Certo che sono uscita per raccogliere queste! Consideralo un modo per sdebitarmi. Non posso offrirti altro."
Il ragazzo rimase in silenzio, vergognandosi per i brutti pensieri che aveva formulato su di lei. In fondo, era tornata nella foresta, rischiando nuovamente di essere attaccata da qualche demone e tutto, solo per prendere delle erbe con cui curare le sue ferite. Ferite che, tra l'altro, aveva intravisto per breve tempo. Si sfilò la maglia, stringendo i denti quando la stoffa ruvida sfregò contro le ferite vive. Obbedì al comando della ragazza di voltarsi, dandole le spalle. Sentendo il tocco gentile delle sue dita sulla sua pelle, ebbe come la sensazione di sentirsi molto bene. Probabilmente era solo suggestione, suggestione dettata dallo stato confusionale in cui era sprofondata la sua mente.
Kaeru fece scorrere lo sguardo sulla schiena di Aki. Erano ferite parecchio diverse da quelle che era solita curare. I contadini riportavano molto raramente simili tagli, ma era sicura delle proprie doti curative. Separò il fascio di erbe in singoli mazzetti, ne avvolse uno attorno alle dita e toccò una delle ferite.
"Forse ti farò un po' male."
"Non importa." Disse Aki, rilassando le spalle.
Kaeru annuì non vista, e prese a strofinare leggermente le dita sopra il taglio. Sentì i muscoli del ragazzo irrigirsi sotto al suo tocco. Ripetè quell'azione su gran parte delle ferite della schiena, infine chiese ad Aki di voltarsi.
Sul petto erano presenti un numero di tagli di gran lunga superiore.
"Quanti ne hai uccisi di demoni per essere ridotto così?" Domandò, senza sollevare lo sguardo.
"Parecchi. Ne ho perso il conto."
Kaeru si inumidì le labbra, chissà come avrebbe reagito, sapendo della sua natura. O almeno, parte della sua natura. Ma non poteva fidarsi completamente di lui, benché gli dovesse la vita per ben tre volte. Perché aveva visto, aveva visto una delle sue ferite rimarginarsi del tutto. E aveva letto il sospetto nei suoi occhi. Certo, con quell'aspetto nessuno avrebbe mai pensato che era figlia di un mezzo demone.
"Uccidi demoni. Conosco una persona che lo fa, conosco il motivo che la spinge a farlo. Il tuo quale sarebbe, se è lecito saperlo?" Domandò Kaeru, facendo incontrare il suo verde con il grigio di lui. Lo vide sorridere divertito.
"E ti importerebbe?"
"Curiosità." In realtà, voleva solo conoscere il motivo che spingeva gli esseri umani a odiare quelli della sua specie. Perché uccidevano esseri deboli come loro? Non era solo per questo. Sapeva che ognuno aveva una motivazione personale che lo spingeva a comportarsi in quel modo ostile. Non si aspettava di essere accettata, semplicemente voleva sapere e, possibilmente, comprendere.
"Spiacente, ma preferisco non parlare." Disse infine lui, distogliendo lo sguardo. Kaeru toccò l'armatura argentata che copriva per intero il braccio del giovane.
"Questa, centra qualcosa?"
Aki ritrasse il braccio, sottraendosi al tocco della ragazza. Rimase a fissare Kaeru, mentre una sensazione di sconcerto prese a sommergerlo. Cosa c'era in quella ragazzina che non andava? Perché aveva lo sguardo di chi sembrava averlo dannatamente compreso? Ebbe paura. Ma non la stessa paura nel ritrovarsi di fronte a un demone più forte, la paura di sapere i propri sentimenti scoperti, nudi, di fronte a una persona conosciuta sì e no qualche ora prima.
Kaeru, intuendo l'agitazione nel ragazzo, tornò alle sue ferite.
Aveva notato la sua reazione. La reazione di una persona che non voleva scoprirsi di fronte a nessuno. Lo stesso comportamento che spesso assumeva suo padre... dimostrarsi forti, privi di debolezze, solo per soppianare l'ondata dei propri sentimenti. Cosa che più o meno faceva anche lei.
"Invece tu che facevi da sola?"
"Spiacente, ma preferisco non parlare." Lo imitò, senza nemmeno guardarlo.
Aki rimase in silenzio. In realtà non era quella domanda che voleva rivolgerle. Voleva sapere se si era ferita veramente e se sì, perché quel taglio era completamente scomparso.
"Fatto!" Esclamò Kaeru, dando una piccola pacca sulla spalla di Aki.
"AHIO! Mi fai male!"
Kaeru lo guardò perplessa. "Strano, quale ferita ti fa male?"
"Uh?" Aki concentrò tutti i suoi sensi sulla parte superiore del proprio corpo, sorprendendosi non poco. Sia i bruciori che le fitte provocate dai tagli erano completamente spariti.
"P-pazzesco! Come ci sei riuscita?!"
Kaeru si alzò. "Basta conoscere le erbe giuste. Ho imparato da una brava maestra." Al pensiero di Kaede, Kaeru sorrise dolcemente.
"Maestra?" Domandò Aki, notando l'espressione della ragazza.
"Sì, una vecchia sacerdotessa."
"Oh."
"Inoltre sono abituata a prendermi cura della gente, mia madre è una sacerdotessa." Si sbilanciò Kaeru.
Aki la guardò, parzialmente ammirato. Così la madre di questa mocciosa è una sacerdotessa, eh?
In effetti, osservandola attentamente, emanava una luce strana, quasi pura. Davvero, non poteva essere chissà quale essere malvagio. Adesso ne aveva avuto anche conferma. Apprezzando il fatto che la ragazza si fosse sbilanciata così tanto, decise anche lui di parlare.
"Stavo tornando al mio villaggio... La Foresta è la via più breve per raggiungerlo. Poi ho visto il fuoco e ho pensato che poteva trattarsi di un demone."
"Davvero?!"
Aki alzò un sopracciglio perplesso, mentre Kaeru tossicchiò, spostando lo sguardo. "Cioè, pensi davvero che tutto questo sia opera di un demone?"
"Quasi certo." Si corresse lui.
"Per quale motivo un demone dovrebbe infiammare la foresta?"
Aki sorrise emblematico. "Per la stessa ragione per cui esiste."
Stavolta fu Kaeru ad osservarlo perplessa. "Quindi pensi che i demoni esistino esclusivamente per uccidere gli esseri umani." Il ragazzo non rispose, si limitò a farle un cenno con il capo.
Kaeru fece un passo indietro. Quel ragazzo, Aki, sembrava conoscere molte cose sui demoni, su di loro. Mentre lei non sapeva niente, ignara di tutto. Come doveva sentirsi? Adirata, rattristata?
"Forse... dovremmo dormire."
Il tono freddo di Kaeru non passò inosservato al ragazzo. Si sedette dalla parte opposta, raccogliendosi le gambe al petto. Abbassò il volto, posando la fronte sulle proprie ginocchia, chiuse gli occhi, lasciando che i lunghi capelli le avvolgessero le spalle.
Doveva dormire, altrimenti i pensieri avrebbero preso il sopravvento.
Fu svegliata da una mano forte attorno al suo braccio. Aprì gli occhi, non del tutto desti, cercando di mettere a fuoco il volto di colui che la stava strattonando. Non si sorprese di incontrare gli occhi grigi di Aki. Quando si accorse di averla svegliata, riuscendo nel suo intento, il ragazzo fece un passo indietro osservadola con disapprovazione.
"Muoviti."
"Buongiorno anche a te." Disse Kaeru con tono sarcastico. Il ragazzo rispose con una smorfia. La ragazza sollevò lo sguardo, percependo la strana agitazione di Aki e non poté fare a meno di domandarsi cosa turbasse il ragazzo di prima mattina. Oh, perché credeva che fosse mattina. Lanciò uno sguardo all'esterno, trovandolo esattamente come quando si era addormentata.
"Dobbiamo andarcene, non siamo al sicuro."
"Motivo?" Domandò lei, rassettandosi lo yukata polveroso.
"Sopravvivere, ti sembra valida come motivazione?" Kaeru sollevò un sopracciglio. Tutta quell'ironia non le andava molto a genio appena sveglia. Scrollò le spalle, portandosi dei ciuffi di capelli dietro alle spalle.
"Come vanno le ferite?" Domandò ad Aki, mentre quest'ultimo si affacciava con circospezione all'entrata della grotta. Il ragazzo non le rispose, si limitò a farle un cenno con la mano. Uomini, pensò Kaeru. Pur di non ammettere che stava bene, grazie al suo aiuto, si sarebbe fatto uccidere da un demone. Ne era certa.
"Quando dormivi un gruppo di demoni è passato davanti alla caverna."
"Demoni?"
"Sì, demoni." Disse Aki scocciato.
"E non ci hanno... percepito?" Domandò Kaeru, fingendosi interessata.
"No, ma è stata solo una questione di fortuna. Quindi dobbiamo andarcene."
Kaeru sorrise a quell'affermazione. "Perché parli al plurale? Mi sono forse persa qualcosa?" Aki si voltò a guardarla, per la prima volta senza sapere cosa rispondere.
"Bè... io..." Kaeru sollevò nuovamente gli angoli della bocca, soddisfatta.
"Lascia perdere. Vogliamo andare?" Domandò tranquillamente. Benché l'idea di rimanere ancora con Aki non l'allettasse poi molto, aveva dovuto ammettere che il ragazzo era forte e tale forza poteva essere sfruttata a proprio vantaggio. Entrambi uscirono dalla caverna, Aki camminava di fronte a lei con l'arma saldamente impugnata nella sua mano, per prevenire l'attacco a sorpresa di qualche demone.
"Il fuoco... ho come l'impressione che il calore sia diminuito." Alle parole di Kaeru, Aki sollevò lo sguardo verso l'alto.
"Può darsi, ma il cielo non accenna a farsi vedere."
Kaeru abbassò lo sguardo e parve riflettere. "Dove stiamo andando di preciso?" Dopotutto, lei era sempre alla ricerca di suo padre.
"Al centro della foresta c'è un lago. Ho intenzione di andare lì." Aki non si voltò, semplicemente continuò a camminare.
"Pensi che lì ci sia il demone che ti interessa?"
"No, è solo un modo per potermi orientare. Non arriveremo mai a niente continuando a girovagare in questo modo."
Kaeru osservò le spalle muscolose del giovane. Si stava non poco sorprendendo del fatto che Aki includesse anche lei nei suoi discorsi, in fondo, il ragazzo non poteva certo avere idea delle sue intenzioni. L'unica cosa di cui era certa, era il fatto che doveva mantenere la propria identità demoniaca ben nascosta, solo per evitare di essere attaccata una quarta volta.
Immersa in tali pensieri, non si accorse che Aki si era fermato e, di conseguenza, andò a sbattere contro la schiena del ragazzo.
"AHI! Perché ti sei fermato?!" Disse, strofinadosi con una mano la punta dolorante del naso. Senza ottenere alcuna risposta, Kaeru si sollevò un poco sulle punte dei piedi, per vedere oltre la schiena del giovane. Si allarmò nel constatare che un enorme essere, demone probabilmente, stava tagliando loro la strada con un ghigno non del tutto amichevole.
"Mhm, due mocciosi soli soletti..." Cantilenò il demone.
Kaeru ingollò pensantemente. Adesso che lo guardava attentamente, il demone era di dimensioni molto grandi e stava comodamente seduto su un qualcosa molto simile ad una nuvola. Aveva un occhio bendato da una toppa nera, mentre l'altro, scoperto, era di un rosso accesso. Mostrava una fila di denti molto aguzzi, alcuni dei quali parevano marci. Il suo corpo era protetto da un'immensa corazza verde che lo rendeva invincibile. Kaeru non capiva a quale spirito tale demone appartenesse. Non aveva orecchie canine come suo padre, nè le fisionomie di una semplice donnola. Solo una coda, che a malapena si poteva distinguere da dietro la sua schiena.
Aki impugnò la sua arma, mostrando un sorriso di sfida.
Il demone parve intuire le sue intenzioni, ma non si mostrò molto preoccupato. "Uh, uh, giovanotto... pensi forse che una simile arma sia in grado di battermi?"
"Non pretendo di sapere," sorrise di rimando Aki ," so solo che ne ha fatti fuori parecchi."
Kaeru guardò allarmata il ragazzo, non le sembrava il caso di provocarlo.
"Mhm, c'è anche una mocciosa."
Kaeru, dietro Aki, si bloccò di colpo, sentendo l'attenzione del demone concentrata su di sè. Aki osservò lo sguardo lascivo del demone, intuendo probabilmente le intenzioni del demone.
"Se vuoi salva la vita, moccioso, potresti cedermi quella ragazzina." Disse il demone, osservando di nuovo Aki.
"E cosa se ne farebbe uno come te di un essere umano?"
Il demone osservò Aki per qualche secondo, scoppiando poi a ridere. Il ragazzo lo guardò confuso.
"Moccioso, non dirmi che non ti sei accorto di niente."
Kaeru, a quelle parole, si morse il labbro inferiore.
Aki aggrottò la fronte. "E di cosa, sentiamo."
Il demone parve sorridere, mostrando la sua fila di denti. Fissò Kaeru con molto interesse. "Tu sei la figlia del demone Inuyasha, non è vero?"
Aki nemmeno si voltò.
Notando il silenzio della ragazza, il demone continuò. "Tu non sei affatto un essere umano."
Mhm, qual era quell'espressione che sua madre era solita usare, delle volte?
Ah, sì, adesso ricordava.
"Touché."