Neverending Milky Way
Personaggi: am: inuyasha, am: kaede, am: kagome, am: miroku, am: sango
Rating: Giallo
Genere: Avventura, Azione, Romantico
Numero Capitoli: 17
Introduzione: Sequel di Ritorno al Passato. Quindici anni, quasi sedici, sono trascorsi dalle vicessitudini di Inuyasha e Kagome. Kaeru è cresciuta e custodisce dentro di sè due entità distinte: quella umana e quella demoniaca. A quale delle due rivolgerà il proprio cuore?
05, Incontri più o meno spiacevoli
Arrestò la propria corsa, riprendendo un poco di fiato. I suoi occhi l'avevano tratta in inganno, perché la Foresta era molto più lontana di come appariva. Sentiva il calore delle fiamme sulla sua pelle, man a mano che si avvicinava alla fitta boscaglia; il fumo, con il suo odore acre, aveva quasi completamente coperto il cielo stellato di quella notte, mentre la Foresta emetteva dalle sue profondità rumori striduli e agghiaccianti. La maggior parte dell'area era sommersa da scricchiolii violenti, provacati dai legni degli alberi, piegati di fronte a quelle fiamme voraci. Fece scorrere lo sguardo lungo tutto il perimetro visibile della Foresta, cercando anche una sola piccola fessura, tra le sterpi, in cui poter passare. Non sapeva esattamente quale direzione avesse preso suo padre, semplicemente, avrebbe usato il proprio intuito. Durante la sua corsa, aveva ulteriormente pensato a ciò che aveva fatto; e tutto le era apparso assurdo. Per una sola, semplice conferma, aveva deciso di buttarsi alle spalle la sicurezza del villaggio; era scappata davanti a sua madre, senza darle nessuna spiegazione in merito e aveva seguito suo padre, senza nemmeno sapere la direzione esatta che aveva preso. E solo perché voleva sapere da lui il significato di quel gesto, di quella dimostrazione di affetto. Se Inuyasha avesse davvero voluto riportare alla luce lo Shikon, a scapito di lei e sua madre, non avrebbe mai agito a quel modo, nè avrebbe baciato la madre prima di dirigersi verso la Foresta. A parte questo, lei continuava a darsi della stupida, avendo scelto il momento meno appropriato per trovare una risposta a simili interrogativi; e in quel momento, mentre osservava la luce violastra a poca distanza, si sentiva inerme.
Kaeru sospirò, infondendosi un poco di coraggio prima di riprendere a camminare. La Foresta non era propriamente un luogo tranquillo, nascondeva insidie e pericoli... o almeno questo era ciò che raccontavano i vecchi del villaggio. Ma lei non aveva nessun motivo per non credergli, visto quanto cupa e tetra quella sterpaglia appariva. Osservò che l'erba, nelle vicinanze del bosco, diveniva sempre più rada, lasciando posto a un terreno brullo e secco. A detta di alcuni, la Foresta aveva una vita propria, pertanto anch'essa traeva in qualche modo il proprio nutrimento. A detta di altri, era talmente intrisa di malvagità che tutti gli esseri deboli perivano sotto l'influsso dell'aura negativa.
"Trovato!"
Con le mani, allargò un gruppo di sterpi che, come comprese dopo, era dotato di spine aguzze. Imprecò, notando il sangue fuoriuscire dalle piccole ferite, ma prestò solo attenzione al passaggio che si stava costruendo. In fondo, essere immortale non era poi qualcosa da disprezzare. Fece un passo in avanti, lasciandosi indietro i rovi. Osservò il mondo dentro quella boscaglia: benché notte, i suoi occhi erano in grado di distinguere la forma degli alberi ed eventuali percorsi da intraprendere. E ciò la lasciò un poco perplessa, mentre si stroppicciava gli occhi con veemenza. Poteva vedere e questo, al momento, le era sufficiente.
Poi, un pensiero improvviso, le fece fare una smorfia. Aveva totalmente dimenticato che, in caso di attacco, era completamente indifesa e ancora meglio, non aveva la minima idea di come difendersi. Anche se non poteva morire, poteva soffrire e il dolore era l'ultima cosa che voleva sperimentare. Abbassò lo sguardo alla ricerca di un'arma, pur sapendo che era impossibile trovarla. Difatti, non la trovò.
"Magnifico." Sbottò, decidendo comunque di proseguire.
Si mosse con cautela, tentando di evitare i profondi avvallamenti del terreno, cercando di scorgere i tranelli che la Foresta offriva ai suoi visitatori, illudendoli con il suo manto di foglie morte. Le radici degli alberi fuoriuscivano a tratti dal terreno, rendendolo difficile da percorrere. La parete legnosa degli alberi gemicava, lasciandole le mani bagnate di una sostanza vischiosa che a stento riusciva a sopportare. Di tanto in tanto, il suo cuore mancava di un battito nel sentire fruscii sommessi o il verso emesso da gufi e civette notturne. Nonostante tutto, continuava a camminare, dimostrando di avere una determinazione a lei del tutto sconosciuta.
Infine, raggiunse le rive di un piccolo ruscello. L'acqua vi scorreva tranquilla, come incurante del fuoco che divampava dal lato opposto della Foresta. Si guardò ai lati, cercando di scorgere una fila di sassi che le permettese di attraversare quel fiordo.
Perfetto, dovrò bagnarmi
sospirò, costatando di non avere altra scelta.
Sollevò un poco la parte inferiore del proprio yukata, sentendo l'acqua gelida bagnarle un poco i piedi. Fu una sensazione che la fece rabbrividire. Cercò di mantere un equilibrio stabile, evitando di scivolare.
Dopo un po' che camminava, Kaeru si fermò, afferrandosi le braccia con entrambe le mani. Improvvisamente, aveva iniziato a tremare, la schiena, le gambe, venivano scosse da tremiti che non comprendeva. Era quanto mai assurdo, il fuoco divampava e lei... come poteva sentire freddo?
Stette assorta, come in trance, e comprese che la Foresta, attorno a lei, era calata in un muto silenzio. Se prima potevano udire deboli sussurri, i sensi di Kaeru in quel mentre non percepivano niente se non il suono emesso dal respiro della ragazza.
Infine, una sferzata di aria gelida le sfiorò il viso, accompagnata da un piccolo dolore alla tempia destra. Per lo spavento, Kaeru cadde a terra e raggiunta la testa con una mano, vide un poco di rosso macchiarle le dita.
Sangue? Realizzò.
Si strusciò la mano sul fianco, lasciando una piccola striscia rossa sulla stoffa del proprio yukata. Il liquido scarlatto scivolò lungo il suo viso, fino a raggiungere la base del collo. Infastidita, si pulì con un lembo della manica.
Sollevò lo sguardo, cercando di intravedere cosa l'avesse ferita.
Il cuore era in un tumulto di battiti, troppo forti per essere calmati. Kaeru decise di rimanere immobile, sentendo i capelli aderire alla fronte a causa della sudorazione improvvisa. Attorno a lei, solo il silenzio vigilava. Eppure, non aveva sognato quella sensazione gelida. Ed il sangue non poteva che essere reale.
Le foglie bagnate sopra cui stava, le trasmisero una sensazione fastidiosa. La mano, parzialmente coperta da esse, testava il suolo bagnato e vischioso.
"Ma cosa abbiamo qui?"
Kaeru si voltò di scatto, verso la direzione da cui aveva sentito parlare. Si innervosì ulteriormente, non vedendo nessuno. Eppure l'aveva sentita. Una voce melliflua, flebile, quasi impercettibile.
"C-chi è?" Affondò i denti nel labbro inferiore, cercando di mantenere una calma sempre più vacillante. Spostò lo sguardo ai piedi di un albero; vicino ad una grande roccia, un minuscolo animale sembrava osservarla attentamente.
E' solo una donnola. Kaeru emise un sospiro di sollievo. Infine notò due strisce nere che solcavano, ai lati, il muso del piccolo essere.
Un po' strana, ma pur sempre una donnola. Il suo autoconvincimento era spinto a livelli massimi.
"Un essere umano, allettante." Kaeru sbarrò gli occhi, vedendo la bocca dell'animale aprirsi, per poi richiudersi al termine della frase. La donnala, con un balzo agile, fu sopra il masso.
"Gli essari umani sono sempre così sciocchi, ma estremamente appetibili."
Kaeru aggrottò la fronte, realizzando.
"Sei un demone..."
Una risata molto bassa si elevò nel silenzio, deridendo volutamente la ragazza.
"Mi spiace, tesoro, ma dal momento che mi sei capitata davanti," La donnola prese a crescere, dalle piccole zampe fuoriuscirono artigli molto più affilati, i piccoli denti, dapprima nascosti, fuoriuscirono, mostrando la natura spaventosa di due canini. Il muso dell'animale si allungò, crescendo con il resto del corpo. Gli occhi, dapprima vivaci puntini neri, divennero rosso sangue.
"E' un peccato lasciarti morire. La carne fresca è senz'altro più eccellente di un corpo putrefatto."
"Spiacente di dissentire," Kaeru si alzò ", ma dubito che potrai farmi seriamente qualcosa."
Il demone donnola non si scompose, nè mostrò interesse per le parole della ragazza. Si limitò a sorridere, pregustando le bianche carni di Kaeru. La ragazza, invece, contrariamente alle apparenze, si domandò fino a che puntò potesse spingersi la sua immortalità. Difatti, non si era mai posta l'interrogativo, visto che non era mai stata considerata come nutrimento per demoni.
"Avanti, ragazzina. Se non sarò io a mangiarti, sarà qualche altro animale della foresta. Personalmente, non vorrei privarmi di un pasto così inaspettato."
"Io sono un demone, esattamente come te." Aveva cercato di dare a quelle parole tutto il convincimento possibile. Il demone donnola la scrutò, mettendosi a ridere dopo qualche secondo.
"Non ho voglia di giocare, ragazzina. Ma se proprio ci tieni, dimostramelo."
Kaeru si diede mentalmente dell'idiota. Non poteva dimostrare un bel niente, dal momento che non aveva mai dimostrato di possedere chissà quale forza. E non aveva nemmeno i poteri di sua madre.
Notando la ragazza recalcitante, il demone si mosse verso di lei.
"Come immaginavo, adesso facciamola finita."
Con un balzò, il demone fu sopra di lei. Kaeru sentì la schiena aderire contro il terreno bagnato, mentre il dolore di artigli conficcati le fece mancare il respiro. Liberò un piccolo grido, molto più simile ad un rantolo sofferente. La presa del demone era troppo forte, e lei troppo debole. Socchiuse gli occhi, cercando di attuare una minima resistenza, ma tutto ciò che provò fu l'odore fetido del demone ferirle le narici, mentre gli orifizi del mostro le parvero immensi tanto erano vicini.
Chiuse gli occhi, attendendo da un momento all'altro di sentire quei denti nella carne, ma un leggero tonfo e un peso eccessivo, le fecero aprire le palpebre. Si sorprese nel constatare che il suo sguardo non aveva incontrato quello sanguinario del demone. Abbassò le iridi verdi lungo il suo corpo e osservò il muso dello spettro, appena sotto i suoi seni. Sentì una sensazione di calore invaderle il ventre, infine, realizzò che del sangue scarlatto le stava impregnando le vesti. Si sollevò di scatto, impaurita, ma non sentì alcun dolore. Quel sangue non era suo.
A causa di quel movimento brusco, la testa del demone le rotolò a un fianco, staccandosi completamente dal corpo. Kaeru emise un grido, misto a terrore e sorpresa. Si portò le braccia al petto, fissando con sconcerto quello spettacolo deprorevole. Costatando quanto le sue mani fossero macchiate di sangue, si ritrasse indietro, come se il demone fosse ancora vivo ed intenzionato a divorarla. Sentì le lacrime scenderle lungo le guance.
Possibile? Era salva.
"Tutto bene?" Una voce biascicata la fece sobbalzare.
Kaeru sollevò lo sguardo, notando su un ramo la sagoma di una persona. Senza attendere una risposta da parte della ragazza, l'ombra saltò giù, cadendo di fronte a Kaeru che, per la paura, chiuse gli occhi con forza.
Non succedendo niente, Kaeru riaprì gli occhi dirigendoli verso due iridi di un freddo grigio.
"Tutto ok?" Un ragazzo si era leggermente chinato, offrendole una mano. Kaeru lo osservò titubante, rifiutò l'aiuto e si portò in piedi da sola.
"Prima di ringraziarti, hai intenzione di uccidermi?" Domandò fredda.
Il ragazzo la guardò sorpreso, mettendosi a ridere un secondo dopo.
"Non credo. O meglio, non è nelle mie intenzioni. Sei un essere umano, no?"
Kaeru rimase in silenzio. "Sì." Ma non lo credeva veramente.
"E allora il problema non esiste."
Kaeru osservò il suo salvatore. Il grigio freddo dei suoi occhi era stato il primo particolare che l'aveva colpita. Per il resto, sembrava un ragazzo normale. I capelli neri, scompigliati e leggermente ribelli gli davano un' aria trasandata. Indossava abiti molto simili a quelli di suo padre, a differenza che non erano neri, ma di un viola scuro. Lo sguardo di Kaeru cadde sul braccio destro del ragazzo, avvolto da una strana armatura che partiva dalla spalla fino al polso. Il color argento rendeva luminosa tale corazza . La sua mano, invece, impugnava un'arma molto simile a una falce, una lama dall'aspetto ricurvo, a mezzaluna. E doveva essere stata quell'arma a tagliare la testa del demone donnola visto il sangue che la intaccava.
"Allora, grazie." Mormorò, non del tutto convinta di potersi fidare.
"Semplicemente hai un debito con me."
Kaeru aggrottò la fronte. Ok, l'aveva salvata, ma da parte sua finiva lì. Decise di non dare peso alle parole del ragazzo e prese a camminare nella direzione che voleva prendere prima dell'incontro col demone.
"Ehi, ragazzina, l'uscita è di qua."
Kaeru si voltò guardando il ragazzo con sufficienza. "E chi ti ha detto che voglio uscire?" Il ragazzo, a quelle parole, rimase col braccio sollevato nella direzione che aveva indicato come uscita. Sembrava perplesso.
"Credevo che ti fossi persa." Disse, non nascondendo il suo disappunto.
"Bè, non mi sono persa... per lo meno, non ancora." Kaeru si voltò nuovamente, procedendo come era nelle sue intenzioni. Dopo nemmeno qualche metro, si voltò infastidita.
"Si può sapere perché mi segui? Ti ho ringraziato mi pare."
"Sono semplicemente curioso di sapere dove è diretta una ragazzina come te ."
"Non credo che ti riguardi." Kaeru cercò di essere gentile. Sorrise pure.
"Ti faccio presente che la Foresta sta bruciando e che non è l'ideale per una passeggiata." Disse, incrociando le braccia dietro alla testa. Poi abbassò lo sguardo sulla ragazza. Kaeru sentì le guance improvvisamente calde.
"Inoltre stai perdendo sangue."
"Gran parte non è mio." Gli rispose fredda. Il sangue non le importava, in fondo di lì a qualche ora le sue ferite si sarebbero rimarginate. Inoltre aveva detto di essere un'umana, pertanto non poteva mostrare gli effetti della sua guarigione a nessuno... tanto meno ad uno sconosciuto.
Il ragazzo parve perplesso, osservando la ragazza tanto ostinata. I lunghi capelli neri le ricadevano in modo scomposto sulle spalle, la sua pelle bianca e leggermente arrossata era impregnata di sangue. Era convinto che fosse stata ferita. Invece si era alzata come se niente fosse accaduto e se non fosse stato per il suo sguardo impaurito, avrebbe perfino dubitato di aver ucciso un demone. Pur essendo stata salvata, aveva mostrato una certa reticenza nei suoi confronti. Non che gli importasse, ma la cosa lo incuriosiva parecchio.
"Potresti incontrare altri demoni. Il fuoco li spaventa, li rende più violenti del normale."
"Lo so."
Il ragazzo sollevò un sopracciglio. "Non cred-"
"Lo so e basta." Disse con tono di voce determinato. Certo che lo sapeva, condivideva con quegli esseri parte della sua natura. Perché anche lei era spaventata dal fuoco, non mostrata atteggiamenti violenti, ma si stava dimostrando parecchio scontrosa, perfino nei riguardi di un essere umano. Per questo voleva allontanarsi da lui al più presto. Le metteva addosso una strana sensazione, e lei aveva troppa paura.
"Voglio essere sincera." Prese a dire, voltandosi e guardando fisso gli occhi gelidi del ragazzo. "Preferirei stare da sola. Ti ringrazio per l'interessamento, credimi, ma non ne ho bisogno."
"Se incontrerai altri demoni, che farai?" Gli domandò lui, sorprendendosi per tale interessamento.
"Mi lascerò mangiare."
"Spero tu voglia scherzare, ragazzina."
"Smettila di chiamarmi ragazzina, avremo si e no la stessa età."
"Ma non so il tuo nome, ragazzina." Disse, sorridendo provocatorio.
"Infatti, nessuno ti ha chiesto di saperlo."
Fredda la mocciosa, pensò il ragazzo, sollevando gli angoli della bocca.