Neverending Milky Way
Personaggi: am: inuyasha, am: kaede, am: kagome, am: miroku, am: sango
Rating: Giallo
Genere: Avventura, Azione, Romantico
Numero Capitoli: 17
Introduzione: Sequel di Ritorno al Passato. Quindici anni, quasi sedici, sono trascorsi dalle vicessitudini di Inuyasha e Kagome. Kaeru è cresciuta e custodisce dentro di sè due entità distinte: quella umana e quella demoniaca. A quale delle due rivolgerà il proprio cuore?
16, Dentro al Ricordo
“Ho intenzione di ricordare cosa successe dieci anni fa.” Lo sguardo di Kaeru, in quel momento, non sembrava accettare nessun compromesso. Era determinata tanto quanto era grande il disprezzo e la rabbia che Aki sembrava aver accumulato nel corso di quegli anni.
Il ragazzo sollevò un sopracciglio, senza riuscire a trattenere lo scetticismo dal suo sguardo. “Sono ammirato dalla tua determinazione, ma francamente non mi interessa.”
“Interessa a me.” Sbottò Kaeru, rafforzando la stretta della propria mano attorno all'infuso.
“Non sempre la verità è la giusta soluzione.” Disse Aki, affondando le mani nelle tasche del proprio kimono. “Spesso non sapere è un buon compromesso.”
Kaeru sollevò l'infuso a mezz'aria, interponendolo tra loro. Il liquido rossastro oscillò lungo il vetro dell'ampolla per poi fermarsi e tornare ad essere immobile. Sulle labbra della ragazza affiorò un sorriso. “Come ti ho già detto, la tua opinione non mi interessa!” E con un gesto deciso, Kaeru si portò l'infuso alle labbra. Il suo volto si lasciò andare ad una smorfia, complice il gusto amaro della pozione, fino a quando non si sentì scivolare verso il basso ed afferrare allo stesso tempo.
Quando aprì gli occhi non fu come averli aperti davvero. Aki ed il piccolo laghetto erano scomparsi, al suo posto la Foresta Proibita si stagliava all'orizzonte, mentre le sue spalle erano rivolte verso l'ingresso del villaggio. Il sole era ancora nascosto tra le fronde degli alberi, la brezza notturna stava lasciando il passo al cinguettare degli uccelli, che con piroette esperte planavano sul verde dei prati. Dopo qualche secondo di smarrimento, Kaeru si guardò intorno; non notò alcun cambiamento, se non una palizzata indubbiamente più giovane e robusta. Se il Caprifoglio aveva funzionato, se davvero era riuscita ad entrare nei ricordi di Aki qualcosa, di lì a poco, sarebbe successo.
“Non possiamo farlo, Aki-chan!” Una flebile voce infantile protestò con veemenza, mentre suonò affaticata nell'intento di rimanere al passo con qualcuno. Kaeru aderì contro la palizzata esterna, lasciandosi in parte nascondere dagli sterpi che crescevano rigogliosi attorno ad essa. Di lì a poco, due bambini fecero capolino dalla porta del villaggio: una bambina, avvolta nel suo piccolo yukata, stava strattonando la manica del compagno, un bambino dalla carnagione chiara e dai folti capelli scuri.
“Se hai paura, allora non venire, stupida.” Le aveva risposto il bambino, strappando con forza la propria veste dalla presa dell'amica.
Pur non riuscendo a scorgerne il volto, Kaeru non ebbe dubbi sull'identità del bambino. Possibile che quel bastardo fosse così odioso già da piccolo? Sbottò, mentalmente, tornando con lo sguardo alla figura minuta della bambina. Kaeru sorrise, sentendo nascere in lei una profonda simpatia – non che compresione – nei confronti della piccola.
“Se scoprono che ci siamo allontanati, ci puniranno.”
“E che vuoi che me ne importi. Andare a caccia di demoni è di gran lunga più esaltante.”
A caccia di demoni? Kaeru osservò i due bambini allontanarsi furtivamente dal villaggio, notando le due lame a forma di falce che Aki stava trascinando con sé. Ricordando il lavoro di Sango e Miroku non si sorprese della decisione spavalda del figlio. Facendo attenzione a non fare rumore, Kaeru seguì i due bambini ad una distanza sufficiente da permetterle di vedere la direzione che avrebbero intrapreso. Osservando l'andamento goffo della bambina, Kaeru si trattenne dal sospirare. Non riusciva a credere che potesse anche solo esistere un ascendente tale da costringerla a fare ciò che Aki voleva. Quel bambino non sembrava affatto diverso dal ragazzo che aveva conosciuto nei giorni passati.
“Siamo troppo piccoli, ci mangeranno!” Le proteste della bambina attirarono nuovamente l'attenzione di Kaeru, mentre la Foresta Proibita stava divenendo via via più vicina.
“Basta, mi sono stancato di sentirti frignare!” Sbottò il bambino, infastidito. La bambina si fermò di colpo, voltandosi indietro, nella direzione del villaggio. Kaeru rimase immobile, imprecando contro la vegetazione così dannatamente bassa. Quando la bambina tornò a correre dietro ad Aki, Kaeru trasse un sospiro di sollievo. Rivivere quei momenti dimenticati non le portava alla mente nessun ricordo, come se la sua testa si rifiutasse di accettare quell'avvenimento passato. Non ricordava Aki né quell'episodio che la vedeva coinvolta in qualcosa che sembrava spaventarla non poco. Non poter essere padrona dei propri ricordi era qualcosa che stava iniziando a detestare con tutta se stessa. Lei voleva conoscere, voleva sapere la verità; ma non la verità degli altri, la sua verità.
Quando si accorse di essersi pericolosamente avvicinata ai due bambini fu troppo tardi. Questi, fermi ai piedi della Foresta con i piccoli volti puntati verso l'alto, parvero non accorgersi di lei, del suo corpo che distrattamente era passato loro attraverso. Kaeru trattenne un respiro smorzato, mentre osservò il terreno attraverso i palmi della propria mano. Sgranò lo sguardo, sorpresa. Senza perdere di vista i due bambini si chinò ad afferrare un ciuffo d'erba, senza tuttavia avere successo. I fili verdi si spostarono delicatamente come se mossi dal vento, mentre lei percepì null'altro che una leggera sensazione di solletico. Il suo corpo non aveva consistenza e – a giudicare dallo sguardo ignaro del piccolo Aki e di se stessa – non doveva essere visibile agli occhi di nessuno.
“Le tracce finiscono qui.” Mormorò Aki, fissando il terreno con aria afflitta.
“Stavamo seguendo delle tracce?” Domandò la piccola Kaeru, tirando rumorosamente in su con il naso.
“Sì!” Esclamò Aki con un gesto disperato. “Perché ti ho trascinato con me?”
“Lo vorrei sapere anche io!” Sbottò Kaeru, fissando il bambino a poca distanza da lei. Dopo aver realizzato che non sarebbero mai e poi mai stati in grado di vederla, aveva deciso di dare libero sfogo ai suoi pensieri.
“Forza, andiamo avanti.” Disse Aki, facendosi strada con una delle due falci tra gli sterpi del sottobosco.
La piccola Kaeru inghiottì aria, impallidendo. “Non credo che sia una buona idea, Aki-chan. Se ci succedesse qualcosa, mamma e papà non ci troverebbero!” Piagnucolò.
“Allora tornatene pure indietro, a me non importa cosa farai.”
Kaeru osservò gli occhi della bambina diventare improvvisamente lucidi e colmi di lacrime. Che gentiluomo, pensò. Far piangere una bambina così piccola! E fece finta di dare un piccolo pugno sulla testa del bambino totalmente all'oscuro della sua presenza.
Per quanto detestasse ammetterlo, Aki aveva ragione. Voler conoscere un evento che la sua coscienza aveva fatto di tutto per rimuovere forse non era stato un colpo di genio; forse doveva rinunciare, attendendo che qualcosa accadesse e che la riportasse indietro. Mano a mano che si addentravano nella foresta, il volto sconvolto della se stessa di allora le creava un forte senso di disagio ed apprensione, come se all'improvviso venisse a mancare l'incastro corretto. Qualcosa stonava, qualcosa non stava andando nel verso giusto. La Foresta così stranamente silenziosa, i raggi del primo sole che filtravano a stento i rami degli alberi, tutto, tutto di quella situazione stava prendendo una piega avversa. Sentiva il proprio respiro costipato nella gola, il battito del suo cuore leggermente accelerato, affiancato da un secondo battito – più debole ed insicuro – che si accorse essere quello della bambina che le camminava davanti.
Si stupì di quella scoperta, ma preferì non porsi altre domande. Kaeru continuò a seguire i due bambini, fino a quando la piccola se stessa inciampò, cadendo rovinosamente sopra una grande radice. Consternata dal non poter accorrere in suo aiuto, Kaeru osservò la bambina sollevarsi a stento, quando una presa forte e gentile la trascinò completamente in piedi. Sorpresa, la ragazza osservò la figura esile di Aki guardare la se stessa con disapprovazione. “Fa attenzione, stupida. Se cadi e ti spezzi le ossa sarò costretto ad abbandonarti qui.” Disse brusco, afferrandole svogliatamente un mano.
Kaeru, sorpresa per quell'improvviso gesto di accondiscendenza, osservò il piccolo corpo della bambina mentre veniva scosso da piccoli singhiozzi, alternati ai borbottii che Aki che le rivolgeva contro. Era incredibile, ma aveva appena assistito ad un gesto di galanteria nei suoi confronti da parte di un bambino tanto magro quanto scorbutico. Iniziò a pensare al ricatto che avrebbe potuto utilizzare contro Aki in seguito a quella vicenda, quando una luce improvvisa l'inondò completamente. Una piccola radura si stagliava di fronte a loro, interrotta di tanto in tanto da qualche cespuglio di bacche poco assortito. Il cielo sembrava essere un enorme passaggio di nuvole che andavano e venivano, coprendo gli steli d'erba e la corolla dei fiori di sfumature grigie più o meno vivide.
La bocca di Kaeru si schiuse in una O perfetta, mentre veniva rapita dal fascino di quel luogo. “Che meraviglia!” La voce della bambina squittì, esattamente la stessa espressione che avrebbe utilizzato lei.
“Non credevo che la foresta potesse celare posti del genere.” Disse Aki, ammirando compiaciuto il panorama di fronte a lui.
Con uno scatto improvviso, la piccola Kaeru prese a correre verso il centro della radura. “Ka-chan, aspetta!” Esclamò Aki, fallendo nel tentativo di fermarla. Kaeru, ricatapultata alla realtà, vide Aki correre dietro alla bambina, con una mano protesa in avanti. Solo in quel momento, si accorse che la luce del luogo era scomparsa e che un vento strano si era sollevato da terra. Gridò, ma fu inutile. Quei due bambini non erano in grado di sentirla, come nessun'altro del resto.
Intravide la mano di Aki afferrare il colletto del piccolo yukata, trascinando contro di sé la bambina e cadendo assieme a lei sul manto erboso. Corse anch'ella nella loro direzione, ma qualcosa sembrò bloccarla di colpo.
“Ma che succede?” Sbottò Kaeru, ansimando pesantemente. C'era qualcosa di fronte a lei che le stava impendendo di avanzare.
“Aki-chan, che succede?” Piagnucolò la piccola Kaeru, aggrappandosi alla veste del bambino. Aki non rispose, si limitò ad osservare il cielo come se da esso giungesse da un momento all'altro una terribile minaccia.
“Lo abbiamo trovato!” Esclamò, infine, sollevando gli angoli della bocca in un ghigno soddisfatto. La bambina non sembrò rassicurata da quelle parole e di lì a poco iniziò a piangere.
“Smettila, stupida! Così capiranno dove siamo!” La rimproverò Aki, dandole un leggero schiaffo sulla guancia – gesto che non contribuì a calmarla.
“Quando hai a che fare con dei demoni,” Disse una voce metallica nell'aria. “Il silenzio serve a poco. Basta l'odore digustoso della vostra carne umana a renderci consapevoli della vostra presenza.”
Dalla sua postazione, Kaeru sollevò lo sguardo inorridita. “Yamata no Orochi?!” Lo stesso destriero nero dagli occhi color rosso sangue che aveva visto giorni addietro stava volteggiando sopra Aki e la se stessa bambina, mentre il demone che lo domava – Yamata no Orochi – guardava con disprezzo i due umani che aveva trovato. Quando lo sguardo del demone si rivolse verso la bambina, Kaeru non riuscì a trattenere un brivido. Tentò nuovamente di avanzare, ma stavolta il suo tentativo fu respinto da una scarica elettrica che la ricacciò indietro, contro l'erba della radura.
Gli occhi di Yamato no Orochi parvero sorridere. ”Che cosa interessante che ho trovato.” Disse, passandosi la lingua sulle labbra diafane e fissando la piccola Kaeru. ”Tu cosa sei?” Sibilò, comandando al destriero di scendere verso il basso. Intuendo l'intenzione del demone, Aki si parò di fronte alla bambina. ”Cosa vuoi da lei, demone?”
Sorpreso, Yamata no Orochi si lasciò andare ad una risata fredda e tutt'altro che gioviale. Sollevando un braccio, liberò una sferzata di vento che trascinò Aki a qualche metro di distanza dalla piccola Kaeru. ”Tu non mi interessi, umano.” Disse, disarcionando il proprio destriero e fluttuando sopra la piccola Kaeru, che, terrorizzata, prese a trascinarsi lontano dal demone.
”Non così in fretta.” Sibilò, muovendo nuovamente il braccio. Il vento si placò all'improvviso e dalla manica del demone presero a fuoriuscire uno sciame di spettri dalla forma vagamente simile a quella di serpenti.
Uno spettro scivolò all'altezza del fragile collo della bambina, trascinandola indietro al cospetto del demone, mentre con tutte le sue forze la piccola Kaeru tentava di liberarsi dalla presa. Tuttavia, non vi riuscì e cadde malamente ai piedi del demone.
”Tu... tu sei la figlia di Inuyasha.” Non c'era sorpresa nella sua voce, solo una curiosità malcelata.
“Stai lontano da lei!” Esclamò Aki, tornando in piedi e scattando nella direzione del demone. Senza degnarlo di uno sguardo, Yamata no Orochi sollevò nuovamente un braccio, scagliando gli spettri contro il bambino.
Kaeru, bloccata all'inizio della radura, stava osservando la scena impotente. Non riusciva a comprendere ciò che il demone stava dicendo alla piccola se stessa, ma non le parvero delle parole cordiali. Quando la vide cadere a terra provò l'impulso di muoversi in avanti, ma si trattenne per non essere nuovamente scagliata lontano. Non capiva la situazione, ma aveva intuito che quell'incontro era stato tutt'altro che una coincidenza. Yamata no Orochi era al corrente dei due bambini che lo stavano seguendo e l'unico suo intento era stato quello di attirarli in inganno. L'improvviso interesse che il demone sembrava avere nei suoi confronti le fece tornare a mente lo Shikon e tutto, improvvisamente, le sembrò più chiaro.
”Tu sei la figlia di Inuyasha e di quella Miko immortale che era in grado di vedere lo Shikon.” Disse, avanzando verso Kaeru che, paralizzata, rimase ferma ad osservare il demone con occhi colmi di lacrime.
“Voglio tornare a casa!” Piagnucolò Kaeru, iniziando a singhiozzare convulsivamente.
”Mi dispiace, piccola,” Rise il demone. ”Ma non accadrà così presto, non per ora, almeno.”
“Ti ho detto di lasciarla stare!” Urlò Aki, alzandosi a fatica e raggiungendo i due a pochi metri di distanza. “Lei non centra niente! Prenditela con me se vuoi!”
Yamato no Orochi chiuse gli occhi, sollevando gli angoli della bocca. ”Tu non mi interessi. Come potrebbe essermi utile un umano debole come te?”
Aki deglutì, spostando lo sguardo sull'amica che giaceva a terra con un'espressione di attesa e speranza negli occhi. Infine, tornò a guardare il demone ed accennò ad un sorriso.
“Potrei aiutarti io a trovare questo Shikon!” Tali parole catturarono all'istante l'interesse del demone. Notando ciò, Aki trattenne il fiato.
”Cosa sai dello Shikon, ragazzino?” Domandò il demone, scettico.
“Non molto a dire la verità.” Disse, asciugandosi il sudore dalla fronte. “In passato i miei genitori – due Cacciatori di Spettri – hanno detto di aver combattuto contro lo Shikon e di averlo sconfitto!”
Il demone rise. ”Sconfitto lo Shikon? Impossibile!”
“Invece ti sbagli, hanno combattuto assieme al Venerabile Inuyasha e alla Venerabile Kagome!”
Nell'udire quei nomi, Yamata no Orochi rimase in silenzio. Certo di aver destato il suo interesse, Aki continuò. “Po-potrei scoprire di più da mia madre! Inoltre, il Venerabile Inuyasha non mi negherebbe mai alcuno aiuto.”
”E sia.” Sibilò il demone, tornando sul proprio destriero. ”Da oggi mi servirai e raccoglierai informazioni sul conto dello Shikon per me.”
Aki sorrise soddisfatto. Era riuscito ad ingannare il demone; non appena tornato al villaggio avrebbe svelato tutto ad i suoi genitori ed assieme avrebbero trovato una soluzione. Ciò che contava, in quel mentre, era tornare sano e salvo assieme a Kaeru.
Aki si sollevò in piedi, ma la voce metallica del demone lo bloccò. ”Dove credi di andare?” Il sangue si gelo nelle vene del bambino. ”Gli umani sono esseri dai cui diffidare totalmente. Non c'è accordo senza un patto da suggellare.” Rise, sollevando nuovamente la propria mano. Uno spettro serpente si materializzò nell'aria, spalancando le sue fauci e scattando verso Kaeru, che gridò terrorizzata. Aki urlò, lanciandosi anch'egli verso di lei e riuscendo a scagliarla lontano. Un dolore lancinante penetrò nella sua carne, all'altezza del braccio destro, espandendosi poco a poco fino alla mano e al petto. Sentì il respiro venirgli meno, un senso di soffocamento invaderlo, mentre lento scivolò a terra. Sentì un freddo torpore prenderlo lentamente, mentre la vista iniziò a diventare opaca ed inutile. A poca distanza da lui vide il corpo di Kaeru riverso a terra, completamente svenuto. Si domandò se fosse riuscito a salvarla, mentre la risata di Yamata no Orochi divenne sempre più indistinta.
”Ci rivedremo presto, moccioso. Sempre ammesso che tu sopravviva al veleno.”
Tutto ciò che sentì, successivamente, fu un pianto in lontananza. Si mosse per osservare Kaeru, ma il suo corpo immobile la faceva sembrare come morta.
“Alzati, moccioso!” Dopo la scomparsa di Yamata no Orochi, la barriera invisibile che divideva Kaeru dai due bambini era scomparsa ed in quel mentre la ragazza stava accasciata di fianco al corpo di Aki. Non poteva toccarlo né sollevarlo. Le lacrime avevano preso a caderle dal volto senza che se ne accorgesse, fino a quando la vista era diventata talmente appannata da impedirle di vedere chiamamente.
Adesso ho capito, ho davvero capito! Sentì le forze venirle improvvisamente meno, ma si costrinse a lanciare un'ultima occhiata alla se stessa riversa a terra. Infine, senza volerlo, si lasciò scivolare a terra e tutto attorno a lei parve diventare sbiadito e confuso.
Quando riprese conoscienza sentì un leggero calore di fianco a lei; aprì gli occhi e si ritrovò a fissare uno sguardo grigio senza luce.
“Ehi, tutto bene?” Kaeru immaginò Aki in quel momento, mentre goffamente tentava di sorreggerla senza toccare più del dovuto.
“Tu,” Sospirò, mentre si sentì improvvisamente di nuovo debole. “Quel giorno, tu mi hai salvata...” Non udì tuttavia risposta poiché sprofondò nuovamente in un sonno senza sogni.