Neverending Milky Way
Personaggi: am: inuyasha, am: kaede, am: kagome, am: miroku, am: sango
Rating: Giallo
Genere: Avventura, Azione, Romantico
Numero Capitoli: 17
Introduzione: Sequel di Ritorno al Passato. Quindici anni, quasi sedici, sono trascorsi dalle vicessitudini di Inuyasha e Kagome. Kaeru è cresciuta e custodisce dentro di sè due entità distinte: quella umana e quella demoniaca. A quale delle due rivolgerà il proprio cuore?
13, Il Fiore del Caprifoglio
“Cosa c'è che non va Kaeru? ”
La ragazza sollevò improvvisamente lo sguardo su Kaede, apparendo mortificata per la scarsa attenzione che mostrava alla vecchia sacerdotessa. Kaeru sospirò, abbassando nuovamente lo sguardo e terminando di frammentare le erbe medicinali che aveva raccolto la mattina stessa. Si morse il labbro inferiore, incerta se parlare o meno della conversazione avuta con Aki il giorno precedente.
“Kaede-sama, sei anni fa è forse accaduto un evento che mi riguarda?”
La vecchia sacerdotessa aggrottò la fronte, sorpresa nel vedersi rispondere con un'altra domanda. Notò il pallore accentuato della ragazza e i suoi occhi, solitamente vivaci ed allegri, colmi di stanchezza. “Evento? ”
“Sì, ” Disse Kaeru. “Sono forse sparita dal villaggio? ”
L'espressione sorpresa di Kaede accrebbe. La donna si alzò in piedi, tenendo ben saldo il bastone di fianco a sè. “Perché mi fai questa domanda? ”
Kaeru abbassò le iridi verdi sulla ciotola che teneva in grembo.
“Aki, il figlio di Miroku e Sango, mi ha incolpato di essere la causa della sua possessione. Ma io non capisco! Non ricordo di averlo mai conosciuto fino ad oggi. Invece, lui afferma tutt'altro. E' per questo che le domando se è accaduto qualcosa che non rammento. ”
Kaeru vide la sacerdotessa osservarla attentamente. Eccezion fatta che per un brandello di sogno durante quella notte, non sapeva dare un significato alla rabbia del ragazzo nei suoi confronti. Tuttavia, aveva la sensazione che qualcosa fosse realmente successo e che l'ira di Aki non fosse del tutto ingiustificata. Quella mattina, durante la raccolta delle erbe medicinali per Kaede, la ragazza aveva più volte tentato di ricordare eventi che, una volta cresciuta, non si era riuscita a spiegare. Questo suo tentativo, purtroppo, era stato del tutto inutile: la sua mente si rifiutava di tornare indietro negli anni e il suo senso di colpa nei confronti di Aki stava pian piano emergendo.
Kaede sospirò. “Aki ha vissuto in questo villaggio fino al giorno della sua scomparsa. Fui io stessa a medicarlo quando tornò dalla Foresta. ” Allo sguardo ansioso di Kaeru, la vecchia sacerdotessa sorrise dolcemente.
“Da bambini, tu ed Aki eravate estremamente vivaci. Ricordo che venivate spesso al Tempio. ”
“Vuol dire che lei sa cosa è successo Kaede-sama? ” Domandò Kaeru speranzosa.
Al cenno di diniego dell'anziana donna, Kaeru si lasciò sfuggire un sospiro rassegnato.
“So che quando fu rinvenuto Aki all'entrata del villaggio anche tu eri assieme a lui. Eri svenuta, ma stavi bene. Ricordo che dormisti per tre giorni; però, cosa successe nella Foresta nessuno di noi lo sa. Solo Aki e tu.”
“Io non ricordo affatto. ” Disse decisa Kaeru.
“Non ricordi perché probabilmente hai perso la memoria.” Kaede tornò a macinare le erbe nel suo contenitore di legno.
Kaeru posò sul pavimento la propria ciotola e si sollevò di scatto, lasciando che i capelli le inondassero il petto. Kaede seguì il movimento della ragazza, per niente sorpresa dalla determinazione che leggeva nei suoi occhi.
“Esiste un modo per ricordare? ” Domandò, mordendosi con decisione il labbro inferiore.
Kaede sorrise. “Sì, esiste. ”
Kaeru sorrise a sua volta. “Potrebbe mostrarmelo? ”
“Ci tieni davvero, Kaeru-chan? Potresti ricordare cose spiacevoli. ”
La ragazza annuì con veemenza. “Ho bisogno di sapere cosa accadde sei anni fa. ”
“Allora, ” Disse Kaede sospirando. “Trova il Caprifoglio.”
Kaeru sollevò un sopracciglio, perplessa. Da ciò che sapeva, il Caprifoglio era un fiore rosso. Ne aveva sentito parlare come una leggenda. Si risentì parecchio urtata all'idea che quel fiore costituisse l'unica apparente soluzione ai suoi problemi e non capì affatto come potesse aiutarla, effettivamente, a risolverli. Non aveva mai scorto quella piccola piantina nelle pianure dove soleva cogliere le erbe medicinali per Kaede, pertanto, vide quella proposta già persa in partenza. Notando l'espressione dubbiosa della ragazza, la vecchia sacerdotessa sorrise.
“La leggenda narra che il Caprifoglio è capace di far rivivere il passato ad una persona. Collega il presente al passato, riportando alla mente ricordi dolorosi o felici.”
“Se si tratta di una leggenda, vuol dire che sarà impossibile trovarlo.” Sospirò Kaeru.
“Perché non provi a domandarlo a tua madre, Kaeru?”
La ragazza guardò la vecchia sacerdotessa, sollevando un sopracciglio, perplessa. Non capiva come sua madre potesse conoscere tale leggenda o quanto meno sapere dove si trovasse quel fiore.
“Non credo che mamma saprebbe rispondermi.”
“Kagome proviene da un mondo diverso da questo. Ciò che sa lei, tu nemmeno lo immagini.” Affermò Kaede, tornando al proprio lavoro.
“Caprifoglio, hai detto?”
Kagome osservò la figlia, mentre si raccoglieva i lunghi capelli neri con un fiocco bianco. Kaeru fece un debole cenno col capo, nascondendo l'agitazione delle proprie mani dietro alla schiena. Kagome si diede una leggera pacca sulle ginocchia, portandosi in piedi.
“Certo che lo conosco.” Disse, ravvivandosi lo yukata.
“Davvero lo conosci?!” Esclamò Kaeru con enfasi, guadagnandosi un cipiglio sorpreso da parte della madre.
“Sì, ce n'erano molti vicino al Tempio.” Mormorò pensierosa Kagome, puntando un obbiettivo fuori dalla finestra.
Kaeru aggrottò la fronte.
“Io non li ho mai visti.” Disse Kaeru, vagando con la mente ai dintorni del Tempio in cui esercitava sua madre.
“Non li hai mai visti,” disse sospirando, “Perché intendo il Tempio nel mio mondo.”
Kaeru non disse niente, cercando di afferrare il significato di quelle parole e le ci volle un po' per ricordare che sua madre non era originaria di quell'epoca. Il volto della ragazza si rabbuiò. Perfetto, pensò. Se dapprima aveva immaginato di avere quel fiore tra le mani, in quel momento tutte le sue speranze andarono in frantumi. Non esisteva posto più irraggiungibile di quello da cui proveniva Kagome.
“Perché mi domandi di questo fiore?” La voce di Kagome rimosse Kaeru dai suoi pensieri.
“Niente, mi interessava per poterci ricavare qualche medicazione.” Farfugliò la ragazza, poco convinta di quella scusa.
Kagome rimase per un secondo in silenzio, soppesando le parole della figlia, poi aggiunse.
“Credimi,” sospirò, “Se sapessi il modo per tornare indietro, l'avrei già fatto da tempo.”
Kaeru sollevò lo sguardo, notando il tono nostalgico assunto dalla madre. Kagome era uscita dalla stanza e si stava preparando per uscire al Tempio. Kaeru non poté leggere l'espressione nel viso della donna, ma capì perfettamente che a sua madre mancava quel mondo che per lei era completamente sconosciuto. Si pentì quasi subito della sua domanda, dispiaciuta di aver rievocato nella madre ricordi tanto tristi.
Si affrettò a correre verso l'uscita dell'abitazione, riuscendo a scorgere la madre, voltata di spalle, in fondo al vialetto.
“Scusami!” Esclamò, rossa in volto.
Kagome si voltò, sorpresa. Kaeru pensò a quanto fosse adorabile sua madre in quelle vesti. E a quanto fosse adorabile il suo sorriso. Il sorriso che in quel mentre aveva portato le sue stesse labbra a inclinarsi verso l'alto.
Quando Kagome scomparve alla sua vista, Kaeru tornò nella sua stanza, stendendosi sul futon azzurro che tanto adorava. Puntò le iridi verdi contro il soffitto di legno, abbandonando lentamente l'idea di trovare quel fiore. Di tanto in tanto, assottigliava lo sguardo, sforzandosi di recuperare quei ricordi perduti, ma invano. L'unica persona che avrebbe potuto rivelarle la verità era, al contempo, la persona che più la odiava.
Più volte si era trovata a pensare a quel mondo che sua madre tanto amava e che per lei rappresentava un'incognita quasi da temere. Fin da piccola, Kaeru aveva sempre ascoltato affascinata ciò che Kagome soleva raccontarle sul Giappone del futuro. Si alimentava di ogni annedoto che usciva dalle labbra di sua madre, immaginando cose o persone che, probabilmente, sarebbero rimasti solo racconti. E per quanto si sforzasse, per quanto non capisse, Kaeru non era mai riuscita ad immaginarsi un mondo diverso dal suo, un mondo in cui le persone l'avrebbero additata come qualcosa di antico e vecchio. Un mondo ignaro di demoni e mezzi demoni, un'epoca dove erano gli esseri umani a dominare su tutto, perfino sulla natura.
Tuttavia, il mondo che per lei rasentava la perfezione, non era totalmente in pace con se stesso. Più di una guerra deturpava le sue terre e molto sangue veniva versato tra le popolazioni umane. Kaeru non poté non sorprendersi nel sentir paragonare i demoni del Sengoku agli esseri umani di quella epoca. Era un paragone che per lei giungeva nuovo e quanto mai paradossale.
Gli esseri umani spesso sono molto più malvagi e subdoli dei demoni, Kaeru.
E ancora stentava a credere a quelle parole.
Come stentava a credere a ciò che stava per fare.
Kaeru abbassò lo sguardo sul rettangolo di mattoni accanto a lei. L'edera rampicante si era aggrappata ad ogni singola pietra, avvolgendola completamente quasi in modo possessivo. Delle assi di legno, marce, ricoprivano quel buco scavato nel terreno, abbandonato e dimenticato da tutti.
Dubitava fortemente di riuscire nel suo intento e il suo intento, allo stesso tempo, la terrorizzava.
Kaeru scosse il capo, allontanandosi di qualche passo e volgendo le spalle al Pozzo Mangiaossa.
“Non ce la faccio.” Farfugliò, convinta di essere sola.
“Che ci fai qui?”
Quella domanda inaspettata la fece sobbalzare e raggiungendosi il petto con una mano, Kaeru si voltò per riconoscere la figura del padre.
“Pa-pà...”
Inuyasha fissò la figlia, dopodiché spostò lo sguardo sul pozzo sigillato.
“Perché sei qui?” Domandò, nuovamente, tornando a fissare la figlia con ostinazione. Kaeru si sentì intimorita da quello sguardo dorato, a prima vista così gelido. Se Inuyasha non fosse stato suo padre, avrebbe avuto sicuramente paura nel ritrovarselo a pochi passi di distanza.
“Cercavo delle erbe.” Disse Kaeru, tentando di far suonare la sua voce più sicura possibile. Ciò che più la turbava in suo padre, era la capacità di quest'ultimo di non mostrare, nel volto, alcuna espressione che potesse comunicare agli altri il suo stato d'animo. Per questa ragione, gli altri avevano l'arduo compito di intuire ciò che erano i pensieri del mezzo demone. E a parte sua madre, nessuno ci riusciva.
“Non crescono erbe in questa zona. L'aura malefica della Foresta lo impedisce.”
Kaeru si morse il labbro inferiore.
Lo sapeva perfettamente. Difatti, anche le vicinanze del pozzo erano prive di verde ed erano dotate solo della nuda terra.
“E tu lo sai perfettamente.” Aggiunse Inuyasha.
Kaeru rimase in silenzio, inghiottendo aria. Non ottenendo risposta dalla figlia, Inuyasha incrociò le braccia al petto, tornando a guardare il pozzo sigillato.
“Come fai a sapere del pozzo Mangiaossa?”
“Me ne ha parlato mamma.” Rispose timorosa Kaeru.
“Lo immaginavo.”
Kaeru sollevò un sopracciglio.
“Non tornare mai più qui.” Disse Inuyasha con tono perentorio.
“Perché non dovrei?” domandò Kaeru, risentita, “In fondo è stato sigillato.”
“Solo per impedire che i demoni invadano l'altro mondo.” Sbiascicò Inuyasha, con una punta di risentimento.
Kaeru fissò quel cumulo di pietre.
“Perché mamma non può tornare indietro?” Domandò, in un soffio.
Inuyasha rimase in silenzio, poi prese a parlare. “Perché l'unico tramite che univa i due mondi non è più in suo possesso.
“Lo Shikon.” Farfugliò Kaeru, ma le sue parole furono perfettamente udibili. Inuyasha sollevò, difatti, lo sguardo sulla ragazza.
“L'altro mondo non deve interessarti. Tu non gli appartieni.” Inuyasha non nascose il tono alterato della voce.
“E perché mai?” Domandò Kaeru, sapendo di osare oltre il massimo richiesto da quella conversazione. “Mamma vorrebbe tornare indietro.”
Quelle parole provocarono uno scintillio sinistro nello sguardo di Inuyasha che sorprese non poco Kaeru.
“Fa come ti ho detto.” Le rispose duro, voltandole le spalle. “Se la prossima volta ti troverò da queste parti, non sarò così indulgente.” Detto ciò, Inuyasha se ne andò, lasciando la figlia altamente sconvolta. Kaeru sbatté più volte le palpebre, per capacitarsi del tono tagliente del padre. Un sentimento di rabbia mista a sorpresa, prese ad avvolgerla. Più volte aveva sospettato che fosse suo padre il vero motivo per cui Kagome si ostinava a rimanere in quel mondo. Detto meglio, per cui si ostinava a non trovare un modo per tornare indietro.
Sua madre stava sacrificando se stessa in modo inimmaginabile. Per tutta la vita, sarebbe rimasta segregata in quel mondo che non era il suo. E non lo trovò affatto giusto.
“Kaeru?”
La ragazza si voltò di scatto. Kagome era a poco più di due metri di distanza da lei, con un'espressione sorpresa in volto. “Perché ti trovi qui?”
“Potrei farti la stessa domanda, mamma.” Rispose, pentendosene subito. “Scusa.” Aggiunse poi.
“Non è un posto adatto per una ragazza. Potresti essere attac-”
“Sono qui per il pozzo, mamma.” Si affrettò ad aggiungere Kaeru.
Kagome sbatté le palpebre, sorpresa.
“Voglio andare nel tuo mondo.”
Dopo un attimo di silenzio, Kagome si fece improvvisamente seria. “Kaeru, non credo che sia il momento di scherzare.”
“Non sto scherzando!” Ribatté la ragazza, risentita.
Kagome fece un passo verso la figlia.
“Kaeru.”
“Deve pur esistere un modo per tornare indietro.” Disse convinta Kaeru, camminando verso il pozzo.
Kagome afferrò il braccio della figlia, strattonandola indietro. “Credimi. Non c'è.” Disse, con tono pericolosamente serio. “E desidererei che tu tornassi a casa.”
“No!”
Quel rifiuto secco, sorprese la donna e la stessa ragazza. “Kaeru! Sto perdendo la calma.” Proferì Kagome, con voce controllata.
Kaeru si morse il labbro inferiore con forza. “Non vuoi tornare nel tuo mondo, mamma? Non vuoi?”
“Certo che lo voglio. Ma è impossibile. Ho già provato, ma senza lo Shikon mi è impossibile tornare. E ti pregherei di non parlare più a sproposito.”
“Invece ci dev'essere un modo! Hai provato a domandare a Kaede-sama?”
“Kaeru, per favore.”
“E' colpa di papà, vero? E' colpa tua se sei così triste.” Disse Kaeru, reprimendo le lacrime.
Kagome aggrottò la fronte.
“Non essere sciocca, Kaeru. Inuyasha non può essere incolpato di qualcosa totalmente irrealizzabile.”
“Stavolta potrebbe funzionare, mamma.”
“Non capisco da dove derivino tutta questa tua ostinazione ed accanimento.”
Kaeru lasciò cadere il braccio e Kagome lasciò la presa.
“Devo trovare quel Caprifoglio.”
“Si può sapere cos'ha quel fiore di così importante? E' tutto il giorno che ti comporti in modo strano.”
Kaeru osservò il pozzo a poco più di un metro da lei.
“Voglio quel fiore e la tua felicità.”
Kaeru afferrò il braccio della madre, strappò il sigillo sulle assi di legno e le calciò lontano. Kagome, presa alla sprovvista, poco realizzò i movimenti della figlia. Solo quando sentì il vuoto sotto di lei, capì ciò che stava accadendo.
Kaeru ebbe come la sensazione che qualcosa la trapassasse da parte a parte, senza tuttavia, procurarle il minimo dolore. Sentì il proprio corpo leggero e quella caduta, che doveva durare al massimo pochi secondi, le parve più lunga del normale.
Gemette, cadendo in malo modo sul fondo del pozzo. Accanto a lei, sentì sua madre sollevarsi.
“Kaeru, non è stato affatto divertente. Ti rendi conto che-” Kagome si interruppe nel notare il volto della ragazza rivolto verso l'alto.
“E' notte.” Sussurrò Kaeru, insicura se sorprendersi o meno.
Kagome sollevò di scatto il capo, notando una volta colma di stelle.
“No-non è possibile.” Sussurrò con voce strozzata.
Kaeru sorrise.