Neverending Milky Way
Personaggi: am: inuyasha, am: kaede, am: kagome, am: miroku, am: sango
Rating: Giallo
Genere: Avventura, Azione, Romantico
Numero Capitoli: 17
Introduzione: Sequel di Ritorno al Passato. Quindici anni, quasi sedici, sono trascorsi dalle vicessitudini di Inuyasha e Kagome. Kaeru è cresciuta e custodisce dentro di sè due entità distinte: quella umana e quella demoniaca. A quale delle due rivolgerà il proprio cuore?
11, Il Segreto di Aki
Kaeru li osservò entrambi sorpresa. C'era stato un punto, in quello scambio di battute, che non aveva ben compreso. Sbattè le palpebre un paio di volte, infine, voltò il capo nella direzione di Yamata no Orochi. Il demone continuava a galleggiare in aria sopra il proprio destriero, per niente scosso o sorpreso dall'azione difensiva della Cacciatrice. Probabilmente, aveva compreso chi fosse Sango e quale lavoro svolgesse, perché non accennò a parlare, tanto meno ad attaccare di nuovo. Tuttavia, Kaeru non potè fare a meno di pensare che tutta quella situazione aveva dell'incredibile. Se aveva ben compreso, Aki era figlio dell'unica persona che mai avrebbe sospettato. Conosceva Sango e Miroku dal giorno stesso in cui era nata, eppure non ricordava affatto che loro avessero un figlio. Anche quando era abbastanza grande per riconoscere o ricordarsi delle persone, non aveva mai visto Aki. Mai.
"Alla fine, sei tornato di nuovo."
Kaeru sollevò un sopracciglio nell'udire l'indifferenza nella voce della donna. Non era esattamente l'accoglienza che una madre poteva offrire al proprio figlio.
"Sì," rispose Aki scrollando le spalle. "La cosa ti infastidisce, forse?"
"Sì, dal momento che non fai altro che attirare sventura su questo villaggio."
Aki, in tutta risposta, sbottò qualche parola incomprensibile, facendo una smorfia tutt'altro che dolce. Kaeru trattenne il respiro. Ok, c'era decisamente qualcosa che non le quadrava. A stento credeva che fossero realmente imparentati tra loro. In più quella scena era del tutto fuori luogo vista la presenza del demone Yamata no Orochi. Eppure, non aveva il coraggio di aprir bocca o emettere suono. Sapeva benissimo che stava assistendo a qualcosa che non le competeva, tanto meno la riguardava. Tornò con la mente a sua madre e suo padre. Erano spariti entrambi in direzione del villaggio, lasciandola sola con l'unica persona che desiderava ardentmente la sua testa. Era stato un comportamento non poco sconsiderato da parte loro.
"Non vorrei intromettermi," sibilò Yamata no Orochi, "ma non posso perdere del tempo con miseri esseri umani. Ragazzina, sei veramente capace di vedere lo Shikon?"
Nel sentire il nome della Sfera, Sango si avvicinò a Kaeru, rivolgendo il proprio sguardo al demone sopra di loro.
"Cosa sai tu dello Shikon?"
"Quanto basta per volerlo." Yamata no Orochi sorrise, un ghigno che lasciava poco all'immaginazione.
Sango fece il gesto di raggiungere la propria arma con una mano.
"Nessuno è più capace di vederlo, ormai." Sibilò la donna.
"Non dire fesserie madre!" Sango si voltò verso Aki. "La madre di questa mocciosa è la sacerdotessa che custodiva lo Shikon, non è forse così?"
Lo sguardo della Cacciatrice si rabbuiò nell'udire il tono di voce che il figlio le aveva rivolto. Poteva vagamente immaginare ciò che aveva in mente il ragazzo. Cercava di salvarsi a scapito delle vite altrui. "Non dire cose che non sai." Ribattè gelida.
"Io non sono in grado di vedere lo Shikon." Proferì Kaeru con tono deciso. "Nemmeno mia madre è più capace di vederlo."
"Se è vero, non mi servite a niente. Aki, pagherai per la tua infedeltà."
Dopo quelle parole, dal suolo si sollevò un vortice che strappò erba e polvere. Sango strinse a sè Kaeru, cercando di proteggere se stessa dietro al corpo di Kirara che era giunta in loro soccorso. La donna guardò nella direzione del figlio, combattuta se aiutare o meno Aki, quando una figura scattò da sopra un ramo, atterrando esattamente di fronte al ragazzo. Sango osservò sorpresa Miroku afferrare le vesti del figlio per trascinarlo in cima all'albero da cui l'uomo era giunto. Il vortice d'aria che si venne a creare non era dei più potenti, tanto che durò pochi minuti. Quando tutto tornò alla normalità, di Yamata no Orochi non vi era traccia.
"Stai bene?" La voce di Sango non appariva minimamente scossa.
"Si-si, credo si sì."
Kaeru si strinse le braccia al petto. Da quando aveva scoperto che la sua immortalità aveva un difetto, la sua paura di morire era notevolmente aumentata. Sango si sollevò, dando una leggera pacca sulla schiena di Kirara che, a sua volta, si sollevò di fianco alla padrona.
"Ehm, Sango." Kaeru osservò i lunghi capelli della donna ondulare sulle sue spalle, mentre si voltò al suo richiamo. "Lui è davvero vostro fi–"
"Sì, lo è." Sango la precedette, tornando a darle le spalle. Kaeru si sentì un poco offesa per quel trattamento. La vide tornare verso il villaggio, seguita a poca distanza dal demone felino. Il boomerang, benché grande, non sembrava impacciarla nei movimenti. Kaeru sollevò un sopracciglio, osservando la chioma dell'albero su cui Miroku aveva trascinato Aki e si preoccupò del silenzio che aleggiava. Per questo si trovò a sbirciare dai piedi dell'albero, quando un movimento improvviso la fece spaventare. A nemmeno un metro da lei, a terra, Aki si stava massaggiando la schiena. Kaeru ebbe l'impulso di porgergli la mano, ma memore del suo comportamento, preferì rimanere in piedi a fissarlo. Di lì a pochi secondi, Miroku atterrò esattamente accanto a lei.
"Tutto bene Kaeru-chan?" Il monaco le rivolse un caldo sorriso.
"S-sì."
"Bene, adesso possiamo andare al villaggio." Detto ciò, diede una piccola pacca sulla spalla della ragazza invitandola ad andare. Infine si fermò voltandosi indietro.
"Hai intenzione di venire?"
Kaeru notò che la voce del monaco, seppur non espressiva, non era glaciale come quella di Sango. Aki, da parte sua, non rispose ma si limitò a seguirli fino all'entrata del villaggio. Pochi metri li separavano dalla loro meta, tuttavia Kaeru non poté fare a meno di percepire una leggera tensione attorno a loro. Camminavano lentamente, lei al fianco di Miroku, Aki esattamente dietro di loro. Di tanto in tanto la ragazza sbirciava oltre la sua spalla per vedere il volto del ragazzo sempre chino e fisso a terra. Tornò con la mente alla sua infanzia, cercando di ricordare un bambino che potesse vagamente somigliare a lui. Se davvero era figlio di Miroku e Sango, se davvero era nato in quel villaggio, non poteva non averlo visto. Era quanto mai impossibile. Inoltre, durante il loro primo incontro, prima che tutto avesse inzio, aveva avuto una strana sensazione nel trovarselo davanti. Immersa in tali pensieri, a stento si accorse che Miroku aveva smesso di camminare. Kaeru sollevò lo sguardo e si lasciò sfuggire un sospiro mozzato. Sgranò gli occhi, posando lo sguardo sulle capanne che il fuoco aveva dilaniato con la sua forza, sui corpi privi di vita di alcuni abitanti, sui cumuli di cenere che probabilmente ospitavano ossa umane. Si portò entrambe le mani all'altezza della bocca, trattenendo un gemito. L'odore di bruciato stava lentamente scemando, lasciando il posto a quello altrettanto soffocante dei cadaveri.
"Dovremo rendere onore ai corpi." Bisbigliò Miroku, di fianco a lei.
Kaeru fece un debole cenno col capo, incapace di strappare la vista a quella dimostrazione gratuita di morte. Poi, come un fulmine a ciel sereno, prese coscienza dei propri genitori. Prese a guardarsi attorno freneticamente, con il cuore che le batteva forte nel petto, alla ricerca di un kimono nero e di uno yukata bianco e rosso tra i corpi distesi, vicino al fiume. Sentì un tocco leggero sulla propria spalle, che la fece sobbalzare un poco. Miroku le aveva posato una mano, sorridendole rassicurante.
"Kagome-sama ed Inuyasha stanno bene, ne sono certo."
Kaeru deglutì a fatica, impotente di pensare diversamente. "Sì," sospirò "mamma e papà stanno bene... sì, ne sono sicura."
Miroku sorrise, puntando il proprio bastone nel terreno. Abbassò lo sguardo ed abbozzò un sorriso. "Questa dev'essere senz'altro opera di tuo padre."
Kaeru fece altrettanto, osservando il terreno fangoso e ricco di bozze d'acqua. "Inuyasha deve aver distrutto la diga. Molto bene, torniamo alla tua capanna."
La ragazza non disse niente, ma si limitò a seguire il monaco, certa che anche Aki avrebbe fatto suo malgrado lo stesso. La casa di Kaeru non era molto distante dall'entrata del villaggio. Era situata nelle prossimità del Tempio, vicino ad un piccolo lago che Kaeru adorava. Sango e Miroku, invece, abitavano a ridosso del villaggio, vicino alle palizzate di legno che ne contornavano i confini. Attraversarono silenziosi le piccole vie che dividevano le capanne del villaggio, in parte distrutte e divorate dalle fiamme. Le porte di legno erano aperte e lasciavano intravedere l'interno delle stesse. Gruppi di uomini e donne avevano gli sguardi fissi sui propri averi, altri entravano nelle loro abitazioni per controllare ciò che si era salvato. Kaeru osservò rattristata le donne raggomitolate a terra che versavano lacrime e sprigionavano suoni gutturali e acuti. Altre piangevano di fianco ai propri figli, altre accanto ai loro compagni. C'erano uomini che sollevavano pesanti assi di legno, altri che curavano le ustioni sulla pelle delle vittime.
"Kaeru-san!"
Kaeru si voltò indietro, osservando una donna raggiungerla a fatica. A parte la cenere sul volto, sembrava godere di ottima salute. La ragazza le sorrise, invitandola a parlare.
"Kaeru-san, sua madre l'aspetta al Tempio. Tutti noi stiamo andando da lei per curare le nostre ferite."
"E' stata Kagome-sama a dirvelo?" Domandò Miroku, facendo un passo avanti.
La contadina, per niente sorpresa dalla sua presenza, fece un leggero cenno col capo. "Sì, anche il Venerabile Inuyasha è là."
A quelle parole, il volto di Kaeru si distese notevolmente, mentre l'ultimo rimasuglio di paura scomparve dal suo sguardo verde. Suo padre e sua madre erano vivi. Non avrebbe dubitato della loro salvazza due giorni prima, ma adesso, tutto le sembrava diverso. Tutto era diverso. Sorrise, felice per quella buona notizia e prese a camminare con passo veloce verso il Tempio. Sollevò lo sguardo oltre i tetti delle capanne per vedere la sacra struttura ergersi con tutta la sua maestosità tra gli arbusti. Prese a correre gli scalini, sollevando un poco il proprio yukata. In quel momento sembrò dimenticare la presenza di Aki e Miroku alle sue spalle. E quando anche l'ultimo gradino di pietra fu superato, Kaeru vide un gran numero di abitanti, in piedi o seduti, davanti al grande portone. Insieme a loro, un numero cospicuo di sacerdotesse apprendiste e non stava apportando le prime cure ai feriti. Kaeru sentì uno strano calore accendersi nel petto, mentre desiderò con tutta se stessa di fare altrettanto. La ragazza, seguita dai due uomini, si avvicinò all'entrata, osservando stupita che la fila di persone proseguiva anche all'interno del Tempio. Notando che era quanto mai impossibile entrare da quella direzione, fece gesto a Miroku di seguirla.
Avendo spesso aiutato la madre, Kaeru conosceva bene il Tempio. Lo considerava come una seconda casa; il che effettivamente lo era. La ragazza entrò in un piccolo boschetto, seguendo un sentiero che non sembrava molto utilizzato. Come spiegò a Miroku, solo le sacerdotesse o coloro che prestavano lavoro al Tempio erano a conoscenza di quella piccola scorciatoia, che si rivelò essere molto utile. I tre arginarono la folla, procedendo verso un fianco del Tempio. Quando gli alberi iniziarono a diradarsi, Kaeru scorse una porta secondaria.
Aki sollevò un sopracciglio, notando che Kaeru si era fermata davanti alla porta senza avere alcuna intenzione di aprirla. Notò che una mano della ragazza era premuta contro il legno rosso dell'entrata, all'altezza di una intarziatura che rappresentava una fenicie dalle ali spiegate. Le labbra rosee e sottili di Kaeru si mossero in modo impercettibile, ma ad Aki non passarono inosservate. Il punto su cui posava la mano della ragazza prese a splendere di una luce fioca, fin quando un debole clack fu udibile a tutti e tre.
"Andiamo." Disse Kaeru, facendosi strada per prima.
Miroku posò la punta del suo bastone a terra, prendendo a guardarsi intorno, mentre le pareti del Tempio si ergevano alte sopra di loro. "Non sapevo di questa entrata, interessante."
"Questa è una porta secondaria, ne esiste una identica nel versante opposto. Come il portone principale, non può essere aperta senza il giusto... incantesimo." Spiegò Kaeru, cercando di trovare le parole adatte per descrivere la luce che era stata emessa dalla sua mano.
"E scommetto che solo gli addetti ai lavori possono entrare in questo modo."
"Precisamente." Disse Kaeru, dirigendosi verso la Grande Sala. Vi era una grande apertura, adornata verso l'alto da una volta decorata. Ai piedi di essa, Kaeru vide la figura di Inuyasha, con le braccia conserte e il volto rivolto verso la parte opposta.
"Papà!" Gridò Kaeru, correndo verso il mezzo demone. Inuyasha si voltò verso la figlia, rimanendo esattamente fermo nella sua posizione.
"Papà, sei vivo!" Sospirò Kaeru, riprendendo fiato.
"Certo." Fu la semplice risposta di Inuyasha. Il mezzo demone spiegò le labbra alla vista di Miroku.
"Inuyasha, vedo che sei riuscito a salvare la tua pellaccia anche stavolta." Disse il monaco, ricambiando il ghigno del mezzo demone.
Inuyasha non ribattè, ma si limitò ad emettere un piccolo sbuffo. "Mamma?" Domandò Kaeru, esitante. Inuyasha sollevò un braccio, indicando con una mano, la Grande Sala. Kaeru si sporse, notando che al centro di essa sedeva sua madre, curando le ferite degli abitanti. Sorpassò la figura del padre, inginocchiandosi accanto a Kagome. La donna, per niente sorpresa di vedere la figlia, le sorrise dolcemente.
"Stai bene... meno male." Disse, sospirando e tornando a guardare la benda che stava avvolgendo attorno al braccio di una donna.
"Sì, Sango-san mi ha protetto." Kaeru sorrise alla donna che stava all'altro fianco della madre.
"Protetto? E da cosa?" Domandò sorpresa Kagome. Sango posò una mano su quella di Kagome.
"Kagome-chan, dobbiamo parlare." Disse Sango a bassa voce. La sacerdotessa guardò la cacciatrice per qualche secondo, terminò la fasciatura e chiamò dieci donne, vestite di uno yukata bianco. Si portò in piedi e pregò le donne di sostituirla. Queste annuirono e presero a lavorare, rivolgendosi con gentilezza alle persone bisognose di fronte a loro. Kagome si diresse verso l'apertura dove Inuyasha, Miroku e Aki attendevano silenziosi.
Quando fu vicina ad Inuyasha, seguita da Sango e Miroku, Kagome sorrise ad Aki che, sentendosi osservato, sollevò lo sguardo.
"Bentornato, Aki-chan." Disse Kagome, sorridendogli dolcemente. Kaeru si sorprese della confidenza che sua madre sembrava avere col ragazzo e non poté fare a meno di provare una punta di gelosia. Aki, da parte sua, arrossì violentemente, balbettando un poco.
"Questo non è un posto adatto per parlare, seguitemi." Disse Kagome, andando dalla parte opposta della Grande Sala. I quattro la seguirono, silenziosi, finché non giunsero in una sala più piccola che Kaeru sapeva essere la stanza di sua madre. Kagome andò verso le finestre, spalancadole e lasciandovi penetrare la luce fioca che proveniva dall'esterno. Quando si voltò, notò che tutti si erano disposti in terra, con i ginocchi puntati contro dei cuscinetti bianchi. Solo Inuyasha si era accontentato dello stipite della porta.
"Bene, qui non verremo disturbati."
Miroku simulò un colpo di tosse, smorzando la tensione. "Domani seppellirò i morti e farò loro una funzione."
"Giusto," disse Kagome " io mi occuperò dei feriti. Mi vuoi dare una mano Kaeru?"
La ragazza annuì. "Certo, conta pure su di me, mamma."
Kagome sorrise, infine puntò gli occhi su Aki. "Sei cresciuto molto, Aki-chan. Assomigli tanto a Sango, per fortuna."
Miroku le rivolse uno finto sguardo offeso, mentre Kagome emise una leggera risata. Sango però non rideva. Non rideva affatto.
"Perché sei tornato?" Domandò gelida, senza nemmeno guardalo negli occhi. Aki non rispose, si limitò a fissare il legno del pavimento. Kagome, invece, apparve leggermente preoccupata. Con uno scatto di rabbia, Sango afferrò un braccio del figlio che le sedeva accanto. "Ho detto perché-sei-tornato."
"Non sono affari tuoi." Mormorò il ragazzo, distogliendo lo sguardo. Sentì la stretta della madre diventare più forte e un dolore soffuso alla guancia. La cacciatrice teneva ancora il braccio sollevato, dopo aver schiaffeggiato il figlio. Tutti rimasero in silenzio, sapendo che non era compito loro trattare con Aki.
"Hai tentato di uccidere Kaeru e hai attirato Yamata no Orochi in questo villaggio... questo è un valido motivo per rispondere alla mia domanda!" Ringhiò Sango.
"U-uccidere Kaeru?" Balbettò Kagome, cercando lo sguardo di Inuyasha.
"Venderti a quell'essere spregevole.... è stato un gesto ignobile!" Sbottò disgustata Sango.
"Non mi sono venduto!" Gridò Aki, stringendo i pugni attorno alla propria veste.
"Lavorare per quel demone non vuol dire forse vendersi?! Uccidere per appagare i desideri di qualcun'altro è un atto che ritengo disgustoso! Io NON ho insegnato questo a MIO figlio!" Gridò, con le lacrime agli occhi. "Il NOSTRO lavoro è uccidere i demoni che divorano, uccidono e portano distruzione, NON servirli!"
Aki si alzò in piedi, con uno scatto che sorprese Kaeru, di fianco a lui. "LEI è una di loro! Suo padre è un demone che ha ucciso un sacco di gente e TU sei loro amica! Non farmi la predica quando anche tu hai torto marcio, madre!" Prima che Sango potesse ribattere, Kaeru si alzò, strattonando il braccio del ragazzo.
"Io non sono un demone! Non OSARE paragonarmi a loro, bastardo!" Kaeru ignorò il tentativo di riprenderla da parte di Kagome.
"Sì che lo sei, tu e tutta la tua maledetta razza! Vi ucciderò con le mie stesse mani!" Urlò, sollevando la propria mezzaluna. Kaeru chiuse gli occhi, ma il bastone di Miroku impedì ad Aki di mettere a segno il proprio attacco.
"Figliolo, non sei nelle condizioni per prendere certe iniziative. Siediti." Aki abbassò l'arma, rafforzando la presa su di essa. Chinò il capo e con uno scatto, corse fuori dalla stanza, spalancando le porte di legno. Kaeru sentì la tensione scivolarle dal corpo, mentre la rabbia prese di nuovo il sopravvento su di lei.
"Maledizione!" Sango imprecò, affondando le mani tra i capelli corvini. Kagome si inginocchiò di fronte alla cacciatrice. "Calmati, Sango-chan. Andrà tutto bene, vedrai."
"Come ho potuto mettere al mondo un bambino come lui?"
"Sango!" La riprese Kagome.
"Se-se è vero che ha servito quel Yamata no Orochi... pe-perché odia i demoni?" Balbettò Kaeru, insicura se voler sapere o meno la risposta alla sua domanda. "Perché non mi ricordo di lui, perché?"
Sia Kagome che Sango sollevarono lo sguardo su Kaeru.
Miroku fece un passò in avanti, posando il proprio bastone a terra. "Dieci anni fa Aki fuggì di nascosto nella foresta, con altri bambini del villaggio."
"Di nascosto?" Kaeru domandò.
Miroku fece un cenno d'assenso col capo. "Non tornò per tre giorni. La mattina del quarto giorno lo trovammo disteso alle porte del villagio. Insieme a lui c'era solo una bambina. Degli altri non se n'è saputo più niente, purtroppo."
"Continuo a non capire." Sbottò Kaeru.
"Hai notato l'armatura che porta ad un braccio, vero Kaeru-chan?" Kaeru spostò lo sguardo sulla madre annuendo.
"Quell'armatura lo protegge."
"Ma da cosa?!" Domandò Kaeru, esasperata. Non stava capendo niente di ciò che le stavano dicendo.
Sango si portò in piedi, facendo un lungo respiro, prima di rispondere. "Mio figlio è posseduto dallo spirito di un serpente."