Neverending Milky Way
Personaggi: am: inuyasha, am: kaede, am: kagome, am: miroku, am: sango
Rating: Giallo
Genere: Avventura, Azione, Romantico
Numero Capitoli: 17
Introduzione: Sequel di Ritorno al Passato. Quindici anni, quasi sedici, sono trascorsi dalle vicessitudini di Inuyasha e Kagome. Kaeru è cresciuta e custodisce dentro di sè due entità distinte: quella umana e quella demoniaca. A quale delle due rivolgerà il proprio cuore?
10, La verità di Inuyasha
La sua rabbia si stava lentamente affievolendo, mentre, con passo sicuro, camminava nella direzione del villaggio dove poteva chiaramente distinguere le voci degli abitanti. Alcuni uomini correvano verso le case, con grandi recipienti di legno colmi dell'acqua fangosa del fiume. Giungevano alle case, buttavano l'acqua per domare le fiamme, tornando infine sui loro passi, affrettandosi verso il fiume. Alcune donne tenevano a bada i bambini del villaggio, impedendo loro di entrare nelle case avvolte dalle fiamme, altre, le più giovani, aiutavano gli uomini portando loro altri recipienti o colmando gli stessi d'acqua. Quando fu abbastanza vicina, Kagome capì che il fuoco continuava a divampare imperterrito, corrodendo il legno delle capanne e bruciando l'erba, nonché gli alberi nelle vicinanze. Accorse al fianco di un uomo, caduto all'indietro a causa di una lingua improvvisa di fuoco.
“Kagome-sama. Finalmente è tornata.”
La sacerdotessa sorrise all'uomo, passando un braccio dietro al capo del contadino. Sentì la mano impregnarsi lentamente del sangue dell'individuo, mentre l'ustione su una guancia diventava via via più evidente. Fissò l'uomo con le sue iridi grige, sorridendogli di nuovo rassicurante. “Sì, sono tornata.”
Il contadino emise un flebile respiro, che colmò Kagome di un lacerante senso di colpa. Si era allontanata dal villaggio, tentando di rincorrere sua figlia. Quando l'aveva vista fuggire davanti agli occhi, aveva avuto la tremenda sensazione di non poterla vedere più da viva. E come è risaputo, il cuore di una madre spesso dimentica i propri doveri. Sentì il suo braccio afferrato in una morsa, mentre tornava ad abbassare lo sguardo. L'uomo stava lentamente chiudendo gli occhi, il respiro che diventava sempre più calmo, quasi fermo. Lentamente, Kagome abbassò le braccia, adagiando il capo dell'uomo sulle propria ginocchia. Lui tentò di parlare, benché con fatica.
“Kagome-sama.... io- io ho... commesso tante cose... sbagliate. ”
La donna toccò una guancia dell'uomo, facendo un leggero cenno d'assenso col capo. Pulì con il lembo della propria manica il fiotto di sangue uscitogli dalla bocca e tornò a sorridergli, l'unica cosa che potesse fare, oltre a perdonare i peccati che l'uomo confessava di avere. Stava cercando di redimersi, cosciente del fatto che erano pochi i minuti a dividerlo dal sonno eterno.
“Sono certa che nient'altro che il Nirvana l'attende. ”
Kagome sentì la presa dell'uomo diventare sempre più debole, fino a quando non vide l'arto abbandonato sul grembo. Sollevò una mano, chiudendo gli occhi del contadino e mormorò qualche parola per accompagnare l'ascesa dell'uomo al Nirvana.
“Kagome-sama, è...? ”
Una donna si era inginocchiata davanti a lei, afferrando una mano dell'uomo nelle sue. Era giovane, probabilmente si trattava della figlia. Kagome annuì, alzandosi delicatamente. Notò che, come il resto degli altri abitanti, aveva i vestiti bruciati e lesi, mentre la cenere dell'aria posava inesorabile sulle loro pelli. Osservò il corpo minuto della ragazza incurvarsi sul corpo disteso dell'uomo, mentre dei leggeri singhiozzi presero il posto delle parole. Avrebbe voluto posarle una mano sulle spalle, consolarla, ma cosa poteva realmente fare? Quella era la Morte. La stessa Morte che non guardava le sue vittime negli occhi, che le attendeva al varco della loro esistenza. Tutto ciò che andava fatto era rassegnarsi e domare l'animo dal dolore. Certo, lei non era la persona giusta per pensarla a quel modo visto cosa lo Shikon aveva fatto a sua figlia. Quando Kaeru era scomparsa dalle sue braccia, dai suoi occhi era stata dilaniata dal dolore e non voleva sentire le parole di chi tentava solo di confortarla. Continuava a ripetersi che nessuno poteva capire, comprendere il suo dolore. Si era autoconvinta che Kaeru fosse sempre viva, illudendosi unicamente del ricordo della sua esistenza.
"Kagome-sama!"
Il suo nome, gridato a pieni polmoni, la destò dai suoi pensieri e la portò a sollevare lo sguardo dal corpo chinato della ragazza. Osservò un uomo giovane avanzare verso la sua direzione, incespicando nei suoi stessi passi, mentre tentava di mantenere un equilibrio stabile.
"Kagome-sama, il Venerabile Inuyasha–"
Il ragazzo si arrestò di fronte alla sacerdotessa, tentando di riprendere il respiro che aveva usato per la corsa. Nel sentire il nome del mezzo demone, lo sguardo di Kagome si accese di apprensione e la donna fu svelta a chinarsi verso l'uomo. "Cos'è successo a Inuyasha?" Domandò, incurante di mostare la propria apprensione.
"La diga..." Sussurrò l'uomo. Kagome sollevò un sopracciglio.
"Il Venerabile Inuyasha ha distrutto la diga che raccoglieva le acque tormentose del fiume per spegnere le fiamme, ma–"
Kagome sussultò nel sentire quel "ma" finale che interrompeva la frase dell'uomo. La diga era una struttura completamente ignota agli abitanti di quell'epoca, ma lei aveva permesso al suo villaggio di conoscere in anticipo qualcosa che apparteneva unicamente il futuro. Aveva leggermente modificato il passato, ma pur sempre per fare del bene. Nessun professore di Storia Giapponese l'avrebbe redarguita per questo. In quel momento, comunque, si sentì in apprensione.
"Ma?" Domandò, non certa di voler sapere realmente la risposta.
"L'acqua l'ha travolto."
Kagome trattenne un gemito, ma non potè fare a meno di sgranare lo sguardo.
"Si-sicuramente è stato trascinato dalla corrente. Non può essere-"
Non può essere morto. Concluse Kagome, mentalmente. Certo che non poteva. Inuyasha era un demone. Un mezzo demone. E non poteva morire così facilmente. E allora perché il suo cuore non la stava ascoltando? Perché sembrava ragionare in tutt'altro modo?
Ancora prima di dar modo alla propria testa di decidere sul da farsi, prese a correre nella direzione dove un tempo era stata costruita la diga. Sentì le grida degli abitanti che la incitavano a fermarsi, cercando di convincerla con frasi spezzate a tornare indietro. Ma realmente non poteva, non poteva rischiare di perdere Inuyasha. Non l'avrebbe sopportato e la scena di quella figlia china sul proprio padre tornò prepotentemente alla sua mente. Non aveva mai pensato a vivere da sola, senza Inuyasha e Kaeru. Anche se il mezzo demone aveva preso a viaggiare, allontanandosi così da lei, aveva sempre il filo della speranza di saperlo vivo. E vederlo tornare, varcare la porta della loro capanna, era qualcosa che la inondava di un sollievo immenso.
Cercò di non perdere l'equilibrio quando un sasso minacciò di farla cadere. La diga era ridotta ad un cumulo di legname, mentre dalle acque sorgevano palizzate aguzze atrocemente spezzate. Parte dell'acqua che era stata liberata continuava a fluire, bagnandole i piedi e rendendo il terreno impantanato. Si guardò freneticamente attorno, nella speranza di scorgere il proprio compagno.
"Inuyasha!"
Gridò, sentendo la propria gola bruciare per il fumo che continuava ad intossicare l'aria. Tossì violentemente, portandosi ad una distanza considerevole dal letto del fiume. Continuò a gridare il nome del mezzo demone, nella speranza che le sue orecchie canine captassero la sua voce. Tuttavia, non udì alcuna risposta al suo richiamo, fatto che la fece sprofondare nella paura più nera.
Raggiunse a corsa una capanna non ancora attaccata dal fuoco e tentò di ripararsi sotto alla tettoia di paglia che funzionava da protezione. L'acqua non aveva travolto niente in quel punto, vi erano solo pezzi di rami che l'ondata aveva portato fin là. Appoggiò la schiena contro il legno della capanna, cercando di riprendere fiato e di liberarsi dall'odore acre e intossicante del fumo. Quando sollevò di nuovo il capo, giurò di vedere qualcosa, in parte coperto dal fango, scintillare in lontananza. E quando realizzò che era Tessaiga il suo cuore mancò di un battito.
Raggiunse la spada, afferrandola, incurante che la lama, adesso arrugginita, potesse in qualche modo graffiarle la pelle. Sentì il proprio cuore incerto se battere o meno, mentre la sua testa diveniva pesante ogni secondo che passava. C'era Tessaiga ma non Inuyasha.
Tornò alla capanna, stringendo Tessaiga al petto come una reliquia sacra. Senza accorgersene, capì che le lacrime si stavano facendo lentamente strada sulle sue guance. Non voleva piangere, perché Inuyasha non poteva essere morto. Era assurdo, quanto mai inaccettabile.
Nessuno era riuscito a privare il mezzo demone della propria vita. E non poteva essere un'ondata d'acqua a portarlo lontano da lei per sempre.
Lentamente, si trovò la schiena puntata contro il legno, quasi come se questo fosse l'unico sostegno in grado di sorreggerla. Scese giù, lasciando che la sua pelle sfregasse contro la parete. Si abbandonò a sedere, stringendo Tessaiga in modo convulso.
Se Inuyasha era morto, lei lo avrebbe seguito. Esisteva un metodo per uccidere un essere immortale. Avrebbe chiesto a qualcuno di farlo, o l'avrebbe fatto lei stessa. Trovare il mezzo per impugnare l'arma era l'ultimo dei suoi problemi. Non le era mai mancato il coraggio, lo avrebbe fatto. Un taglio, un semplice colpo di spada e tutto sarebbe finito. La favola della tanto decantata Immortalità avrebbe avuto una sua conclusione. Nemmeno Kaeru, sarebbe stata l'ancora a trattenerla in quel mondo. No, perché sua figlia era cresciuta abbastanza per cavarsela. Avrebbe sempre e comunque avuto l'appoggio degli abitanti. Non sarebbe mai stata sola. No, e questo l'aveva pensato quando aveva visto quel ragazzo. Aki, se ben ricordava. Il figlio per cui Sango aveva versato calde lacrime. Sapeva che poteva fidarsi di lui e questo lo aveva letto nei suoi occhi.
Si lasciò sfuggire un gemito, fissando Tessaiga ancora tra le sue mani. Quella lama poteva essere la soluzione a tutto, la soluzione alla perdita di Inuyasha. Era felice se Tessaiga avrebbe reciso la sua pelle. Non era una spada qualunque, ma era la sua spada e tanto le bastava.
Sollevò la mano che impugnava Tessaiga, mentre la scarsa luce del giorno donava alla lama uno strano colore imperlato. Si accorse che la sua presa era tutt'altro che stabile, ma non gli diede importanza. Serrò la bocca, come per farsi coraggio e trovare il momento per affondare Tessaiga nel suo collo.
"Sarebbe un azione stupida, quanto mai inutile."
Kagome sollevò lo sguardo. Inuyasha era in piedi, davanti a lei, mentre si teneva saldamente un braccio lungo un fianco. I suoi occhi dorati apparivano più opachi del solito, ma comunque vivi. A giudicare dal suo sguardo, poco approvava la decisione di Kagome di recidersi il capo con la sua spada.
"L'avresti fatto anche tu," sbottò Kagome, singhiozzando. Abbassò nuovamente il capo, chinandosi su Tessaiga.
"Non credevo di amare una stupida." Disse, tagliente.
Kagome, ferita da quel tono di voce, scattò in piedi, lasciando che le lacrime la bagnassero nuovamente. Stava stringendo Tessaiga al petto, incurante che la lama stava lentamente affondando nel palmo di una mano, mentre esercitava su di essa una certa pressione.
"Dammela." Inuyasha allungò un braccio per avere di nuovo Tessaiga.
"No." Disse secca Kagome.
"Dammela, ho detto."
"Ti credevo morto." Sussurrò Kagome.
"Come vedi non lo sono." Rispose Inuyasha, senza alcuna intenzione di abbassare il braccio.
"Ho temuto di non vederti più Inuyasha. Riesci a capire come mi sia minimamente sentita?" Stava alzando il tono della voce.
"Lo capisco." Kagome aggrottò la fronte, irritata. Con un gesto rapido la donna puntò Tessaiga contro la gola del mezzo demone che, leggermente sorpreso, aprì la bocca per parlare. "No che non capisci!" Disse irritata Kagome, mentre le lacrime andavano via via asciugandosi.
"Kagome, ti stavi per ammazzare. E io la reputo un'azione sciocca."
"Sciocca?" Gridò arrabbiata. "Credevo che tu fossi morto e stavo morendo anche io, lo sai vero?"
"Tu saresti morta, mentre io avrei continuato a vivere. Cosa credi che avrei provato io?" Inuyasha sollevò il tono della voce. Kagome parve sorpresa, ma non abbassò la spada.
"L'amore può uccidere, lo sai Inuyasha?"
"Sì."
"Ed io ti amo Inuyasha, lo sai vero?" Disse Kagome con voce strozzata.
Inuyasha aggrottò la fronte. Non capiva dove volesse arrivare con quel ragionamento.
"Ma tu non mi ami allo stesso modo. Tra due persone ce n'è sempre una che ama più dell'altra. E quella persona non sei tu Inuyasha."
Kagome convalidò la presa di Tessaiga, costringendo Inuyasha a sollevare il mento per non essere toccato dalla punta della sua spada. "Io morirei per te, tu non faresti lo stesso per me."
"Ma cosa-!"
"Dimmi il motivo dei tuoi viaggi, Inuyasha!" Gridò ad un tratto Kagome. "Dimmi perché stai cercando di nuovo lo Shikon!"
Inuyasha la guardò sorpreso. "Ma come-?"
Kagome abbozzò un mezzo sorriso. "Allora è vero," sussurrò. "Stai cercando lo Shikon."
"No, nient'affatto." Disse glaciale. Kagome assotigliò lo sguardo.
"Smettila di mentire Inuyasha! Sono stanca di essere ingannata! Dimmi perché lo stai cercando? Dimmi che non è per diventare di nuovo demone!" Kagome gridò con tutto il fiato che aveva in gola, sentendo le lacrime bruciarle gli angoli degli occhi. "Dimmi la verità Inuyasha! Crederò solo a quella."
Con un gesto veloce, Inuyasha scansò la lama della Tessaiga lasciando che questa cadesse rovinosamente a terra. Sorpresa da quel gesto, Kagome si ritrasse, ma le braccia di Inuyasha si serrarono attorno al suo corpo. "Cosa?!"
Inuyasha, senza darle ascolto, affondò il volto nei capelli corvini della compagna. "Sta zitta!"
Kagome non si mosse e rimase in silenzio.
"E' vero. Sto cercando lo Shikon." Sentì il corpo di Kagome irrigidirsi nella sua presa. "Ma non per diventare demone." Aggiunse poi.
Tra i due calò in silenzio, mentre Kagome appoggiò stancamente il mento sulla spalla di Inuyasha.
"Senza volerlo, ho trovato lo Shikon no Tama nelle montagne di Okai, all'interno di un demone uccello. Da allora ho seguito ogni suo spostamento."
Kagome non ebbe il coraggio di scostarsi, ma parlò comunque. "Inuyasha, stai parlando come se lo Shikon avesse una sua volontà."
La donna sentì la stretta di Inuyasha diventare sempre più salda. "Perché è vero."
La donna sollevò un sopracciglio, mentre Inuyasha continuò a parlare. "Lo Shikon, da allora, non è più una semplice Sfera. Da allora sembra aver acquisito una volontà propria che lo porta a scegliere i demoni a lui più convenienti. E' lui a comandare e non il demone che lo ingloba. Ha risvegliato demoni morti e sepolti sotto ai miei occhi, ha donato loro una forza inaudita. E' tornato ma non per salvare, ma per distruggere."
Kagome rimase in silenzio, assimilando ogni parola del demone.
"Ed io lo voglio distruggere."
Kagome sospirò.
"Perché non voglio che distrugga nuovamente le nostre vite, la tua e quella di Kaeru." Kagome si scostò finalmente dal mezzo demone. Aveva uno sguardo interrogativo.
"Perché ti amo, Kagome."
"Inuyasha, io-"
"Mi credi?" Domandò con un filo di voce. "Mi credi, Kagome?"
La donna lo guardò, accennando ad un sorriso. "Ti credo." E gli sfiorò le labbra con un bacio.