Ginny Weasley e le Pagine dei Desideri

Harry Potter
Personaggi: , ,
Rating: Giallo
Genere: Commedia
Numero parole: 5557
Numero Capitoli: 2
Introduzione: Una piuma spelacchiata e della carta da lettera ingiallita. Un regalo di compleanno di poco gusto, direte voi. Ma a volte le apparenze ingannano, aggiungo io.
Il Promemoria


Tutto dava l'impressione che l'estate non volesse cedere il passo all'autunno.

Pareva una bambina così capricciosa da puntare i piedini a terra in segno di sfida e l'autunno così buono da provare solo tenerezza per lei.

Gli alberi secolari della Foresta Proibita si stagliavano verdi e scintillanti contro il cielo, che, benchè limpido, era spruzzato da nuvole bianche e soffici come le pennellate di un pittore talentuoso.

Ginny trottò spedita lungo un sentiero erboso, assaporando la delicata sensazione dell'erba contro la sua pelle appena sopra il bordo dei calzini. Al petto aveva premuti dei libri voluminosi, il volto lentigginoso e lo sguardo eccitato davano l'impressione che la giovane Weasley considerasse quel giorno un evento molto speciale. In realtà, tutto il suo entusiasmo era unicamente dovuto alla recente scoperta che la sua migliore amica, Luna Lovegood, aveva mostrato - a detta di lei - un buffo interesse per Neville Paciok.

“Quale buffo interesse,” Le aveva detto il giorno prima durante la colazione. “Luna, questo potrebbe essere amore!”

“Amore?” La giovane Corvonero le aveva rivolto il suo sguardo trasognato. "Io credevo che l'amore fosse un sentimento simile a quello che nasce dopo l'incontro tra un Thestral ed un Unicorno.”

Ginny l'aveva osservata attentamente, mordendosi la lingua e reprimendo a stento una risata. Non vi era scherno nell'espressione di Luna. Ormai, aveva imparato abbastanza di lei per sapere che tutto ciò che Luna diceva, Luna pensava. E benchè la ragazza fosse sempre così convinta delle sue affermazioni, Ginny l'avrebbe costretta ad ammettere che l'amore non era assolutamente così– così– così bestiale.

Quando emerse da quei pensieri, Ginny si ritrovò nell'accogliente serra di Pomona Sprout. Essendo in largo anticipo, non le fu affatto difficile scorgere Luna tra le fila di rampicanti che di tanto in tanto rappresentavano un séparée naturale tra i tavoli. La giovane Corvonero sedeva al suo posto, con il libro di Erbologia abbandonato in grembo e gli occhi chiusi. Quando Ginny le si avvicinò, salutandola, Luna non mostrò alcun segno di sorpresa nella sua espressione. “Mio padre dice sempre che meditare in una serra contribuisce a rendere proficua la giornata.”

“Sarebbe interessante se riuscisse a rendere proficua la mia ora di Pozioni!” Ginny sospirò, adagiando i libri sul tavolino ed abbandonandosi su una sedia di fianco all'amica. Luna ridacchiò, chinandosi da un lato ed estraendo dalla sua sacca una piccola pianta dai fiori bianchi ed immacolati. Ginny si interessò subito al dolce ed intenso profumo emesso dai petali, apparentemente così fragili.

Notando il naso di Ginny muoversi interessato, Luna sorrise. “Gin, ti presento la nostra bambina. Non è bella?”

La giovane Weasley sollevò un sopracciglio perplessa. “La nostra bambina? Abbiamo forse fatto qualcosa di illecito dopo il Whisky Incendiario della scorsa notte?”

Luna distolse lo sguardo dalla pianta, spostandolo su Ginny.

“Luna, era per dire.” Chiarì la giovane Weasley.

“Oh, certo.” Luna scrollò le spalle, puntando nuovamente la piantina. “Con i tempi che corrono non si è più certi di niente.”

Ginny abbassò le spalle, rassegnata. “Questa pianta è citata nel Cavillo?” Domandò, puntellando i gomiti contro il tavolo ed adagiando il volto sui palmi congiunti delle mani. “Gin, è la nostra ricerca.”

Ginny si voltò ad osservare Luna. “Che ricerca?”

La maga bionda ridacchiò nuovamente, sotto lo sguardo perplesso della giovane Weasley. “Dovresti bere il Whisky Incendiario più spesso, Gin. Ti rende ancor più divertente.”

“La prossima volta ci metterò più impegno, promesso.”

Luna afferrò il piccolo vaso con entrambe le mani ed accostò la pianta di fronte a Ginny.

“La professoressa Sprout ci ha dato il compito di cercare ed ottenere una pianta babbana e di portarla oggi, Gin. Mi hai chiesto di occuparmene, così ho portato questa. Non sono sicura di sapere come si chiama.”

Entrambe fissarono la pianta con sguardo scettico e dubbioso, fino a quando una voce flebile, alle loro spalle, le costrinse a voltarsi.

“Si tratta di una gardenia, appartiene alla famiglia delle Rubiaceae. Proviene dal Giappone, Cina ed Africa del Sud. Fiorisce in estate, i suoi fiori sono bianchi ed emettono un profumo dolce ed intenso. Si tratta di una pianta estremamente delicata, richiede moltissime cure, tra cui un ambiente caldo e molto umido. Entrarne in possesso è praticamente impossibile!”

Ginny osservò lo sguardo luccicante di Neville Paciok, che, in silenzio, era giunto alle spalle delle due ragazze ed era rimasto immobile ad ammirare ogni particolare del giovane fusto.

“Ciao, Neville.” La voce pacata di Luna costrinse Neville a prendere atto della situazione. Le sue guance iniziarono ad infiammarsi e il tono della sua voce, inizialmente così deciso ed enciclopedico, vacillò.

“Oh– sal–ve.”

“Non sapevo ti interessassi anche di piante babbane.” Constatò Ginny sorpresa ed un po' divertita dall'imbarazzo del ragazzo.

“Non tutte, solo quelle più interessanti.” Borbottò. “Ma come l'avete avuta?”

Ginny fece un mezzo sorriso, tanto che le efelidi parvero brillare. “É tutto merito di Luna.”

A Ginny sembrò scorgere un leggero rossore sulle guance normalmente opache dell'amica, mentre lo sguardo di Neville si fece ammirato.

Fu allora che qualcosa scattò nella mente della giovane Weasley.

--

Quella sera, dopo una lunga disserzione su quanto gli Schipodi Sparacoda fossero in realtà creature dolci ed incomprense, Ginny salutò Luna di fronte all'entrata del dormitorio di Corvonero, e corse solitaria verso la Torre di Grifondoro, saltellando i gradini a due a due con una agilità innata. Non aveva soppesato quanto potesse essere sciocca la sua idea, ma fin dall'inizio le era apparsa assurdamente geniale. E da quella constatazione aveva origine l'euforia stessa che si era impossessata di lei. Oltrepassò il Ritratto della Signora Grassa, senza badare alle proteste di quest'ultima riguardo gli spostamenti d'aria che danneggiavano le fibre della sua tela. Salutò Hermione sprofondata nel divano in compagnia di un buon libro, mentre Ron parve troppo impegnato a perdere contro Harry in una ennesima sfida a Scacchi Magici.

“Herm, hai visto Neville?” Hermione sollevò lo sguardo sulla giovane Weasley, assumendo un'espressione pensierosa. “Era a Trasfigurazione con me, credo sia andato dalla professoressa Sprout.”

“Oh, allora niente.” Tutto l'entusiasmo di Ginny svanì. Con uno stato d'animo tutt'altro che allegro, la giovane Weasley si incamminò verso la propria stanza e senza badare alla confusione che regnava sovrana sul suo letto vi si lasciò cadere, esausta. Osservò con attenzione le assi del soffitto, mentre la sua espressione divenne accigliata. Giocherellò un poco con una scarpa, lasciandola penzolare dalla punta del suo piede destro. Dopo qualche minuto, si portò a sedere, decisa che a cena avrebbe stanato Neville. Avrebbe assunto una espressione addolorata, lo avrebbe pregato di sostituirla nel progetto con Luna, lui avrebbe accettato e lei lo avrebbe ringraziato. Luna e Neville sarebbero così rimasti nella serra fino a tardi e zitaaagn! Il gioco era fatto.

Il suo era un piano decisamente perfetto.

Immersa in quei pensieri, Ginny non sentì Hermione chiamarla da dietro la porta e quando la maga entrò, Ginny sobbalzò per lo spavento.

“Scusa, non ho sentito risposta e mi sono preoccupata.” Affermò Hermione sinceramente dispiaciuta.

“Non ti preoccupare, Herm. É forse successo qualcosa?”

Hermione parve ricordarsi il motivo per cui effettivamente si trovava lì. “Oh, no. Harry mi ha chiesto di ricordarti che domani c'è l'allenamento. Ha detto di non mancare, altrimenti nella prossima partita metterà Mc Afee.”

Ginny fece una smorfia. “Ricattatore!”

Hermione sorrise.

“Ok, Herm. Grazie. Credo proprio che lo appunterò da qualche parte.” Disse, iniziando a guardarsi intorno.

Hermione la salutò, lasciandola nuovamente sola.

Ginny borbottò una frase in cui l'unica parola concepibile fu Harry. Da quando si era dimenticata del primo allenamento, dopo il rientro dalle vacanze estive, Harry le era col fiato addosso. Si era interstadito di vincere il campionato delle Case, dopo l'ennesima presa di posizione con Draco Malfoy. Perfino Ron, era convinto che il forte accanimento di Harry per il Quidditch stesse raggiungendo livelli spropositati. Controllava ogni singolo giocatore, a settimane alternate imponeva una dieta ferrea ed esercizio continuo, tanto che seguire le lezioni diventava doppiamente stancante. Un leggero malcontento stava iniziando ad aleggiare tra i suoi compagni di squadra.

Ginny balzò dal letto ed aprì il baule in fondo ad esso. Ricordava una piccola agenda che Hermione le aveva regalato per Natale. Rovistò tra i maglioni di sua mamma e tra tutti gli oggetti che aveva deciso di portare con sè, ma un "Accio Agenda!" le dimostrò che con grandi probabilità il piccolo libricino era rimasto sulla scrivania a Ottery St. Catchpole.

Quando fu sul punto di chiudere, stizzita, il baule, gli occhi di Ginny caddero su un pacchetto che riportava a lettere cubitali la sigla "Tiri Vispi Weasey". La bocca della rossa si incrinò leggermente e la sua espressione parve tutt'altro che entusiasta.

Dopo l'esperienza di Tom Riddle, aveva abbandonato l'idea di tenere diari.

“Oh, beh. E' pur sempre un regalo di Fred e George.” Farfugliò a se stessa.

Afferrò il pacchetto, sedette sul letto e ne estrasse il contenuto. Si trattava di comunissima carta da lettere, di un colore giallognolo abbastanza insignificante. La piuma era rimasta tale e quale a come la ricordava: in alcuni punti appariva spelacchiata.

Di sicuro, il Male aveva gusti più dignitosi che nascondersi in un oggetto di così scarso valore.

“Naaaah.”

Ginny afferrò un primo foglio, sfilandolo dalla linguetta che teneva ben saldi tutti gli altri e afferrò la piuma.

Venerdì, ore 16.00.

Allenamento di Quidditch.

Ma perchè, Harry, non ti ammali mai?!


Ripose la piuma ed il resto del blocchetto sul comodino, afferrò il foglietto e la bacchetta, dicendo “Appendo!”. Il foglio di carta svolazzò sopra la sua testa e rimase appeso a mezz'aria, trattenuto da un filo invisibile.

Il suo stomaco emise un leggero mugolio.

Trovò le scarpe sotto al letto, uscì dalla stanza e scese le scale verso la Sala Comune, canticchiando a fior di labbra. “It's dinner time, lala...”

~*~


Ginny sollevò lo sguardo, scrutando il cielo tutt'altro che amichevole. In lontananza echeggiò un tuono, mentre densi nuvoloni neri si muovevano scontrandosi gli uni con gli altri. Ron, che l'aveva seguita verso il campo da Quidditch, aveva anch'egli il naso rivolto verso l'alto. “E' arrivato il primo temporale autunnale.”

“Ovviamente, quando Harry decide l'allenamento.” Sbottò Katie Bell, osservando il cielo plumbeo.

Ginny sospirò. “Quanto pagherei per stare dentro al caldo.”

Tutti i compagni di squadra si mostrarono d'accordo.

“Perfetto, ci mancava perfino la pioggia!” Squittì Demelza, da sotto la copertura delle tribune. Grasse gocce iniziarono a cadere, formando, ben presto, numerose pozzanghere sul terreno.

“Io me ne torno dentro.” Disse Demelza, abbassando la scopa. “Non possiamo ammalarci in vista della partita. Harry capirà.”

Ginny fece una smorfia. Era più probabile che un Thestral vincesse un concorso di bellezza.

Figurarsi se Harry...

“Harry.” Disse Ginny, voltandosi verso il fratello. “Gin, sono Ron.” Le rispose il giovane Weasley, cadendo dalle nuvole.

“Sì, certo che sei Ron, ma Harry! Ron, Harry dov'è?”

Ron rimase in silenzio, guardandosi attorno.

Katie Bell confessò “Ora che ci penso, non vedo Harry da stamani.”

“Nemmeno io, l'ho lasciato in Sala Comune un po' malconcio.”

Ginny sollevò un sopracciglio, ma non ebbe modo di commentare. Dagli spogliatoi, una figura minuta ed incappuciata stava correndo verso di loro, lottando contro l'acqua che gocciolava dalle intelaiature. “Ginny! Ron!” La chioma bruna di Hermione risaltò contro il colore del giacchetto impermeabile che la ragazza indossava.

La squadra di Grifondoro osservò la maga bruna fermarsi a riprendere fiato.

“Harry. Harry sta male. E' in infermeria.”

La squadra emise un sussulto. “Cos'è successo?”

Hermione si schiarì la voce, come era solita fare quando sapeva la risposta ad una domanda. “E' stato morso da una pulce.”

Un coro di risate seguì pochi secondi di silenzio.

“E' una pulce di Hagrid.” Precisò la giovane maga.

Tutti furono costretti ad ammettere che anche una pulce, se di Hagrid, poteva rivelarsi abbastanza pericolosa.

Fu allora che il volto di Ron si accese di consapevolezza. “Allora, non sono stato io a trasfigurargli quelle macchie rosse sotto agli occhi!”

Il silenzio calò. Ginny aprì la bocca, ma non articolò suono.

“Mi ha detto di dirvi che l'allenamento è sospeso. E si scusa con tutti.” Aggiunse Hermione.

Ginny si schiarì la voce. “Herm, è una domanda stupida ma... quindi Harry è ammalato?”

Hermione fece un cenno d'assenso.

“Oh.”

“Allora, direi di rientrare prima che si scateni il diluvio.” Katie Bell si diresse verso gli spogliatoi, seguita a ruota dagli altri giocatori. Ginny rimase immobile, fissando il campo da Quidditch davanti a sè.

L'acqua nelle pozzanghere formava piccoli cerchi concentrici, quasi ipnotici.

Probabilmente, è solo una coincidenza. Pensò.

“GIN!” La voce tonante di suo fratello la destò.

“ARRIVO!” Urlò, scattando sotto le tribune, verso gli spogliatoi.

Quella sera, di ritorno dalla cena, Ginny trovò il suo promemoria adagiato sul letto. Quando lo afferrò, la maga l'osservò attentamente. In un angolo della carta vi era riportata una scritta con una calligrafia totalmente diversa dalla sua.
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