Five Methods
Personaggi: hp: draco malfoy, hp: ginny weasley, hp: harry potter, hp: hermione granger, hp: ron weasley
Rating: Arancione
Genere: Commedia
Numero parole: 19186
Numero Capitoli: 6
Introduzione: Chi ha detto che la vita degli eroi è fatta solo di gloria e gioia? Harry deve assolutamente prendere un Oltre Ogni Previsione in Trasfigurazione, pena la pulizia dell'aula della professoressa McGranitt. Inoltre, la sua unica salvezza, Hermione Granger, non sembra intenzionata ad aiutarlo. Ed ecco entrare in scena i '5 metodi' di Ginny Weasley, per ottenere tutto ciò che si vuole da una persona.
Round Five
Con grande sorpresa di Harry, non fu affatto difficile convincere Hermione delle sue buone intenzioni; anche se la ragazza sembrava non volergli perdonare il fatto di averla vista seminuda. Al contrario, Ron stava valutando la sua posizione di 'migliore amico', ma Harry proprio non ricordava la sequenza con cui muovere il candelabro. Inoltre, per sua fortuna, la notizia che era riuscito ad entrare laddove tutti ardivano di andare, non fece il giro di tutta Hogwarts. Harry ne fu più che certo quando quella mattina Seamus Finnigan lo salutò come sempre.
“Senza offesa, Harry,” Ginny addentò una brioche a colazione. “Ma di persone sfigate come te ne conosco veramente poche.”
Harry sospirò. Splendido, perfino la sorella del suo migliore amico se n'era accorta. Non che ci volesse un genio per capirlo. Ok, avrebbe messo in conto a Voldermort anche la sua 'fatidica' sfortuna. “Ti mancano due metodi,” Rifletté Ginny. “Non per metterti fretta, Harry, ma la settimana sta quasi finendo.”
Il Bambino Sopravvissuto emise un suono poco articolato. Con quell'assurda storia del test stava mettendo a rischio tutte le sue relazioni. Ron, da quando aveva scoperto della sua intrusione nel dormitorio femminile, lo considerava un traditore. Hermione, neanche a dirlo, lo squadrava con diffidenza e allontanava lo sguardo, arrossendo. Cosa ben peggior, stava iniziando ad avere conversazioni civili con Draco Malfoy, tra tutti. Ginny era l'unica anima pia che tentava ancora di incoraggiarlo.
“Harry, hai finito? Dobbiamo andare.”
Il mago fece un leggero cenno d'assenso ad Hermione che, carica di libri come sempre, attendeva il ragazzo per andare alla prima lezione di quel giorno. Cura delle Creature Magiche. Perfetto, pensò Harry. Gli mancava solo un 'animaletto' di Hagrid per mandare a rotoli una giornata già persa di suo. Mentre percorreva le scale che li avrebbero condotti al portone principale, Harry ricordò con orrore l'ultima lezione avuta col gigante. Hagrid si ostinava a vedere del buono in ogni creatura, anche in quella dove la malvagità era insita di natura.
“Spero ardentemente che Hagrid non riproponga una lezione sulle pulci.” La voce di Hermione suonava nervosa. Il settimo anno aveva impiegato una settimana per disinfestarsi da quelle piccole creature, tanto che il dormitorio di Grifondoro e quello di Serpeverde erano stati chiusi, in quarantena, per almeno tre giorni. Un incubo... per non parlare, poi, delle, ehm, incongruenze epidermiche.
Harry fece una smorfia. No, Merlino, Hagrid avrebbe proposto di peggio.
Abbandonarono l'entrata di Hogwarts, dirigendosi nei pressi della capanna di Hagrid, dove solitamente, l'uomo svolgeva le proprie lezioni. Harry notò che un gruppo consistente di Serpeverde era già presente, seduto a qualche metro di distanza dal gigante. Harry trattenne un sorriso. I Serpeverde erano gli studenti più tronfi di tutta quanta Hogwarts e saperli spaventati di un bonaccione come Hagrid era esilarante.
Fece vagare un po' lo sguardo, notando Ron che sbadigliava come a suo solito, Neville che sembrava parlare al vento con il rosso, Malfoy che sghignazza come tradizione con Goyle e Tiger, Hermione che leggeva l'ennesimo libro di Merlino solo sapeva cosa e infine il brilluccichio sinistro nello sguardo di Hagrid. Notando soprattutto quest'ultimo particolare, Harry si sentì deglutire con forza ed ebbe la strana impressione che la sua cicatrice pulsasse. Ora, quando ciò accadeva, non significava niente di buono. I casi erano due: o Voldermort si apprestava a seguire una lezione di Hagrid o presto tutti loro avrebbero fatto la conoscenza del nuovo animaletto da compagnia del gigante. Non sapeva perché, ma preferiva di gran lunga il primo caso.
“Harry, tutto bene? Sei un po' pallido.” Gli domandò Hermione, staccando per qualche decimo di secondo gli occhi dal suo libro.
Lo saresti anche tu, pensò Harry terrorizzato. Se tra Voldermort e l'animaletto avresti scelto il primo.
“Tu-tutto bene. Almeno credo.” Disse, aggiustandosi gli occhiali con un gesto insicuro.
“Buongiorno ragazzi miei!” La voce di Hagrid distolse l'attenzione di entrambi e con terrore di tutti, parve pericolosamente gioiosa. "Vedo che stamani siete veramente in pochi." Aggiunse il gigante, un poco deluso. Hermione si affrettò a sollevare una mano, chiedendo di parlare.
“Professore, alcuni ragazzi sono sempre in infermeria.” Gli fece presente Hermione.
Hagrid sollevò il sopracciglio cespuglioso, sorpreso. “Infermeria?”
“L'incidente, professore, ricorda?”
“Quale incidente?”
“Le pulci.” Disse Hermione, rassegnata.
Il volto di Hagrid si accese improvvisamente. “Oh, quelle dolci bestioline.”
“Le chiama dolci?” La voce di Draco Malfoy sbottò tra i Serpeverde, che udendolo, presero a ridacchiare. “Mi sono grattato per dei giorni.”
A quelle parole, Ron iniziò a ridere come un'ossesso. “Malfoy s'è grattato! Che evento indecoroso!” Lo canzonò.
“Stà zitto, Weasley! Lo sanno tutti che non sei andato in bagno per tre giorni!” Ribatté Malfoy, liberando un ghigno. Ron divenne improvvisamente rosso, esattamente come rossa e cieca era la sua rabbia in quel momento.
“AH!” Esclamò il giovane Weasley, ricordando improvvisamente “E tu Malfoy? Cosa mi dici delle tue prestazioni sessuali mancate?”
A quell'insinuazione, tutti coloro che erano all'ascolto si voltarono in massa verso il Serpeverde biondo, con tanto di incredulità malcelata nello sguardo. Draco Malfoy divenne più pallido del solito - a livelli quasi estremi - mentre Ron troneggiava sul gradino più alto del trionfo. Odiava Malfoy, odiava ancora di più l'idea di saperlo suo probabile futuro cognato, ma per una volta in vita sua, si sentì immensamente felice del 'piccolo' problema che Ginny aveva confessato ad Hermione durante l'invasione delle pulci.
“Avanti ragazzi,” Si intromise pacamente Hagrid. “Sono sicuro che adesso è tutto risolto.”
Draco, tuttavia, non prestò ascolto al gigante. “Tranquillo Lenticchia, mi sono rifatto alla grande in questi giorni!”
Harry osservò le vene del collo di Ron pulsare in modo indicibile.
“TU! Lurido figlio di un donnaiolo!” Prese ad imprecare Ron.
“Ragazzi....” Tossicchiò Hagrid.
“Testa di carota bollita!” Alzò la voce Malfoy.
“Non mi costringete a prendere provvedimenti, odio essere cattivo. Su!”
“Schifoso cadavere di Mangiamorte!” Harry tentò di trattenere Ron dal fiondarsi su Malfoy.
“Puzzolente lenticchia andata a male!”
“Bastaaaa....” Disse, calmo, Hagrid.
“TU testa di c-!”
“TU testa di m-!”
“HO DETTO BASTA PER IL CAZZO DI MERLINO!”
Cadde un silenzio religioso, mentre Harry s'aggiustò gli occhiali per vedere se ad aver parlato in modo tanto scurrile fosse stato davvero Hagrid.
Sì, era stato lui, senza dubbio.
Hagrid tossì, tanto che il suono sembrò provenire da un antro cavernoso.
“Torniamo alla lezione.” Detto ciò, Hagrid si sfregò le mani con fare eccitato. Harry inarcò un sopracciglio e non si sentì per niente tranquillo. Notando lo sguardo del ragazzo, il gigante ridacchiò, coprendosi la bocca con una sua mano possente. Immaginando che lo stato d'animo del Bambino Sopravvissuto combaciasse con quello degli altri studenti, Hagrid si apprestò a dire.
“Oh, non vi preoccupate. La lezione di oggi sarà tranquilla!” Gli studenti gli rivolsero sguardi scettici. Tranquillità, nel vocabolario del gigante, non aveva un significato poi così... tranquillo.
“Andrete nella foresta!”
In tutto ciò, Harry era più che sicuro di una cosa: Severus Piton avrebbe agognato ad una classe così silenziosa.
“Non siate così contenti, ragazzi,” Mormorò deluso Hagrid. “Mi state uccidendo con la vostra felicità.”
Come destatisi da un sogno - ma alcuni preferivano chiamarlo incubo - gli studenti iniziarono a mormorare in modalità sempre più crescente. Harry si lasciò cadere a terra, di fianco ad Hermione che, minimamente colpita dalle parole del gigante, era tornata ad inumidirsi le dita per sfogliare meglio le pagine del proprio libro. I Serpeverde iniziarono a protestare, a minacciare di dirlo ai proprio padri - per primo Malfoy - , a guardare Hagrid con occhi assassini. I Grifondoro, il cui rinomato coraggio sembrò al momento sparire, presero a strapparsi i capelli, a piangere come bambini e a soccorrere gli svenuti della propria Casa.
“Non possiamo andare nella foresta! E' proibita, no?” Gridò un Serpeverde.
“Albus mi ha dato il permesso per fare questa lezione.” Ribattè Hagrid, lievemente offeso.
“Ma è assurdo!”
Harry era stato molte volte nella foresta, la maggior parte di queste di nascosto. In teoria, avrebbe dovuto accettare tranquillamente la notizia e considerare la lezione di Hagrid come una 'ventata di aria fresca'. Nella pratica, tuttavia, si trovava d'accordo con i Serpeverde. Il che era tutto dire.
“Andrete in coppie!” Prese a spiegare Hagrid, sollevando la voce per coprire i mormorii degli studenti. “Lungo un sentiero prestabilito in modo che non correrete il rischio di perdervi accidentalmente nella foresta.”
“E cosa andiamo a fare nella foresta?” Si sollevò la voce sprezzante di Malfoy. “A raccogliere fiorellini di campagna?”
Hagrid corrugò la fronte. “Ha davvero uno strano hobby, signorino Malfoy.”
Le guance di Malfoy si tinsero di un leggero rosa, mentre il ragazzo imprecò a bassa voce.
“Al termine del sentiero che vi indicherò c'è un piccolo lago. Tutto ciò che dovrete fare sarà quello di liberare questi piccoli tesori al suo interno.” Detto ciò, Hagrid si avvicinò ad una piccola protuberanza, posta a terra e ricoperta da un lenzuolo. Quando il gigante trascinò via il pezzo di stoffa, gli studenti puntarono lo sguardo verso l'enorme vasca di vetro che troneggiava di fronte a loro. Coloro che avevano familiarità con il mondo babbano, presero ad urlare come pazzi.
“Piraña! Merlino quelli sono Piraña?!”
“Pira-che?” Domandò Draco.
Ron gli rivolse un ghigno. “Mettici una mano dentro, Malfoy.”
“Oh, vedo che molti di voi li conoscono. Sono piacevolmente sorpreso!”
Un Grifondoro inziò a singhiozzare, disperato. “Quei pesci sono capaci di divorare una mucca intera!”
“Sì, è vero, sono carnivori... ma innocui.” Lo rassicurò Hagrid.
Harry si domandò come gli aggettivi carnivoro ed innocuo potessero stare nella stessa frase, mentre Draco fulminò con lo sguardo Ron, dopo aver compreso le intenzioni del rosso nei suoi confronti.
Battendo i palmi delle mani gli uni contro gli altri, Hagrid intimò gli studenti a disporsi in coppie ed avvicinarsi alla grande vasca di vetro. Harry si presentò di fronte al gigante con Hermione, lanciando di tanto in tanto sguardi timorosi ai pesci dal muso così zannutto. Ron, assieme a Parvati, progettava di lanciarne uno contro il futuro cognato.
Di fronte al cancello della Foresta Proibita, Harry ed Hermione attendevano il loro turno di entrata: tra loro e gli studenti che l'avevano preceduti doveva trascorrere un tempo di almento quarantacinque minuti. Tre quarti d'ora di pura, terrorizzante, attesa. Harry aveva rifiutato di portare il piccolo contenitore d'acqua dolce, che adesso stava saldamente ancorato alla mano di un' Hermione quanto mai tranquilla.
“Hermione... sei sicura di esserti completamente ripresa?” Le domandò Harry, squadrandola con attenzione.
“Al cento per cento. Le Pozioni di Piton, per quanto detesti ammetterlo, sono veramente efficaci.” Disse, sollevando il contenitore d'acqua all'altezza degli occhi. Dopo aver osservato il pesce che vi sguazzava dentro, Hermione si avvicinò ad Harry con l'intenzione di non farsi sentire da Hagrid.
“Questi pesci sono davvero orrendi, non trovi?”
Harry si sistemò gli occhiali sul naso, incredulo. Vista tutta quanta la situazione, orrendi, era veramente un termine insipido.
“Avanti ragazzi, tocca a voi!” La mano di Hagrid diede una leggera, si fà per dire, pacca sulla spalla del Bambino Sopravvissuto, mostrando tutta quanta la fila dei suoi denti. “Rodolfo è al sicuro nelle vostre mani.”
“Rodolfo?” Harry sgranò lo sguardo al pensiero che Hagrid avesse attribuito a ciascun pesce un nome. Era tipico del gigante, senza dubbio.
“Hagrid, ma davvero non esistono pericoli?” Harry notò un'aria offesa dipingersi nell'espressione del gigante, visione che lo convinse a trascinare Hermione oltre il cancello della Foresta Proibita, senza batter ciglio.
Dopo qualche minuto, Harry si voltò per ascoltare ciò che Hermione aveva da dire. “Harry, puoi stare tranquillo.” Sentenziò, puntando con gli occhi la bacchetta che il mago teneva convulsamente stretta in una mano.
“Se Silente ha concesso questa... questa cosa ad Hagrid, vuol dire che non corriamo pericolo.” Disse, sollevando il pesce a pari livello con i loro occhi. Harry tornò a guardare la foresta davanti a sè, ripetendosi più volte che Hermione aveva sempre ragione, anche in quella circostanza, probabilmente. Se ci fosse stato Ron al posto della ragazza, sarebbe tornato indietro a tutta burrobirra. Poco ma sicuro.
Dopo qualche minuto, Harry iniziò a dubitare di tutta quella situazione, anche di chiamarsi egli stesso Harry. “Hermione, dov'è questo lago?”
La ragazza non rispose subito, come faceva normalmente, ma rimase in silenzio, guardando il sentiero di fronte a sè. Infine, terrorizzò Harry con un “Non lo sò.”
“Merlino!” Esclamò Harry, voltandosi indietro. Hermione sollevò il piccolo pesce di fronte a loro. “Pensi che Rodolfo morirà se non lo portiamo al lago?”
Harry sgranò lo sguardo. “Hermione, non possiamo pensare a quello stupi- cioè a Rodolfo! Ci siamo persi!”
“Tranquillo, Harry. Cosa ti preoccupa? Siamo stati nella Foresta altre volte.” Proferì tranquilla Hermione, mentre il volto del Bambina Sopravvissuto diventava sempre più stupito.
“Ok, probabilmente non ti sei ripresa. Adesso devo salvare una pazza e un pesce!” Sbottò Harry. Hermione corrugò la fronte.
“Nessuno ti ha chiesto di difendere la pazza.” Ribattè offesa la ragazza, voltandosi e prendendo a camminare. Harry sospirò e tentò di convincere Hermione a fermarsi. Aveva utilizzato una terminologia errata.
“Scusa, Herm. Seriamente. Pensiamo a come tornare indietro.” Sospirò Harry. La ragazza si fermò, voltandosi e fronteggiando Harry.
“Harry Potter non ci siamo affatto persi. Abbiamo solo preso un sentiero secondario.” Harry guardò Hermione, aggiustandosi le lenti sul naso.
“Hermione, non per contraddire, ma questo vuol dire essersi persi.” Il ragazzo iniziava a perdere di vista la logica seguita da Hermione.
“No, se sappiamo come tornare indietro. Ed io lo sò.” Sorrise, trionfante, la brunetta. Harry sollevò un sopracciglio. Che le pozioni di Piton avessero effetti collaterali? Senza attendere una risposta, Hermione prese a camminare nel verso opposto dal quale erano venuti. “Spero solo che Rodolfo non muoia. Non voglio una nota di demerito proprio da Hagrid. Mi rovinerebbe la media.”
Harry sollevò gli occhi al cielo, quando un grido di Hermione portò il suo sguardo di fronte a sè.
“Hermione!” Sfoderò la bacchetta e raggiunse Hermione, stesa a terra e priva di sensi. Rodolfo era finito a pochi metri dalla ragazza. Harry prese a guardarsi freneticamente attorno, tentando di inviduare il colpevole, senz'altro una creatura magica, tenendo ben salda la bacchetta di fronte a sè. Un rumore sinistro proveniente alle sue spalle, lo fece volteggiare, ma le lenti leggermente appannate dei suoi occhiali gli impedirono una migliore visuale.
“Chi è?” Domandò, con tono strozzato.
Una massa scura apparì da dietro un albero ed Harry fu pronto a scagliare un incantesimo di difesa, quando una voce ben nota lo avvide dal farlo.
“Harry, sono io.”
“Hagrid?!” Harry fissò il gigante buono privarsi della spessa mantella che ricopriva interamente la sua figura.
“Scusami Harry, non intendevo spaventarvi... cioè, no, volevo proprio farlo.”
Harry aprì la bocca, stupefatto. “Hagrid, che significa? Hermione è là, mezza morta!”
Il gigante, un poco imbarazzato, prese a picchiettare i grandi indici l'uno contro l'altro. “Come posso spiegare, Ginny... ecco, Ginny mi ha spiegato un po' la situazione... sì, tua e di Hermione, così ho deciso di darvi una mano...”
Harry ebbe una fitta alla testa. “Non capisco.”
Hagrid divenne leggermente rosso sotto allo strato di barba. “L'idea era questa. Spaventare Hermione, lei sviene, te la salvi.”
“Un po' semplicistica come idea.”
“Però ha funzionato.” Hagrid puntò la figura sempre stesa di Hermione. “Quindi, direi di passare alla seconda parte dell'idea.”
Harry fece un passo indientro. “Cioè?” Domandò scettico.
“In termini molto soft,” Prese a dire Hagrid, “Devo farti un poco di male per rendere più veritiero il tutto.”
“COSA?!” Gridò Harry.
“Harry, non disturbare le creature della Foresta.” Disse Hagrid, un poco risentito.
“Oh, certo, scu- NO! Non voglio essere picchiato a sangue!”
Hagrid liberò una grassa risata. “Suvvia, Harry! Credi davvero che ti farò così male? Tranquillo, ragazzo mio! Di me ti puoi fidare.”
Harry deglutì a forza. “O-ok, se questo significa poter passare quel test...”
Hagrid annuì convinto. “Hermione sarà estasiata di sapere che hai combattuto per la sua vita. Ne sono certo. Ovviamente, al resto dovrai pensarci tu. Allora, iniziamo?”
Quando aprì gli occhi, tutto gli apparve confuso. Tuttavia, ebbe come la sensazione di essere sdraiato in un letto. E così era, difatti. Harry Potter giaceva in un letto dell'Infermeria e per tutti era diventato ancora di più l'eroe che già era - almeno di fama. Harry Potter aveva salvato la vita ad una ragazza, ad Hermione Granger e non si parlava altro nei corridoi di Hogwarts.
“Do-dove sono?” Farfugliò, acquistando pian piano conoscenza.
Sentì il materasso abbassarsi da un lato, mentre una massa cespugliosa di capelli prese a solleticargli il mento.
“Oh, Harry! Sei sveglio!”
Il ragazzo sbattè le palpebre, fino a mettere a fuoco la figura di Hermione. “Hermione? Che cosa- cosa è successo?”
“Oh, Harry! Oh, Harry!” Continuò a ripetere Hermione con le lacrime agli occhi. Il ragazzo si sollevò un poco, aderendo le spalle al proprio cuscino. All'insaputa della maga, fece mente locale e si ricordò quanto era successo.
“Cosa è successo, Herm?” Domandò, fingendosi ignaro. “Eravamo nella Foresta, sei svenuta e poi- quell'essere.”
Hermione fece un cenno ansioso d'assenso, prendendo una mano di Harry tra le sue. “Mi hai salvato la vita e guarda come ti sei ridotto, mi dispiace. Hagrid ci ha trovato nella Foresta ed eri in queste condizioni. Ma nessuna traccia di chi ci ha aggredito. A proposito, ricordi forse cos'era?” Domandò, curiosa.
“Ehm, ho ricordi molto confusi.” Mentì Harry.
Il ragazzo abbassò lo sguardo su stesso, notando i bendaggi che avvolgevano la gamba ed il braccio. Deglutì. D'ora in poi avrebbe diffidato delle buone intenzioni di Hagrid.
“Harry, è un disastro, il tuo braccio destro è ferito.” Gli fece notare Hermione.
“Già, forse la professoressa McGranitt sarà mossa a pietà e non mi farà fare quell'assurdo test. Proprio adesso che avevo deciso di farlo seriamente, senza coinvolgere te. Volevo provare a me stesso che ce l'avrei fatta.” Disse Harry, cercando di muovere Hermione a commozione. Figurarsi se voleva mettersi alla prova con una cosa del genere!
Hermione rimase in silenzio, mise le mani in grembo e sussurò. “Userò la pozione Polisucco.”
Harry sgranò lo sguardo, tentò di sollevarsi dal letto, ma una fitta di dolore glielo impedì. “Dici sul serio?”
Hermione asserì. “Mi devo sdebitare, in più, non puoi seriamente scrivere.” Asserì, convinta.
Harry rimase in silenzio. Per ottenere ciò che voleva, alla fine, erano state necessarie le maniere forti di Hagrid. “Hermione, gra-”
“Signor Potter, ho una splendida notizia per lei!” La voce di Madame Pomfrey suonò squillante nella direzione dei due giovani. “Il professor Piton mi ha assicurato che la pozione che le ho somministrato la guarirà entro due ore. Non è felice? Potrà godersi la fama che si è conquistato!” Detto ciò, la maga sparì dietro ai tendaggi, canticchiando un motivetto allegro.
Hermione sorrise. “Oh, Harry! E' fantastico! Potrai fare quel test e dimostrare a te stesso quanto vali!”
“Ma, Hermione, tu-” sei in debito con me, ma Harry preferì rimanere in silenzio.
“Ti mostrerò la mia gratitudine, aiutandoti a studiare giorno e notte. Sono anche disposta a saltare le lezioni!” Disse Hermione, convinta.
“Io- Io ...” sono proprio sfigato, per Merlino! “... sono contento, grazie.” Sospirò, senza sapere quale fosse il suo stesso stato d'animo.
A quelle parole, Hermione scattò in piedi e afferò la propria borsa che giaceva in fondo al letto di Harry. “Molto bene! Domani ci metteremo d'accordo in Sala Comune! Adesso devo proprio andare. Ciao, Harry!”
Harry farfugliò un ciao a denti stretti. Quando Hermione scomparve da dietro la porta, Harry desiderò ardentemente avere la lista dei cinque metodi di Ginny a portata di mano. Chissà che sapore aveva la carta di pergamena.